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The Last of Us Parte 2 – Recensione del gioco Naughty Dog

Viviamo in tempi stranissimi: questo 2020 non smette mai di sorprenderci (ovviamente in negativo). Eppure pensare ad una pandemia come quella di The Last of Us fa riflettere; se succedesse davvero a tutti noi, quale tra le tante cose che abbiamo oggi nella nostra (quasi) routine vi mancherebbe? Il pensiero mi è rimbalzato nella testa, assieme ad una miriade di sentimenti diversi, durante tutta la prova di The Last of Us Parte 2, sequel del famoso gioco Naughty Dog che all’epoca vedeva Joel ed Ellie attraversare un’America distrutta da questa piaga verso un briciolo di speranza, e che oggi invece ci porta a scoprire cosa succede in quel mondo 5 anni dopo.

Vivere nello spettro di quel gioiello confezionato nel 2013 sull’allora PlayStation 3 è stato difficile, e gli ostacoli sul cammino di Druckmann e compagni non sono stati pochi, ma se c’è una cosa che possiamo dire fin da subito, in barba a tutti i paradigmi delle recensioni, è che con The Last of Us Parte 2 vivrete tutto quello che avete già vissuto la prima volta, ma amplificato all’ennesima potenza. Certo, alcune dinamiche cambieranno, i sentimenti non saranno per forza gli stessi di quel primo capitolo e probabilmente parleremo di questo gioco nei mesi a venire, ma quel che è certo risiede nella sua qualità, in ogni sua fibra.

Essere umano

Spesso confondiamo queste due parole: definiamo essere umano un qualsiasi individuo facente parte della specie umana, ma ci dimentichiamo che la parola umanità porta in se (oltre che il significato di caratteristiche insite nell’uomo quali la debolezza, la fragilità e i difetti) anche il significato di “sentimento di comprensione, indulgenza”. Una duplicità che in The Last of Us Parte 2 permea ogni singola parte di questo racconto. Senza rovinarvi l’intreccio, una delle cose migliori del gioco, stavolta ci troveremo a vivere le vicende nei panni di Ellie ben 5 anni dopo gli avvenimenti del primo capitolo. Il mondo va avanti, a prescindere che il Cordyceps continui incessantemente il suo contagio, e si evolve di conseguenza: nuovi nemici, nuovi amici, tanti problemi e tematiche irrisolte colorano questa storia che parla di sentimenti umani, siano essi buoni o cattivi. Proprio il fatto di essere umani rende l’intreccio così vicino al giocatore da toccare corde che raramente questo medium riesce a sfiorare: il modo in cui ci comporteremo con foga e adrenalina sarà tanto eccezionale quanto quello in cui dovremo fare qualcosa di necessario (seppur brutto).

The Last of Us Parte 2

Con una durata che si assesta attorno alle 20 ore (30 se cercherete di prendere tutti i collezionabili), il gioco vi catturerà in vicissitudini talmente vicine alla realtà da farvi empatizzare in un modo successo di rado nei videogiochi: tale qualità, da sola, già di suo renderebbe il gioco un capolavoro capace di fare scuola per le prossime generazioni, eppure le meraviglie non finiscono qui.

Essere un sopravvissuto

Forse a questo punto avrete in mente cosa vi mancherebbe in una situazione simile: quello che però non saprete mai è cosa sareste disposti a fare per sopravvivere. The Last of Us Parte 2 riesce a immergere il giocatore dentro al suo mondo al punto che le scelte che farete le sentirete vostre: ogni nemico ucciso, ogni cane abbattuto e persino ogni clicker sterminato vi darà un briciolo di sofferenza attraverso l’utilizzo di alcune meccaniche tanto semplici quanto funzionali. Uccidere un nemico di qualche fazione farà urlare di tristezza gli altri, magari impegnati ad gridare proprio il nome di quel soldato che in qualunque gioco non avreste nemmeno calcolato ma che qui vi ricorderete anche dopo giorni dalla sua morte. Se questo può essere straziante, è invece dilaniante vedere la morte di quei poveri cani, uccisi con violenza tra i pianti dei loro padroni. A concludere questo schiaffo al cuore ci pensano gli infetti: anche questi, una volta uccisi, avranno quel rantolo utile quanto basta a farvi ricordare che, una volta, erano anche loro esseri umani.

Per il resto, l’IA (che ripaga nelle difficoltà più elevate ma di sicuro migliorata rispetto al precedente capitolo) vi farà non solo sudare ogni gun phase, ma saprà addirittura farvi sentire ogni colpo che piazzerete; un fucile che colpisce una spalla potrebbe staccare di netto l’arto al nemico, facendolo urlare per qualche secondo in piedi in preda allo shock, per esempio. Ovviamente, prima dovrete arrivarci: il fatto di poter affrontare questa fasi ludiche nel modo a voi più congeniale vi darà libera gestione del gameplay, bloccando davvero di rado le strade percorribili e sfruttando stavolta molto di più la verticalità.

