La serie di The Silver Case si può tranquillamente definire come uno degli step più importanti dell’intera carriera di Goichi Suda. Non solo perché il primo episodio venne realizzato dalla neonato team di Grasshopper Manufacture, l’azienda che lo sviluppatore giapponese ha fondato nel 1998, ma anche ma anche per l’importanza con cui queste produzioni hanno caratterizzato il genere delle visual novel. Ormai sono passati diversi anni dalla loro uscita originale e, al giorno d’oggi, il soprannominato Suda51 è una delle figure più riconoscibili dell’intera industria videoludica giapponese. Il successo che ha scaturito nel pubblico ha generato una buona quantità di appassionati, ma non si è fermato qui. Il suo stile propenso al nosense e, contemporaneamente, il suo fascino per la morte e l’animo umano, hanno permesso di creare delle esperienze particolari. Per queste ragioni ci troviamo oggi in sede di recensione con la versione Switch di The Silver Case 2425, ovvero una collection che include il primo The Silver Case e il suo seguito chiamato The 25th Ward: The Silver Case.
Thriller firmati Suda51
Questo tipo di produzione è pensata per un pubblico ben specifico. Il giocatore si trova di fronte a esperienze principalmente narrative, dove la lettura di molteplici righe di testo la fa da principale padrona. Esistono comunque degli elementi più interattivi in entrambi i prodotti inclusi nella collection, specifiche azioni da compiere o enigmi da risolvere. Non mancano comunque delle vere e proprie sorprese, riuscendo a lasciare l’utente a bocca aperta sia per l’idea, sia per l’assurdità della situazione.
Allo stesso tempo, NIS America ha operato una completa localizzazione inglese, seppur nel primo episodio non si dimostri estremamente accessibile a causa di parole poco usate nel gergo comune. Quest’ultima scelta crediamo che sia decisamente importante, e dimostra grande maturità lessicale. I diversi personaggi che animano i due prodotti inoltre offrono sfaccettature caratteriali costruite e variegate, dimostrando una complessità di scrittura che ancora oggi rara. Avvertiamo inoltre che all’interno del gioco è presente anche linguaggio scurrile: per questo e i diversi temi trattati ne sconsigliamo l’utilizzo da parte di un pubblico minorenne o maggiormente suscettibile.
Il caso d’argento
The Silver Case uscì originalmente nel 1999 come esclusiva per la primissima PlayStation, per poi essere rimasterizzato nel 2016 per PC e l’anno dopo perfino per la quarta console casalinga di casa Sony. Questa edizione per Nintendo Switch si presenta identica alle ultime due citate, presentando così la stessa esperienza che gli utenti occidentali possono già godere da qualche tempo. Ci troviamo così in una visual novel divisa principalmente in due campagne, che raccontano le storie di un agente speciale della ventiquattresima divisione, e del viaggio del giornalista Tokio Morishima alle prese con particolari causidi omicidi apparentemente collegati a un famoso serial killer. Non procederemo con ulteriori dettagli per motivi di spoiler.
La sceneggiatura scritta più di venti anni da Goichi Suda, Masahi Ooka e Sako Kato è il vero cuore pulsante dell’esperienza, con la curiosità che riesce a scaturire nel giocatore. Presenta perfino una sua unicità con il modo in cui viene raccontata, un vero proprio esperimento di stile che tenta di far viaggiare la mente del giocatore in ogni suo singolo aspetto. Uno studio dell’utente che viene in qualche modo preso e portato in un percorso che, per quanto meno interattivo rispetto a mille altri prodotti del settore, rimane facilmente impresso nella mente.
