Vengeful Guardian: Moonrider è il nuovo titolo di Joymasher e The Arcade Crew che, a piene mani, pesca dal passato tornando ai 16 bit di un tempo che fu, mettendoci nei panni di un ninja incavolatissimo, bramoso di vendetta. L’obbiettivo sarà stato centrato o siamo di fronte ad una rovina colossale? Lo scopriremo tra poche righe.
Vendetta
Il mondo è sotto scacco dall’oppressione data dal governo globale, siamo in un universo tecnologicamente molto avanzato, ma con quel certo non so che di antico. Nel corso di vari esperimenti governativi mirati ad avere un controllo sempre più pressante sul mondo civilizzato, viene risvegliata l’intelligenza artificiale Moonrider, un ninja robotico che fugge dal laboratorio di ricerca nel quale è stato confinato per volgere la sua spada contro i suoi oppressori. Obbiettivamente, la trama è banale e senza fronzoli, del resto il gioco è volto al gameplay così come accadeva negli anni ’80 dove il succo della cosa era il menar le mani, l’azione insomma. Il racconto ci viene offerto attraverso qualche cutscene iniziale, inserito poi a poche battute di dialogo negli scontri contro i boss. Nulla di trascendentale, erano così i gioco trenta anni fa e nessuno si imbarazzerà per questo, del resto come detto poche righe sopra, quello che contava era darle di santa ragione, invece che una trama articolata (che guarda caso è uno dei motivi del successo dei moderni Souls).
Antico in tutti i sensi
Vengeful Guardian: Moonrider è un gioco che prende ispirazione da titoli del passato quali Strider di Capcom, un tocco alla Ninja Gaiden ma anche da titoli GameBoy come Batman Revenge, prendendo spunto sui balzi che il nostro Moonrider compie sui muri, ad esempio. Il sistema di progressione è molto classico: si finisce il primo livello degli otto disponibili e si sbloccano automaticamente sei aree di gioco, una volta completate potremo entrare in quella finale, ottavo e ultimo livello appunto. Potrete affrontare i sei livelli sbloccati senza una regolare formula, scegliendo di completare prima uno e poi l’altro, un po’ come accadeva nei vecchi Megaman (altra citazione). Il sistema di controllo del nostro Ninja corazzato è molto simile ai platform 2D del passato: la camminata diventa una corsa in stile Naruto premendo due volte lo stick verso la direzione preferita, si può agilmente saltare sui muri o effettuare combo a tre colpi con la spada, senza contare il calcio dall’alto, vero colpo segreto di Moonrider. Ma che “rider” (motociclista) sarebbe senza una moto? Moon infatti è capace di montare in sella, mediante livelli specifici e di combattere i nemici con missili e laser ad alta velocità.
Nel corso dei sette livelli di gioco (escluso il finale) troverete diverse aree segrete, sfondando muri talvolta visibili e talvolta invisibili, e potrete inserire degli upgrade all’armatura del nostro Ninja. Tali upgrade saranno selezionabili solo in parte, nel senso che prima della missione vi verrà richiesto di inserirne due nell’armatura e per tutta la durata del gioco non potrete cambiarli, eccetto il caso in cui uscirete dalla missione per ricominciarla da capo. Una volta terminate le vite a disposizione si torna all’inizio della missione, senza sconti di sorta, eccetto nel caso dei boss che vi faranno ricomparire davanti alla stanza di quest’ultimo. Esistono quindi dei “checkpoint” che sfrutterete mentre avrete ancora vite a disposizione. Ogni scontro termina con una bossfight che di solito varia dai mostri alieni enormi a nemici umanoidi stile samurai, scontri interessanti ma nulla di eccezionale, sebbene in molti casi, perderete un paio di vite per poi imparare il pattern d’attacco del nemico ed avere la meglio.
Poteva andare meglio
La sensazione generale che si vive in Vengeful Guardian: Moonrider è quella di un prodotto acerbo, sebbene sia volutamente così. Esteticamente è davvero troppo datato e per quanto si sforzi di farci vivere “artisticamente” il tempo che fu, tutto sembra decisamente scarno. Il gioco diverte per alcuni minuti, il tempo di provare ogni livello di gioco ma poi inizia un calvario fatto di hitbox completamente sballate che portano i nemici al di fuori di un colpo di spada mentre in realtà il colpo lo dovrebbero subire, viceversa quando crederete di aver schivato un laser o un colpo, quest’ultimo vi avrà colpito, riducendo i vostri HP e la vostra fiducia nel gioco stesso.
Non è un gioco lungo, ci sta, non è certo il focus di un titolo simile, ma perfino i livelli risultano banali, non fosse per un’intrinseca difficoltà data dai problemi di cui sopra perché oltre al combattimento con i nemici ci sta pure che dovrete tener conto delle hitbox e di una forza di gravità eccessiva che vi porterà verso il basso con una facilità estrema, quando invece la salita in salto sarà molto fluida. Poteva andare meglio, se siete dei fan dei giochi a 16 bit farà per voi altrimenti ignorate il titolo.