The Last of Us Parte 2

Se infatti le strade per raggiungere dal punto A un punto B saranno svariate (anche se ai fini stessi del gioco non cambierà molto), il poter passare sotto i mezzi o sopra delle impalcature (che evidenziano il lavoro di level design del team) sarà utile quanto basta per dare maggiore profondità al gioco stesso, sfruttando stavolta spazi più ampi. Per il resto The Last of Us Parte 2, essendo un survival horror, punta a darvi poche munizioni, poca vita e tanta ansia: questa vi porterà in alcuni casi a sbagliare ma mai ad un gameover secco, segno che il gioco non premia solo la perfezione nel completamento in modalità stealth, ma lascia ampio margine (a seconda delle difficoltà) ad ogni stile. Per il resto, torna il sistema di crafting, ora migliorato e più profondo, così come quello del miglioramento delle armi e delle abilità: quest’ultime, stavolta, per essere potenziate necessiteranno di manuali e riviste (che troverete in giro per il gioco) che vi daranno accesso a nuovi rami con tecniche e potenziamenti di vario genere.

Essere una killer app

The Last of Us uscì nel 2013, proprio a cavallo tra la PlayStation 3 e la PlayStation 4, e ora The Last of Us Parte 2 fa lo stesso uscendo a giugno, qualche mese prima della PlayStation 5. Insomma, Naughty Dog sembra voler essere l’unica produttrice del “canto del cigno” di ogni console Sony: nonostante infatti ci saranno nel prossimo futuro nuovi titoli PlayStation 4, quello che The Last of Us Parte 2 sembra è il non plus ultra, il livello massimo raggiungibile dalla console. Questi dettagli però sono solo una cortina fumogena capace di nasconderne il vero valore: non si tratta infatti solo di potenza, feature e realismo, ma di interattività. Spesso nel videogioco si parla di interattività proprio per definire l’interazione tra giocatore e gioco, ma in questo caso parliamo anche di come i vari comparti lavorino all’unisono, alla pari di una perfetta macchina. Ogni suono fa il suo dovere, ogni musica colora il giusto momento, ogni dialogo è studiato alla perfezione per dare il giusto mood, ogni interpretazione da parte del magnifico cast che presta voce e volto (da elogiare anche il doppiaggio italiano, davvero a livello di tutta l’opera) risuona all’unisono come in una fantastica melodia. Se queste dinamiche però sono già note in molte produzioni del medium della porta accanto, il cinema, stavolta persino il gameplay, l’interazione, le feature e addirittura le dinamiche di gioco riescono a stare al passo col ritmo, quasi a sembrare quegli strumenti raramente utilizzati dentro un’orchestra ma che invece ci stanno dannatamente bene.

the last of us parte 2

The Last of Us Parte 2 è una storia di esseri umani: anch’esso, come loro, cade in qualche tranello. Capita per esempio di trovare la solita voglia da parte di Naughty Dog di voler evidenziare dove andare, oppure ogni tanto ritorna in auge quella voglia di dare talmente tanta magnificenza ad alcune parti da sembrare forse un pizzico forzate, ma anche queste cose ricadono magicamente nella firma di uno studio che, nel bene e nel male, a prescindere da ogni problematica possa aver avuto, è riuscito a confezionare un sequel capace di stupire dopo il già altissimo stupore avuto nel 2013. L’eccezione che conferma la regola che definisce i sequel peggiori dei primi capitoli, The Last of Us Parte 2 è un agglomerato indefinibile, stavolta però non perché ci troviamo davanti ad un “gioco” dove di gioco c’è poco e non c’è altro modo di definirlo, bensì perché gioca di squadra e crea un’alchimia tra i vari elementi talmente radicata da formare legami indissolubili, al punto da rendere la produzione un must, a prescindere dal genere, dalle feature, dalla storia o persino da che voi siate videogiocatori o non.

The Last of Us Parte 2

10

Naughty Dog confeziona un sequel degno del precedente capitolo: più feature, una trama degna e addirittura più vicina al cuore del giocatore, un insieme di migliorie che spremono la PlayStation 4 (Pro) al limite e un modo di raccontare emozioni davvero unico rendono The Last of Us Parte 2 un'esperienza che deve essere giocata, a prescindere da tutto. Un viaggio verso i sentimenti che non scansa il gameplay solo per non avere vincoli, ma lo prende e lo rende il cuore pulsante di un'esperienza unica, magnifica, indimenticabile.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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