Thymesia – Recensione, amore pestilenziale

Ecco la nostra recensione di Thymesia, la grande sorpresa Action RPG in stile souls creata da OverBorder Studio e pubblicata da Team17.

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 15 minuti
8
Thymesia

Il passato e i ricordi contengono la verità. Tutto sta nel ricordare. Questo è il concetto di base che andremo a sviscerare in Thymesia, il nuovo Action RPG in stile soulslike (ma che potremmo definire anche soulslite o soulsborne) propostoci da Team 17 e OverBorder Studio. Nonostante non si ponga come un AAA e non si dimostri esageratamente ambizioso, questo gioco dimostra un potenziale mostruoso, non soltanto per un paio di feature da tenere d’occhio, ma soprattutto per un combat system di base ottimo, che con qualche aggiustamento qua e là potrebbe addirittura divenire uno dei più appaganti del genere in questione. Scopriamo nella nostra recensione cosa fa di Thymesia un titolo da non sottovalutare.

Un regno in rovina

La storia narrata in Thymesia, fra trama e lore, ha come palcoscenico il regno di Ermes, un posto un tempo fiorente che tuttavia ora si trova a vivere un’epoca catastrofica a causa di una pestilenza. Il nostro protagonista, la nostra lama, sarà Corvus, che si pone come ultima speranza per riportare questo regno alla normalità. Ma cos’è successo di preciso per richiedere il suo intervento? Senza entrare troppo nei dettagli, dato che molti di essi li scoprirete in game, il regno di Ermes e i suoi abitanti vedevano nell’alchimia la “risposta a tutti i mali”, cosa che ne accrebbe l’utilizzo in tutto il territorio.

Tuttavia il “costo” di tale pratica si alzò esponenzialmente, e i tentativi di fermarne l’utilizzo fallirono miseramente. Ma ci fu di peggio: a causa di questi fallimenti, il reame ne subì le catastrofiche conseguenze, con le strade disseminate da persone infette, tra fiumi di sangue e cadaveri abbandonati. E se non fosse tutto qui? E se ci fosse molto altro da raccontare? Per ora solo una cosa è certa: il caos è entrato ad Ermes dalla porta principale.

Come abbiamo preventivamente detto in apertura, la verità, la soluzione, è nascosta tra i ricordi, ed è proprio questo che dovrà fare il nostro protagonista: ricordare, non solo gli eventi, ma anche quali sono gli ingredienti che possono salvare il regno. I modi in cui potrà finire la storia? 5, come i rispettivi finali.

Un viaggio mentale

Dopo un tutorial abbastanza veloce, di cui non vi sveleremo nulla per evitare spoiler, ci troveremo nella zona che fungerà da HUB di gioco. Si tratta della Collina dei Filosofi, posto dove Corvus si sta riposando e dove pian piano rivivrà, con l’aiuto di Aisemy, tutto ciò che ha fatto e tutto ciò che ha scoperto prima dell’atto finale. In questo HUB – così come nel menù di “riposo” – sarà possibile effettuare diverse azioni per potenziare il personaggio, come aumentare gli attributi, distribuire i talenti, miscelare le pozioni, equipaggiare e potenziare l’arma pestilenziale e così via.

Per far partire un ricordo, potremo farlo da una postazione nella collina, oppure parlando con Aisemy. Differentemente da quanto abbiamo visto in Elden Ring, non abbiamo a disposizione una mappa, ma non abbiamo neanche davanti delle zone interconnesse alla Dark Souls: se dovessimo fare un paragone, il sistema si avvicina di più a quello di Nioh, dove i ricordi sono divisi in missioni, raggruppate per zone. Le zone di ricordo non contengono molte missioni, e a livello di location ne vedremo circa 5 in totale, con la somma di missioni (tra principali e secondarie) che non arrivano neanche a 15. Se dovessimo trovare il difetto più grande di Thymesia, starebbe infatti proprio nella scarsa longevità – in parte giustificata dal prezzo budget del gioco, che nonostante tutto appaga e diverte tantissimo – e nel level design non particolarmente ispirato. Già, perché tra missioni primarie e secondarie, le location si ripetono, spesso con alcune porte sbloccate (ma bloccandone altre). Le bossfight, nonostante decisamente appaganti grazie al sistema di combattimento, sono solo 7, e di queste solo 5 “combattute”.

