The Nun 2 viene direttamente dall’universo di The Conjuring di James Wan, quello che ha raccontato la storia dei coniugi Warren, “cacciatori” di spiriti realmente esistiti, e arriva al cinema in Italia con buoni risultati al botteghino anche all’estero. Sequel di The Nun – La vocazione del male, The Nun 2 è il nono film della saga, e naturalmente prosegue la storia della suora assassina apparentemente sconfitta nel precedente film, ma che è sempre pronta a tornare per il suo pubblico. Un demone, Valak, assume le sembianze di una suora che non definiremmo proprio “bella”, e disturba non poco i protagonisti di questo film. The Nun 2, di cui vi parliamo in recensione, si aggiunge agli ormai innumerevoli spin-off di questa recente saga cinematografica, che in dieci anni ha costruito un universo di tutto rispetto, capace di guadagnare centinaia di milioni di dollari al botteghino e di diventare un piccolo cult. Il regista dietro a questa pellicola è Michael Caves, che è proprio con la saga di The Conjuring che ha raggiunto la notorietà, dirigendo La Llorona – Le lacrime del male, uno degli spin-off, e The Conjuring – Per ordine del Diavolo, terzo capitolo della serie madre.
Il ritorno della suora
Il Vaticano indaga su una serie di omicidi non scientificamente spiegabili avvenuti tra Chiese ed Abbazie in tutta Europa. Gli indizi portano ad un filo conduttore: Maurice, ragazzo francese fuggito dal Demone nel primo episodio, ma a sua volta probabilmente posseduto. Il Vaticano non sa come mettere fine agli omicidi e si rivolge così a Suor Irene, (interpretata da una delle seicento sorelle attrici Farmiga, cioè Taissa) ovvero la Suoretta che già una volta aveva sconfitto il Demone grazie all’aiuto dello stesso Maurice, risolutivo nel primo film ma a sue spese. La storia coinvolge altri personaggi legati alle vite di Suor Irene e di Maurice, e viene esplorato anche il rapporto che quest’ultimo ha con una bambina che sembra amare come fosse sua figlia.
Infatti The Nun 2 è ambientato principalmente in un collegio femminile, e regala momenti piacevoli sia drammatici sia di cronaca. Si tratta sostanzialmente di un film ben girato, perché ormai tecnicamente la saga “The Conjuring” è ben collaudata. Narra al 50% la quotidianità del collegio, che si rivela anche interessante, e al 50% l’horror, che purtroppo si mostra ripetitivo, banale, non originale se non in qualche sprazzo ed ambientazione.
I soliti jumpscare e non-jumpscare, situazioni con demoni, plot-twist scontati e finali troppo positivi che forse stanno un po’ stancando. C’è necessità, davvero, di tornare ad uscire dagli schemi con qualche storia completamente diversa, che si discosti da demoni, religioni, santoni, riti e via dicendo.
Eppure, la produzione di James Wan, autore e regista della saga madre, deve contare qualcosa. Stiamo parlando infatti del creatore di Saw l’Enigmista, probabilmente l’horror più innovativo degli ultimi vent’anni, l’unico capace di portare qualcosa di completamente diverso da tutto ciò che è venuto prima e contemporaneamente ispirare numerose opere successive e villain di altre opere cinematografiche e seriali.
Non c’è molto più da dire: un ennesimo film non fatto male e con una fotografia a sprazzi degna di nota, ma con poco da raccontare. Probabilmente la parte più interessante del film è la scena post titoli di coda, che torna ad unire la trama con la saga principale. Unica nota positiva in maniera rilevante è la colonna sonora non scontata di Marco Beltrami, che si inventa qualcosa di diverso dal solito e riesce a dare del ritmo dove la narrazione non può. Compositore di grandissima esperienza, conta la composizione di decine e decine di colonne sonore in film che vanno dalla saga di Scream a Resident Evil 2 – Apocalypse; da Io Robot a Terminator 3, Ted Bundy, Snowpiercer, Le Mans ’66 – La grande sfida e moltissimi altri.