Tiny Tina Wonderlands – Recensione, D&D in salsa Borderlands

Tiny Tina Wonderlands, spin-off di Borderlands, è un buon FPS ma con qualche sbavatura nei piccoli dettagli, ecco la nostra recensione.

Alessio Fuscà
Di Alessio Fuscà - Contributor Recensioni Lettura da 12 minuti
7.5
Tiny Tina Wonderlands

Tiny Tina Wonderlands, protagonista della recensione di oggi, è un videogioco spin-off della famosa serie di Borderlands, che ha sempre divertito una nutrita fetta di videogiocatori. Titoli qualitativamente validi, senza dubbio, ma forse proprio Tiny Tina Wonderlands potrebbe essere considerato il meno entusiasmante: andiamo a scoprirne insieme le motivazioni.

Il D&D umoristico di Gearbox

Quando si pensa ai GDR in tempi moderni vengono in mente quasi solo i videogiochi di questo genere, perlomeno all’utenza più giovane, e forse non tutti sanno concretamente cos’era giocare di ruolo anni e anni fa. Prima i GDR si giocavano con carta, penna, dadi e tanta immaginazione. I giocatori creavano la scheda del proprio personaggio, con tratti e statistiche di vario tipo, e un Master si occupava di portare avanti gli eventi e la narrazione della campagna GDR in corso. Tiny Tina Wonderlands ha come incipit quello di un’irriverente campagna GDR stile Dungeon and Dragons (D&D in breve), il più iconico tra quelli carta e penna, con Tina a farci da Master.

Con un setting del genere vige la regola del “vale tutto”, perché dal momento che tutto è frutto di un’immaginazione folle e ironica (come quella di Tina) allora non c’è davvero limite a cosa può succedere e cosa no. Noi impersoniamo il Tessifato, incarnazione del classico eroe protagonista di una storia fantasy, ovviamente il tutto con un mood caricaturale e tutt’altro che serioso. Non mentiremo, abbiamo trovato ambientazione e spirito narrativo gli elementi migliori di Tiny Tina Wonderlands, mentre lo giocavamo per la recensione, con molti momenti dove abbiamo riso di gusto per l’assurdità di quello che ci trovavamo di fronte.

Tiny Tina Wonderlands recensione gameplay 1

Il classico Gameplay di Borderlands

Se avete amato Borderlands per il suo gameplay è quasi impossibile che non vi piacerà anche Tiny Tina Wonderlands. Se li avete giocati tutti, d’altra parte, potreste in qualche modo sentire la pesantezza degli stessi identici schemi visti e rivisti. Se dovessimo poi fare un paragone con l’ultimo uscito, ossia Borderlands 3 (qui la nostra recensione), il ritmo di gioco e le idee di design avute in Tiny Tina Wonderlands non reggono realmente il confronto, e anzi risultano componenti nerfate, sempre in comparazione con il Borderlands più recente, e onestamente questa cosa ci ha un pochino spiazzati per tutta una serie di motivi.

Essendo Tiny Tina Wonderlands uno spin-off anche la longevità è quella di un progetto di questo tipo, risultando nettamente meno longevo di Borderlands 3. Però non è uno scenario inedito appunto, quindi a sorprenderci più che le ore di gioco totali, è stato il come sono state riempite. Quando un gioco dura meno ci si aspetta una maggior condensazione delle fasi di gioco, un’esperienza quindi più intensa e soprattutto diversificata. Nulla di tutto questo può essere attribuito a Tiny Tina Wonderlands: non si ha mai la reale sensazione di star facendo qualcosa di diverso. Il feeling è quello di una forte ripetitività, senza reali guizzi di Level Design o di progressione che vadano a rinnovare l’interesse per le meccaniche principali.

Tiny Tina Wonderlands recensione gameplay 2

Bisogna, riguardo l’esperienza di gioco, tenere da conto anche la componente loot di questo titolo. I Borderlands sono sempre pieni zeppi di loot, è la serie che ha portato al picco più alto il genere L0ot and Shoot (branca degli Sparatutto). Per i meno avvezzi, si tratta di un tipo di Sparatutto dove si ottengono valanghe di nuove armi ed equipaggiamenti in generale, con tipologie, danni ed effetti diversi. Borderlands ha sempre fatto molto leva su questo concept, al punto che una delle armi di Borderlands 3 spara altre armi! Tiny Tina Wonderlands però risulta meno interessante, pare avere il freno a mano tirato sotto l’aspetto del loot, colpa anche di una scelta di game design in controtendenza con il passato.

Come la serie di Borderlands, anche Tiny Tina ha delle classi, e anche in questo caso ne dovremo scegliere una per il nostro personaggio. Sulle classi di Tiny Tina Wonderlands non possiamo esprimerci nello specifico, dato che per questa recensione abbiamo fatto una sola run, però il bilanciamento sembrerebbe poter funzionare così com’è. Dov’è quindi la differenza? Semplice, stavolta il loot non sarà generato automaticamente sulla base della classe del giocatore, cosa che in passato invece era molto funzionale per avere sempre drop utili dai nemici e dai boss. Anzi, Spingeva maggiormente il giocatore alla co-op, perché se questo è “vincolato” a uno o massimo due stili di gioco, è più incentivato a giocare con altri, anche solo per farsi passare doppioni di armi che otterrebbe con molta più fatica senza (se non mai). Senza questa componente, potendo quindi ottenere tutto, è molto difficile che venga “estratto” un equipaggiamento davvero utile per noi. Questa cosa si ripercuote pesantemente anche nei distributori di armi, dove non abbiamo quasi mai trovato armi realmente interessanti per la nostra build.