Anche se si sarebbe potuto lavorare di più sulla lunghezza, è interessante constatare, una volta finito il gioco, che il team non abbia voluto procrastinare o creare eventi aggiuntivi forzati, e possiamo dire senza problemi che tutto ciò aiuta a mantenere una concretezza e una coerenza di fondo da non sottovalutare.

Il mio Corvus

Se c’è qualcosa che fa impennare a livelli ottimi l’appetibilità di Thymesia è senza dubbio il combat system. Armatevi di interesse e pazienza, perché ogni singola cosa ha la sua particolarità. Prima di analizzarlo però, facciamo una precisazione: non siamo di fronte a un gioco che cerca di spingere in modo esagerato nella parte ruolistica, il nostro personaggio esiste ed è ben definito, quindi non aspettatevi armature da cambiare o nuove armi da equipaggiare, perché il nostro Corvus combatterà solamente con la fida sciabola, le sue piume e artigli, e le armi pestilenziali (che per essere utilizzate necessitano di “Energia”, l’equivalente del mana). La stamina? Inesistente, e va più che bene così.

Questi piccoli ma grandi dettagli, hanno dato modo ad OverBorder Studio di creare un sistema dove la personalizzazione si apre a ventaglio in un modo incredibile su tutto il resto, di cui vi parleremo tra poco.

Il nostro livello massimo sarà il 50, e potremo tirare su le caratteristiche spendendo delle essenze dei ricordi che guadagneremo sconfiggendo nemici o utilizzando dei collezionabili specifici. La cosa snella è che i nostri attributi aumenteranno tirando su solo 3 caratteristiche: Forza, Vitalità e Pestilenza, ognuna che influisce su un paio di attributi. Il respec è possibile, ma solo tramite un oggetto che alcuni boss dropperanno.

In Thymesia tutti i nemici (per la stragrande maggioranza umanoidi) che incontreremo sono dotati di una barra della vita composta da due strati sovrapposti. Il superiore, quello bianco, calerà infliggendo ferite al nemico, colpendolo con la sciabola… ferite che però col tempo si rimargineranno. Per fare il danno “reale” al nemico di turno, è quindi necessario colpirlo con gli artigli di Corvus, che faranno calare il secondo strato della barra, quello verde. Durante il combattimento starà a noi dare le varie priorità, se togliere un ingente quantitativo di vita bianca per poi concentrarci sulla verde (mantenendoci in combo per evitare la rigenerazione), oppure se procedere quasi di pari passo e alternare continuamente i due tipi di attacco. Sappiate che ogni nemico dispone delle sue particolarità, la sua resistenza e i suoi pattern, quindi dovrete adattarvi spesso a combattere in modi diversi.

Esistono altri due modi per infliggere ferite ai nemici, ovvero le armi pestilenziali (che potremo depredare ai nemici e/o sbloccare in modo permanente) e le piume. Le prime sono di tipi diversi, alcune da mischia, altre a media distanza, altre da lontano, e si differenziano per tipo, per quantità di danno e così via. Ce ne sono davvero tantissime, e scegliere quale equipaggiare potrebbe completare la vostra “build” o darvi un supporto enorme in combattimento.

Le seconde, le piume, infliggono davvero poche ferite, ma la loro utilità – che le rende indispensabili – sta nel fatto che possono essere utilizzate per bloccare gli attacchi potenti dei nemici (come accade in Nioh 2, ma a distanza come accade con i proiettili d’argento in Bloodborne).

Un gioiello di combat system

Tutto il resto è personalizzazione: fino al livello 25 continueremo ad accumulare dei punti talento, che potremo spendere in un ampio albero delle abilità, che si divide in diverse sezioni, come quelle dedicate alla sciabola, alle piume, all’artiglio, ma anche alle schivate, alle deviazioni (che possiamo far diventare addirittura delle vere e proprie parate), e a delle tattiche varie.

