The Umbrella Academy 4 Recensione, l’arte di saper ripetersi

Scopriamo insieme l'ultima stagione di The Umbrella Academy, che chiude la storia con 6 episodi densi e particolari: ecco la recensione.

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Recensioni Lettura da 9 minuti
6 Sufficiente
The Umbrella Academy 4

Il termine evoluzione connota spesso il cambiamento, inteso come un avanzamento verso qualcosa di diverso, spesso dovuto a vari modificatori che ci mettono lo zampino. The Umbrella Academy potrebbe essere l’esempio lampante dell’evoluzione, dove i personaggi avanzano e affrontano ciò che gli si para davanti un passo alla volta. Eppure, con evoluzione intendiamo anche il cambiamento, una cosa che The Umbrella Academy, possiamo dire ormai con certezza, non sa fare molto bene. Ne è l’esempio questa quarta stagione, che nonostante apporti dei cambiamenti interessanti e proponga delle soluzioni molto divertenti da vedere, non riesce ad uscire dal loop che la porta ad essere molto spesso autoreferenziale.

Un loop temporale infinito

The Umbrella Academy 4 riprende la nostra disfunzionale famiglia fatta di personaggi alquanto caratteristici per proporcela qualche anno dopo il finale della terza stagione. Senza poteri, i ragazzi sono tornati a fare vite più o meno normali, ognuno nella sua comfort zone (o in quello che gli riserva la vita). Questo piccolo excursus interessante ci porta a vedere cose molto carine, da un Klaus terrorizzato dalla morte fino ad un Luther che cerca di sbarcare il lunario.

Come abbiamo visto dal trailer però, questo periodo dura poco in termini di minutaggio TV, visto che i nostri eroi dovranno di nuovo salvare il mondo. Per l’ultima volta. Eppure le cose cambiano, evolvono, e per questo quindi ci sono tante novità interessanti, a partire dalla linea temporale e il concetto di multiverso (una novità), fino ad una diversificazione dei poteri che probabilmente è stata fatta un tanto al chilo.

The Umbrella Academy 4
Un brindisi ai bei vecchi tempi andati

Morale della favola, come già successo nella serie, la scrittura decide di essere parziale, portando dei cambiamenti che forse potremmo spiegare razionalmente, ma che in fondo non trovano poi così tanto spazio. C’è anche una disparità evidente tra i personaggi: siamo stati abituati ad avere i nostri andamenti “in solo” della famiglia Hargreeves, e il fatto che ci siano solo 6 episodi ha aiutato a sfoltire eventuali tempi morti, ma a questo punto risulta palese che alcuni personaggi siano più amati di altri dagli scrittori.

Nonostante questo, è interessante vedere come l’evoluzione e la crescita dei personaggi sia inversamente proporzionale al tempo dedicato: se infatti Diego e Luther sono tra i più appaganti da vedere, soprattutto se consideriamo la loro presa di coscienza su determinati argomenti che non vi spoileriamo, diversamente Klaus e Lila sembrano non trovare una quadra, e peggio Allison che cambia ogni stagione che passa, senza alcun senso.

Relegato di nuovo al nulla Ben, che quasi preferivamo nella prima stagione come fantasma, e Cinque, che stavolta non ottiene tutto il tempo dedicato nelle precedenti serie, ma che tutto sommato fa la fine di Lila. Plauso all’eccezione fatta da Viktor, che non solo è il protagonista con la crescita personale più interessante, ma riesce ad essere coerente con il personaggio scritto dall’inizio alla fine.

Sembra come se alcune scelte siano state fatte perché dovute, con motivazioni poco sensate: parliamo di scelte blande come momenti iniziali o allontanamenti dal gruppo (che fortunatamente avendo solo 6 episodi non sono così presenti e pesanti come nelle stagioni precedenti), ma arriviamo addirittura al finale, che tenta di lasciare qualcosa allo spettatore, creando però solo interrogativi, un Big Bad davvero insulso, un paradosso illogico persino per Ritorno al Futuro e una scena di chiusura mediocre.