Non manca comunque l’esperienza ludica in entrambi i giochi di The Silver Case 2425 che, come abbiamo visto in questa recensione, nel primo è divisa principalmente nell’esplorazione degli ambienti e qualche enigma ambientale. La prima parte si rivela piuttosto basilare, in cui con una visuale in prima persona ci muoviamo all’interno di ambientazioni tridimensionali con movimenti preimpostati. Questa parte può sembrare confusionaria all’inizio, ma basta poca pratica per abituarsi. In questa sezione sono comunque presenti dei collezionabili, anche se può sembrare che siano troppo semplici da scovare. Invece, gli enigmi risultano sicuramente la parte più complessa di tutto il gioco: l’idea è infatti quella di far scoprire molto spesso al giocatore la soluzione, per quanto comunque in questa rimasterizzazione la loro difficoltà sia stata abbassata. Infatti, oltre a una completa riscrittura della sceneggiatura a loro dedicata, è presente perfino un tasto che risolve in automatico nel caso si rimane bloccati. In parte comprendiamo questa scelta, dove magari qualcuno vuole semplicemente vivere la storia, eppure allo stesso tempo si rischia di perdere una parte importante di tutta l’esperienza offerta nel pacchetto.
In ogni caso, lavorando alla recensione di The Silver Case 2425 abbiamo notato come il porting di questo primo capitolo sia stato gestito decentemente. Non abbiamo riscontrato alcun genere di bug o cali di FPS sia in modalità casalinga che portatile. Insomma, il lavoro svolto dal team di sviluppo è sicuramente buono, seppur non manca qualche glitch che fa chiudere in maniera imprevista l’intero prodotto. La speranza è quella di un aggiornamento per risolvere questi piccoli errori.
Il venticinquesimo reparto
The 25th Ward: The Silver Case ha delle origini più particolari rispetto al suo prequel. Rilasciato tra il 2005 e il 2007 come titolo episodico per cellulari giapponesi, Suda51 ha deciso di realizzarne un vero e proprio remake nel 2018 per riportare il suo prodotto più oscuro alla luce. In questa caso ci troviamo sempre e comunque in una visual novel fortemente incentrata sul suo comparto narrativo e la sua sceneggiatura. Suddiviso in tre campagne principali, sin da subito è possibile notare qui dentro una certa evoluzione nello stile che Suda51 ha impresso nell’intera direzione del prodotto. Infatti, seppur scavando ulteriormente nell’animo umano e il rapporto stesso con l’essenza della vita, sono presenti situazioni ancora più imprevedibili e fuori di testa. Il risultato è un mix riuscitissimo di assurdità e serietà, seppur in qualche modo quest’ultima risulti leggermente più debole del primo episodio. Gli stessi dialoghi più brevi dimostrano come l’esperienza sia stata pensata inizialmente per un pubblico più casual. Non bisogna comunque sottovalutarlo anzi, perché offre comunque delle tematiche e degli eventi che fanno invidia a molte altre produzioni di questa categoria. Allo stesso tempo, la scrittura risulta in qualche modo meno pesante di The Silver Case, permettendo quindi un’accessibilità maggiore alle sue vicende, anche se legate a quelle del primo episodio.
Una cosa che abbiamo notato nella nostra recensione di The Silver Case 2425 è l’importazione particolare dei controlli del suo seguito. Infatti, in questo remake il team di sviluppo ha tentato di offrire l’idea di come si giocava originalmente il prodotto, offrendo così dei menù che sembrano usciti da un titolo mobile degli anni 00. Questa cosa offre ulteriore unicità al prodotto, seppur qualcuno potrebbe additare l’intera esperienza come scomoda e inutilmente complicata. Per il resto ci troviamo nuovamente in sezioni ludiche in cui è richiesto di camminare all’interno di specifiche aree 3D, con ovviamente la solita visuale in prima persona. Questo riciclo generale delle idee fa perdere quella sensazione di sperimentazione dell’originale, ma propone un’affascinante coerenza stilistica. Anche solo il fatto che il curatore dei disegni e della colonna sonora sono gli stessi in entrambi i giochi, rispettivamente Takashi Miyamoto e Masafumi Takada, offre quel dettaglio in più che mostra il grandissimo impegno inserito in entrambi prodotti. Per quanto riguarda il porting Switch del remake, anche qui ci troviamo in un buon lavoro che riesce a trasportare senza bug o cali di FPS l’intera esperienza sull’ibrida di casa Nintendo.