Tiny Tina Wonderlands recensione distributore armi

Altra grossa differenza sta nel sistema di mira: nel gioco, la precisione non è un parametro, dipende unicamente dalle abilità di chi gioca, e sulla carta la cosa funzionerebbe. Il problema sta nel non aver ribilanciato le armi di conseguenza, lasciando invariate le caratteristiche. Il risultato? Pistole con la gittata di fucili da precisione e – pur se ovviamente con danni inferiori – con una cadenza di fuoco enormemente più alta. Di Tiny Tina Wonderlands in sede di recensione abbiamo provato più armi possibili per parlarne con cognizione di causa, però fossimo stati in una run personale e senza vincoli, non avremmo mai usato armi diverse dalle pistole: se si è in grado di mirare perennemente alla testa, queste “rompono” completamente il gioco, e anche giocando al massimo della difficoltà il risultato è rimasto quello. I fucili d’assalto o le mitragliette sono utili giusto se si deve sparare alla rinfusa contro un boss, per il resto non c’è paragone con i danni e l’efficacia delle pistole.

Di contro, il feeling con i controlli è grandioso, per certi versi vale da solo il prezzo del biglietto ed è bastato a farci portare avanti il gioco volentieri. Sia con il pad che con mouse e tastiera, avendolo giocato su PC, ci siamo trovati benissimo a giocare.

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Ovviamente con il mouse si guadagna precisione, però i comandi da pad sono calibrati molto bene e resta molto fluido, responsivo e preciso. Abbiamo trovato azzeccatissime le magie, che fungono da abilità secondarie equipaggiabili oltre a quella primaria della classe. Pur se non si dovesse puntare nella build di questo tipo, risultano molto utili anche solo per arrotondare i danni. Magie e armi coesistono molto bene, alternarle è immediato e non spezza il ritmo degli scontri. Solido anche il sistema di progressione a due fasi parallele, dove si possono aumentare di pari passo sia le abilità che le statistiche, fornendo grande libertà di personalizzazione per la propria build. Nulla di rivoluzionario, intendiamoci, ma comunque perfettamente funzionale. Pian piano che si progredisce all’interno del gioco è anche possibile espandere le proprie build, con più slot per armi e magie, andando ad aumentare le nostre opzioni offensive. Tutto perfettamente in linea con i titoli principali della serie.

Le aree di gioco sono raggiungibili attraverso una sorta di board, dove ci potremo muovere con una versione miniaturizzata del nostro personaggio. Al suo interno possiamo trovare anche piccoli luoghi esplorabili, incontri con nemici casuali, oggetti di vario tipo e anche qualche side quest. Si tratta della vera e concreta novità rispetto ai Borderlands classici , che hanno sempre avuto eventi e quest nelle mappe di gioco classiche (cosa che ritroviamo comunque anche in Tiny Tina).

Tiny Tina Wonderlands recensione board di gioco

In generale il gameplay di Tiny Tina Wonderlands convince, soprattutto a livello di feeling, ma non è assolutamente nulla di nuovo. Il sistema è preso appieno da quello di Borderlands, ed era inevitabile così come lo sono i vari paragoni considerando la sua natura di spin-off. Nonostante questo però, mostra anche dei passi indietro che rendono meno accattivante l’esperienza, su tutti quelli discussi poco fa. Un buon risultato ma nulla di eccelso.

Un comparto tecnico che convince poco

Quando si parla di comparto tecnico non si fa riferimento unicamente alla grafica, bensì a tutta la solidità tecnica in generale e, in entrambe le cose, e Tiny Tina Wonderlands non convince del tutto. Graficamente ovviamente non si punta al realismo, con anzi il cell shading molto caricaturale che ha sempre contraddistinto anche i Borderlands. Ci sono soluzioni di design che funzionano molto bene e altre che funzionano un pochino meno, ma si va molto a gusti in questo caso.

Ciò che non è opinabile è la non solidissima tenuta tecnica, con qualche piccolo bug sparso di tanto in tanto, difetti ovviamente non onnipresenti ma nemmeno rari. Precisiamo comunque che non si tratta di qualcosa che porta l’esperienza di gioco a essere rovinata, semplicemente non c’è piena solidità. Chiudendo con il comparto audio, non ci sono musiche degne di nota, semmai funziona molto bene il sound design dei rumori ambientali. Nulla di avveniristico, però se si gioca con le cuffie si ha sempre abbastanza chiaro da dove stanno arrivando i nemici, e tanto basta per uno sparatutto in prima persona.

Tiny Tina Wonderlands è in definitiva un gioco senz’altro particolare, ma decisamente nulla di memorabile. Un buon sparatutto in prima persona a livello di puro gameplay, che se dovesse venir supportato nel prossimo futuro con del ribilanciamento potrebbe anche migliorare. Ora come ora è consigliabile soprattutto a chi ha già giocato gli altri Borderlands, ma rispetto al 3 è un passo indietro.

Tiny Tina Wonderlands
7.5
Voto 7.5
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Contributor
Sono un game designer di professione ma videogiocatore incallito nel cuore. Tra le mie altre attività, oltre quella da redattore, c'è anche quella di player competitivo nel circuito torneistico ufficiale di Pokémon, la cui serie è stata una dei motivi per i quali ho iniziato a videogiocare quasi 20 anni fa.