Videogiochi che hanno ucciso (o quasi) un franchise

A pochi mesi dall'uscita del remake del primo Dead Space, scopriamo insieme le cause della morte di questo franchise e di molti altri.

Paolo Saccuzzo
Di Paolo Saccuzzo - Staff Writer GL Originals Lettura da 15 minuti

Negli scorsi giorni è stato rilasciato un nuovo trailer ufficiale del remake di Dead Space, serie che ritorna a quasi dieci anni di distanza dal terzo capitolo della serie. Una serie di grande successo che però, proprio dopo Dead Space 3, è finita nel dimenticatoio e ritornerà (si spera) in auge proprio con il remake del primo capitolo. Non è la prima volta che un franchise, per essere rivitalizzato, ritorna sui propri passi riproponendo un remake dei primi capitoli della serie, e in tal senso Dead Space non fa eccezione. Ma come si arriva alla morte di una serie? Quali sono le cause? O meglio ancora, quali sono i titoli che hanno decretato la fine di un brand di successo?

Dead Space 3

Dead Space 3Partiamo con il franchise che ha ispirato quest’articolo. Nata con Dead Space nel 2008, la serie riscosse subito un incredibile successo grazie alle atmosfere horror unite all’ambientazione fantascientifica, con chiare influenze a classici cinematografici come Punto di non ritorno e Alien. La serie proseguì con Dead Spade 2 nel 2011 e, mantenendo sempre l’atmosfera orrorifica che aveva contraddistinto il suo predecessore, questo secondo capitolo aggiungeva alcuni elementi action che resero l’esperienza ancor più variegata.

Purtroppo i ragazzi di Visceral Games, probabilmente seguendo le direttive di EA, spinsero eccessivamente sull’aspetto action nel terzo capitolo, Dead Spade 3, rilasciato nel 2013. Tale scelta, unita all’aggiunta della cooperativa, allontanò i fan sella serie. In questo terzo capitolo l’aspetto horror era quasi totalmente sparito, facendo invece spazio ad atmosfere e sequenze più vicine a titoli action come Uncharted. Dopo questo infausto terzo episodio della serie non se ne seppe più nulla, e anche il team di sviluppo Visceral Games venne chiuso un paio d’anni dopo. Il remake del primo capitolo potrebbe riportare in vita il franchise, il cui destino è ora nelle mani del team Motive Studio.

Fallout 76

FalloutFallout è un franchise di enorme successo con un grande seguito da parte dei fan. Questo nutrito gruppo di fan del franchise spinse Bethesda a sviluppare un titolo della serie incentrato sulla componente multiplayer online e, nonostante alcuni dubbi sul cambio di format, i fan erano ansiosi di provare questo nuovo titolo, denominato Fallout 76. Tuttavia, Fallout 76 si rivelò una cocente delusione, incarnando tutti i problemi tipici dei titoli sviluppati da Bethesda ma decisamente più ingombranti del solito.

Fallout 76, al momento dell’uscita, era affetto da numerosi crash, bug, glitch e cali di frame, oltre a una grave instabilità dei server su tutte le piattaforme. Oltre a questo, il titolo venne criticato per la quasi totale mancanza di NPC, un’intelligenza artificiale poco curata e un motore grafico datato anche per gli standard del team di sviluppo.

Ci furono anche numerose controversie al di fuori del contesto ludico, dato che la Collector’s Edition di Fallout 76 avrebbe dovuto contenere una borsa di tela che, però, al momento dell’acquisto si rivelò essere fatta di nylon di scarsa qualità. Le opinioni sul gioco sono notevolmente migliorate dal rilascio dell’espansione Wastelanders (un po’ meno dall’aggiornamento The Pitt), e nei quattro anni trascorsi dal rilascio del titolo sono stati fatti numerosi passi in avanti per quanto concerne l’aspetto contenutistico e quello tecnico. Molti fan del franchise, però, sono rimasti comunque scottati e per il momento un Fallout 5 sembra parecchio lontano.

Medal of Honor: Warfighter

Medal of HonorÈ chiaro che sia difficile dire quando e se un videogioco abbia o meno ucciso un franchise. Dead Space tornerà dopo quasi dieci anni con un remake, per Fallout invece è forse passato troppo poco tempo per farsi un’idea sul futuro della serie. Ma per quanto concerne Medal of Honor ci sono pochi dubbi dato che, dopo la scarsa accoglienza da parte della critica di Warfighter, l’allora COO di EA Peter Moore dichiarò che la serie doveva essere sospesa.