Le combinazioni sono davvero infinite, e in base a ciò che vorremo sbloccare, andremo praticamente a creare il nostro moveset personale. Non solo! I talenti non hanno bisogno di oggetti per respec, e dal menù di riposo potremo cambiare in qualsiasi momento alcune delle abilità che abbiamo appreso in favore di altre (sempre attenendoci al numero massimo di punti talento a disposizione, che non sono infiniti e non vanno a completare neanche alla lontana l’albero). Questo fa sì che potremo adattare le nostre tattiche e il moveset stesso a ogni fase di gioco che affronteremo. Questo verrà utile soprattutto per i boss, ognuno dei quali potrebbe portarvi a prediligere una tattica piuttosto che un’altra, e fare enormemente la differenza.

Perché è così importante la distribuzione dei talenti? In Thymesia, il combat system lascia uno spazio incredibile di manovra, potremo semplicemente schivare gli attacchi, ma anche deviarli alla Sekiro (altra cosa che infliggerà ferite ai nemici), e tutto ciò di cui abbiamo parlato. Non abbiamo però detto che tutte queste caratteristiche possono essere potenziate, ed è così che Corvus sarà davvero “il vostro Corvus”: ad esempio, potete potenziare determinati punti che vi faranno sbloccare attacchi prima bloccati (come l’affondo), oppure la parata degli attacchi speciali schivando verso l’avversario (ancora come in Sekiro) che può addirittura dare l’accesso ad un attacco in salto, o ancora l’aumento dei danni della piuma e tanto tanto altro ancora.

https://www.youtube.com/watch?v=H1FHSoaKQUA

Per quanto riguarda le cure? Ci sono tre tipi di ampolla che potremo utilizzare, anche queste potenziabili come il genere vuole, ma soprattutto modificabili: tramite ingredienti che troveremo in game, nel mondo di gioco o droppati dai nemici, potremo creare delle misture da aggiungere alle nostre ampolle base, e creare degli effetti benefici (come aumentare la salute curata, oppure renderci più resistenti, o dare bonus di diverso tipo). Già, vi ricorda il balsamo portentoso di Elden Ring Vero?

Insomma, il combat system è tattico, ma si adatterà al nostro stile rimanendo comunque snello e leggero, che come avrete notato dai diversi nomi che abbiamo fatto, prende il meglio da diversi capisaldi del genere e lo unisce sotto un’unica forma.

Ermes, perché sei tu Ermes?

Prima di tirare le somme, è lecito annoverare quelle piccole cose di cui non abbiamo parlato. Prima di tutto i nemici: ci troviamo di fronte ad un numero non esagerato di nemici presenti nelle missioni, e la grande maggioranza delle volte saranno affrontabili 1 contro 1 (complice un po’ d’astuzia, o la piuma se vogliamo attirare la loro attenzione). Questo è un peccato, perché a parte i nemici potenti (non proprio dei mid boss, ma dei nemici piuttosto duri ad andare giù ed effettivamente pericolosi) non abbiamo né una grande varietà d’aspetto, né una IA portentosa, e a questo aggiungiamo che molti dei nemici che incontreremo saranno sulle prime “distratti” a fare altro, come tagliare erba o attività simili. C’è da dire però che tolti i minion, i combattimenti con i nemici potenti può darci del filo da torcere anche se saremo alti di livello (se parliamo specificatamente delle zone più avanzate), e sanno essere decisamente appaganti.

Le zone da esplorare di Ermes sono abbastanza “corridoiose”, con veramente poco da dire a livello di varietà o di costruzioni, salvo un paio di zone particolarmente ispirate. L’atmosfera, nonostante ce ne fosse la palese volontà, non riesce a raggiungere quella più gotica di Bloodborne, e il level design ne è assoluto complice. Buono il lavoro dal punto di vista del sonoro, con una colonna sonora incalzante quando serve, e da accompagnamento per il resto del tempo. Enorme peccato invece per una mancanza totale del doppiaggio, con i dialoghi solamente scritti, sia coi personaggi, sia nei combattimenti coi boss.

Tecnicamente Thymesia su PlayStation 5 si è comportato egregiamente, nonostante due sporadici mini freeze che si sono risolti da soli in pochi secondi, e un paio di cali di frame in momenti particolarmente concitati. Tranquilli, questi casi si sono verificati in un quantitativo considerevole di ore di gioco, e sicuramente l’aggiornamento al day one saprà metterci una pezza.

Thymesia
8
Voto 8
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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.