The Umbrella Academy 4
In ordine da sinistra a destra, Cinque, Viktor e Diego

Breve e intenso

Come abbiamo già spiegato, The Umbrella Academy è composta da soli 6 episodi: questo a tutti gli effetti non è un male, ma diventa anzi una delle poche cose che nella stagione funziona. Avendo 4 episodi in meno delle altre stagioni, molti giri a lungo che nelle precedenti iterazioni avvenivano, sono stati ridotti all’osso. Ci sono personaggi che addirittura, una volta incontrati nel primo episodio, non si separano fino al sesto, una cosa inaudita per questa serie, che con lo stupore delle prime stagioni e con la ridondanza delle ultime, puntava spesso a separare gli Hargreeves.

Eppure è impossibile non accorgersi di come la cosa sia stata gestita in fretta e furia: alcune motivazioni dei personaggi sono semplicistiche, alcune conseguenze sembrano forzate, e c’è un intero vassoio di MacGuffin che vengono sfruttati senza paura almeno un paio di volte ad episodio.

La ciliegina su questa torta è proprio il finale, un insieme di azioni e scelte che sembrano fatte per forzare, piuttosto che una chiusura per raccontare qualcosa. Persino i due cattivi, interpretati da due fantastici Nick Offerman e Megan Mullally, che però non possono che ricordare Hazel e Cha Cha, sono stinti e ridotti a delle macchiette, fino al punto che non riuscirete a metterli a fuoco fino alla fine.

The Umbrella Academy 4
Il cast di The Umbrella Academy 4

Per il resto, ovviamente, gli attori riescono come sempre a portare a schermo momenti interessanti (parliamo comunque di interpreti di alta caratura) e la serie può sicuramente divertire, specialmente se avete amato le altre 3. La chiusura, in compenso, è abbastanza netta e quindi pone il pacchetto The Umbrella Academy in un box chiuso e pronto da ricordare tra una decina d’anni, un po’ come già successo con altre serie. Rimane la CGI un po’ posticcia, soprattutto per quanto riguarda Ben, ma che comunque non cala di qualità rispetto agli episodi passati.

Allontanarsi è servito?

Una menzione d’onore va fatta per la scelta finale che, come ora possiamo dire, ha portato la serie molto lontana dal fumetto. In un momento storico dove portare serie tv pedissequamente trasposte come The Last of Us funziona molto, o dove comunque variare sul tema spinge ad avere interessanti punti di vista alternativi come in The Boys (nonostante i rischi), la scelta di The Umbrella Academy è stata, a mio avviso, sbagliata.

Forse la paura di portare cose poco comprensibili, un terrore che magari nel 2019 spaventava gli sceneggiatori ma che ora è molto rientrato, li ha spinti a cambiare alcune cose. Un esempio palese è Klaus, un personaggio che se nella serie viene ridotto come un semplice immortale grazie al potere che possiede (che comunque fa sempre piacere vedere con il volto di Robert Sheehan), nel fumetto lo è semplicemente perché non piace tanto a Dio.

Oppure Diego, che se nella serie ha un potere vicino a quello del film Wanted, nel fumetto può trattenere il fiato all’infinito, ma poi si è allenato per diventare un vigilante come Batman, motivo per cui se la cava con i coltelli. Insomma, scelte che con un’analisi attenta fanno intendere ad una semplificazione, imputabile soltanto alla paura che magari Netflix ha avuto nel portare argomenti spinosi o poco interessanti, ma che sono sicuro oggi avrebbero fatto scalpore.

The Umbrella Academy 4
Il cast del fumetto

Detto questo, non serve ridurre tutto a “è meglio il fumetto”, una delle frasi più tossiche da quando sono nate le trasposizioni comics: è però impossibile non pensare a cosa avremmo potuto avere con un pizzico di coraggio in più, che non deve essere fatto di scene sanguinolente e da parolacce, ma da scrittura ben fatta e caratterizzazione ben riuscita, due cose che non possiamo dire che The Umbrella Academy 4 faccia benissimo (ma fortunatamente nemmeno malissimo).

The Umbrella Academy 4
Sufficiente 6
Voto 6
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.