Rilasciato nel 2012 in piena mania della “guerra moderna”, Warfighter è un titolo a dir poco imbarazzante, con una trama banale e per nulla entusiasmante, un’intelligenza artificiale deficitaria, un gameplay lineare e numerosi bug e glitch. Warfighter non fa nulla per sorprendere il giocatore, a differenza di alcuni dei precedenti capitoli della serie, e quello che fa (male) è semplicemente cavalcare l’onda della “Modern Warfare” lanciata da Call of Duty in quegli anni. Nel 2020 uscì Medal of Honor: Above and Beyond, un pigro sparatutto ambientato durante la seconda guerra mondiale incentrato sulla realtà virtuale. Rilasciato solo per PC, il fatto che probabilmente non abbiate mai sentito parlare di questo titolo vi può far intuire quale sia attualmente lo stato di salute della serie.

Dino Crisis 3

Dino Crisis 3Dino Crisis è spesso descritto solo come il “Resident Evil con i dinosauri” e questo è probabilmente stato l’elemento che ha decretato il successo dei primi due capitoli del franchise, dato che alla fine degli anni ’90 grazie a Jurassic Park si era in piena febbre da “lucertoloni preistorici”. Tuttavia nel 2002, per ragioni ancora oggi ignote, Capcom fece un vero e proprio salto dello squalo con la serie, spostando l’ambientazione del franchise nello spazio. Dino Crisis 3 si svolge infatti in una stazione spaziale remota e presenta dinosauri mutanti, una scelta che a distanza di vent’anni risulta ancora oggi inspiegabile. I problemi del titolo non si fermavano qui, dato che il gameplay era minato da una pessima gestione della telecamera, un design scadente, controlli imbarazzanti e fasi di shooting ripetitive.

Dino Crisis 3 ha ucciso uno dei franchise horror di sopravvivenza più sottovalutati della storia, un franchise che probabilmente vivrebbe ancora oggi esattamente come Resident Evil, serie che nonostante alcuni scivoloni e passi falsi rimane uno dei punti fermi dell’industria videoludica. Da anni si parla di possibili remake dei primi due capitoli del franchise, con operazioni simili ai remake di Resident Evil 2 e Resident Evil 3, ma allo stato attuale delle cose sembra che Capcom non abbia alcun interesse nel riportare in auge questa serie. Mai dire mai, ma non si può negare il fatto che Dino Crisis 3 abbia avuto un effetto devastante su un franchise dall’enorme potenziale.

Crackdown 3

Crackdown 3Quando un titolo è in sviluppo da molti anni, tra rinvii e svariate problematiche produttive, non è mai un buon segno, e Crackdown 3 non fa eccezione in tal senso. Con il secondo capitolo rilasciato nel 2010, Crackdown arrivò su Xbox One e PC nel 2019 dopo oltre cinque anni di sviluppo. Ciò che alla fine abbiamo ottenuto non era chiaramente la visione originale del team e, seppur Microsoft avesse promesso che Crackdown 3 sarebbe stato il “sandbox definitivo” con una città completamente distruttibile, il risultato finale fu a dir poco disastroso.

Crackdown sembrava un gioco del 2007, anzi sembrava proprio il primo Crackdown rilasciato per Xbox 360 proprio nel 2007. Le presunte innovazioni non si vedevano da nessuna parte e tutti i problemi di Crackdown 2 erano ancora presenti in questo terzo capitolo, ma ancor più evidenti e d’intralcio. La città era piatta e senza vita, il sistema di fisica era datato e a livello tecnico il titolo era afflitto da svariati problemi legati bug e Intelligenza Artificiale. Se Crackdown 3 fosse stato effettivamente rilasciato nel 2007, forse staremmo parlando di un buon titolo, ma così purtroppo non fu e dopo tanti anni di attesa la serie esce di scena in modo goffo e tragicomico. Se Microsoft aveva piani per continuare la serie, Crackdown 3 ha fatto in modo che il franchise morisse definitivamente.

Deus Ex: Mankind Divided

Deus ExIl primo capitolo della serie Deus Ex venne rilasciato nel lontano 2000 e mescolava elementi di sparatutto, stealth e giochi di ruolo ricevendo il plauso della critica. Naturalmente, dopo un tale successo venne sviluppato un sequel, ossia Deus Ex: Invisible War, il quale venne rilasciato nel 2003. Il titolo riuscì a bissare il successo del predecessore ma, nonostante ciò, per molti anni la serie non proseguì. Per veder rinascere il brand dovemmo attendere l’intervento di Eidos Montréal che con Deus Ex: Human Revolution nel 2011 riuscì a rivitalizzare la serie, dimostrandosi all’altezza del prestigio del titolo originale.

