The Last of US Part II – Analisi del trailer dello State of Play

Cosa si può evincere dall'ultimo trailer di The Last of Us Part II? Ecco la nostra analisi!

Patrizio Coccia
Di Patrizio Coccia Analisi Lettura da 7 minuti

The Last of US Part II ha finalmente rivelato al mondo la sua data d’uscita durante lo State of Play di Sony. In questa occasione per noi fan c’è stata anche l’occasione di vedere il nuovo trailer del gioco, un filmato certamente breve, ma dalla potenza davvero devastante. Dopo il lungo gameplay rilasciato all’E3 di due anni fa, aspettavamo con ansia il rilascio di nuove informazioni, ma Naughty Dog ci ha saputo stupire, mostrando quello che ancora mancava all’appello senza rovinarci il gusto della sorpresa. La prima avventura di Ellie e Joel si era conclusa in modo impeccabile, adesso sappiamo che in questo nuovo viaggio controlleremo la giovane ragazza, cinque anni dopo quel viaggio che l’ha vista quasi morire per mano delle luci. Adesso la protagonista è diventata grande, brutale e in cerva di vendetta. Infatti, adesso grazie a questo filmato ci è apparso più chiaro l’iter del gioco, un racconto personale e introspettivo nel cuore e nella mente di Ellie. Nonostante sia ancora presto per parlare, è evidente che quella bambina che avevamo lasciato non esiste più, lasciando il posto a una ragazza che non ha nulla da perdere, per questo ancora più pericolosa.

Dove ci eravamo lasciati

Il trailer si apre con un momento relax con protagoniste Ellie e Dina, nel frangente in cui le due parlano del bacio avvenuto alla festa, mostrato al famoso trailer dell’E3 2018. Un cambio di scena netto però ci catapulta in quello che sembra a tutti gli effetti un accampamento, con le ragazze che sembrano prepararsi a una spedizione per recuperare materie prime. Le condizioni climatiche tuttavia non sembrano essere delle migliori, fa freddo e c’è la neve, e come se non bastasse nel contesto apocalittico in cui è ambientato il gioco, anche l’ambiente gioca i sui brutti scherzi. Questa prima fase ci è sembrata essere l’introduzione dell’opera, il prologo dove vedremo svilupparsi i primi passi dell’iter narrativo. Le fanciulle escono quindi all’esplorazione e, nonostante il ritrovamento di chiare tracce di Clicker, continua la loro ricerca di risorse.

La loro attenzione è sicuramente attirata dalla presenza di un edificio, ma neanche a dirlo in un batter d’occhio sono nei guai. Il pavimento crolla sotto i piedi di Ellie, che cade rovinosamente al piano sottostante. Un tonfo del genere non poteva passare certo inosservato, e la protagonista si ritrova a dover fronteggiare un infetto pronto a divorarla. In questa sequenza tanto movimentata potrebbe sfuggirvi un piccolo particolare: Ellie indossa una maschera per evitare l’avvelenamento da Spore. Questo dettaglio non è del tutto insignificante, perché come sappiamo lei è immune al virus. Il perché indossi questo particolare oggetto è un mistero, ma l’intuizione più vicina è che lei tenga nascosta al mondo la sua “protezione”.

Violenza e sangue

Lo stacco di scena successivo ci riporta in superficie all’aria aperta, ma Dina è scomparsa e il tempo comincia a peggiorare. Ellie segue le tracce fino a una casa apparentemente abbandonata, in cui entra e trova indizi inconfutabili che la sua compagna è nei guai. Scende le scale seguendo le macchie di sangue ed entra con enorme foga nel seminterrato dell’abitacolo. Tanta è la fretta di salvare Dina che casca nella trappola degli assalitori, immobilizzata e massacrata di botte. Purtroppo cosa succede alla ragazza non ci viene mostrato, ma il colpo di pistola rende tutto inequivocabile. Nella fotogramma successivo probabilmente siamo andati avanti nel tempo, con Ellie che però mantiene sul suo corpo i segni ben chiari di quel pestaggio subito poco tempo prima. La protagonista ha intenzione di vendicarsi, inutili la parole di Tommy, ovvero il fratello di Joel, che prova a spiegargli che sta andando incontro a una missione suicida. Nessuno dunque sembra intenzionato ad appoggiare la ragazza nel suo viaggio, che nonostante tutto partirà per farsi giustizia da sola.

Successivamente abbiamo una sequenza di scenari, dalla metropolitana ai resti di una città. Gli ambienti, anche se visibili per poco tempo, ci sono sembrati abbastanza vasti, segno che magari in questo secondo capitolo della serie ci sarà anche spazio per un’esplorazione più approfondita. Arriviamo dunque alla sequenza più cruda e violenta del trailer, dove veniamo bombardati da momenti di lotta. La violenza è inaudita e il sangue scorre a fiumi, cosa che ci fa già venire voglia di vedere fino a che punto Naughty Dog abbia tirato questo lato della produzione. Ellie combatte imbracciando fucili, accette e così via, tutto quanto è utile per uccidere sia nemici umani che infetti. La scena finale è una mano santa per i fan, visto che vediamo il tanto atteso dialogo tra Ellie e Joel. Proprio questa scena è una delle più criptiche del trailer, visto che l’ambientazione alle spalle dei due è differente. Proprio per questo sono emerse teorie contrastanti, in realtà già da molto tempo: c’è che dice che Joel apparirà come una sorta di fantasma e chi, invece, convinto dalle pronunciate rughe sul volto dell’uomo, pensa che questi 5 anni li abbia vissuti nel dolore e ora è pronto per riscattarsi agli occhi della ragazza. Tuttavia nelle ultimissime ore è arrivata la smentita: niente meno che Halley Gross, che sta curando la sceneggiatura di The Last of Us Part II insieme a Neil Druckmann, ha smentito questa ipotesi, confermando definitivamente che Joel è vivo e smentendo tutte le ipotesi che si sono susseguite negli ultimi anni.

In conclusione possiamo dire che questo trailer di The Last of Us Part II ci ha convinti ancora di più, adesso più che mai desideriamo avere il gioco fra le mani. Ormai la data d’uscita è stata fissata, anche se febbraio è ancora relativamente lontano, speriamo di vedere qualche nuovo filmato già nei prossimi mesi. Ci fidiamo di Naughty Dog e quanto mostrato fino a questo momento è ottimo. Parte il conto alla rovescia.

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Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.