Sfortunatamente, sembra che il franchise di Deus Ex viva di alti e bassi e il sequel del 2016, Deus Ex: Mankind Divided, non riuscì a mantenere lo stesso slancio di Deus Ex: Human Revolution. Nonostante abbia ricevuto recensioni favorevoli e vinto numerosi premi, Mankind Divided a livello di vendite si rivelò parecchio deludente. Sebbene sia stato in cima alle classifiche di vendita durante la sua settimana di rilascio nel Regno Unito, il gioco ebbe un debutto decisamente sotto le aspettative, e probabilmente questo fattore ha inficiato sul proseguo del franchise. Da anni si parla di un possibile terzo capitolo di questa trilogia moderna della serie, ma da Eidos-Montréal e Square Enix sembrano non esserci l’intenzione di continuare il franchise.

Prince of Persia (2008)

Prince of Persia 2008Per quanto la popolarità della serie Prince of Persia sia stata raggiunta grazie alla trilogia targata Ubisoft, suddetto franchise nacque nel 1989 con l’iconico Prince of Persia di Broderbund. Come detto, però, la serie divenne popolare grazie alla trilogia de Le Sabbia del Tempo, la quale si concluse con I due troni nel 2005. Conclusasi tale trilogia, Ubisoft decise coraggiosamente di voltare pagina e far ripartire la serie con un nuovo reboot, così nel 2008 uscì Prince of Persia, titolo che però fu accolto negativamente dalla critica per l’estrema facilità e i troppi cambiamenti rispetto alla trilogia originale. Questo coraggioso esperimento, quindi, non ebbe i frutti sperati, e probabilmente non aiutò il dover pagare a parte il vero finale dell’opera (peccato capitale condiviso con Dead Space 3).

Due anni dopo uscì Prince of Persia: Le sabbia dimenticate, un timido tentativo di cavalcare l’uscita del film con Jake Gyllenhaal e riportare la serie alle origini della gestione Ubisoft. Il resto è storia recente, dato che un remake de Le Sabbie del Tempo venne annunciato durante l’Ubisoft Forward 2020. Originariamente era previsto per il 21 gennaio 2021 ma, probabilmente a causa delle critiche al primo trailer mostrato, venne posticipato prima al 18 marzo 2021 e in seguito a data da destinarsi. In seguito lo sviluppo del remake passò dalle mani dei team Ubisoft Mumbai e Ubisoft Pune a quelle di Ubisoft Montréal, ma a due anni dall’annuncio del remake sembrano essersene perse le tracce. Una serie che, dopo la storica trilogia di Ubisoft, sembra non riuscire a tornare in vita.

Konami, tra Metal Gear e Silent Hill

metal gear surviveQui non parliamo di un singolo videogioco che ha ucciso un franchise, perché in questo caso è difficile identificare le colpe per la morte di un brand in scelte produttive operate per uno specifico titolo. Konami infatti, negli ultimi anni, ha (volentieri o meno) ucciso due dei suoi franchise più iconici, ovvero Metal Gear e Silent Hill. È impossibile trovare un singolo titolo responsabile del decadimenti dei rispettivi franchise, dato che le scelte operate da Konami sono state spesso inspiegabili su diversi punti di vista.

Per quanto concerne Metal Gear si potrebbe dare la colpa della morte del brand a Metal Gear Survive, ma i problemi per la serie si presentarono già con la produzione di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain con tanto di attriti con Hideo Kojima. Tali divergenze produttive si riversarono su Silent Hills, diretto dal creatore di Metal Gear e Guillermo del Toro, il quale fu cancellato dopo che il celebre director disse addio a Konami. Per Silent Hill però i problemi erano già iniziati con Silent Hill: Downpour e Silent Hill: Book of Memories, i quali furono accolti malamente (e con ragione) sia da critica che da pubblico. A questo si aggiunge la famigerata Silent Hill HD Collection, che venne sviluppata con un codice sorgente incompleto fornito da Konami.

Una serie di disastri ai quale Konami, attualmente, non sembra voler porre rimedio. Seppur da anni si parli di ipotetici remake dei primi Silent Hill o del primo Metal Gear Solid, attualmente solo silenzio radio da parte di Konami. Delle serie trattate in questa classifica, la morte di due franchise storici come quelli di Metal Gear e Silent Hill è decisamente quella più dolorosa da accettare.

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Staff Writer
Laureato in Lettere Moderne e in Comunicazione della e Cultura dello Spettacolo, da sempre appassionato di tutto ciò che concerne l'intrattenimento in tutte le sue forme, dal cinema alle serie TV, dai fumetti alla musica, fino ad arrivare ai videogiochi. Amante del mondo Sony, è però cresciuto con i classici Nintendo, nello specifico Super Mario 64 e The Legend of Zelda: Ocarina of Time.