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The Innsmouth Case – Recensione di una storia tutta da sfogliare

Nel corso degli anni moltissimi sono stati i tentativi di trasporre la letteratura in qualcos’altro, di renderla attraverso forme espressive differenti, innescando una serie di dinamiche creativo-interattive sempre inedite. L’importanza delle storie scritte su carta resta tale anche oggigiorno, illesa nel suo esprimere qualcosa, nel raccontarlo attraverso la mano di chi sa trasformare il tratto di una penna in qualcosa di tangibile, pur muovendosi con il progresso espressivo dell’umanità, attingendo dal passato e contemporaneamente cercando di disegnare una strada del tutto inedita.

Trasporre, infatti, non significa necessariamente “restare prettamente ancorati al materiale originario”, ma anche interpretare nuovamente, rielaborare il tutto attraverso i vezzi dei nuovi autori, o semplicemente una voglia insita del tutto soggettiva. Moltissimi sono stati gli esempi di questo genere di approccio, ed è fondamentale sottolineare questa possibilità in una recensione di The Innsmouth Case. La base narrativa di partenza di questa produzione resta la penna di Howard Phillips Lovecraft, un maestro indiscusso nell’ambito della letteratura, anche se in una chiave che lima un minimo il suo stile, fondendolo con una leggerezza di fondo piuttosto interessante, seppur distante dagli stilemi originali della storia di partenza.

Scegliere, scegliere e scegliere

Con The Innsmouth Case ci troviamo davanti a una vera e propria opera indie, prevalentemente testuale, in cui la struttura di gioco si fonde invariabilmente con le forme estetiche offerte. Quello che il giocatore si troverà davanti, una volta avviata la sua partita, sarà un vero e proprio libro posato su di un tavolo contornato da oggetti vari. Ad ogni dialogo, o serie di dialoghi e descrizioni, le varie pagine verranno sfogliate, generando passo passo una storia totalmente, o quasi, nelle mani di chi sta giocando. I dialoghi suddetti, infatti, saranno tappezzati di scelte multiple pronte a disegnare le varie possibilità offerte dalla narrazione stessa. Ad approfondire questo approccio troveremo alcune immagini e scelte di “regia” particolari, atte a rendere un tantino più immersivo il titolo. 

The Innsmouth Case recensione

Parlare di scelte risulta centrale anche nella stessa recensione di The Innsmouth Case, anche perché tutto ruota intorno loro. Il suddetto libro, infatti, non sarà soltanto irto di parole, ma condurrà, in base alle proprie scelte e azioni, a 27 finali differenti; da qui anche l’importanza della rigiocabilità del titolo (con la possibilità, una volta completato, di selezionare un frammento di trama da cui ricominciare ad avanzare, magari per esplorarne le altre possibilità), specialmente se lo si vorrà leggere in toto.

Le vicende di trama si svolgono in un periodo storico a noi molto vicino, pregno di una contemporaneità che lascia molto all’immaginazione. Dal punto di vista della concatenazione degli eventi, questi si presentano disegnati nel modo più classico possibile, seguendo gli stilemi del noir/giallo. Dunque avremo come protagonista un detective problematico, una femme fatale e un mistero da risolvere. Resta comunque interessante affrontare il mondo di gioco per intero, imparando a conoscere i vari personaggi che lo abitano e leggendone le gesta. 

Lento e costante 

Dal punto di vista estetico non c’è moltissimo da aggiungere, anche perché tutto il potenziale di The Innsmouth Case, è bene sottolinearlo in una recensione, si gioca nelle righe di testo e nel modo in cui queste ti coinvolgono, portando avanti un’azione che alterna leggerezza a tensione. Essendo un videogioco testuale, ovviamente, la velocità d’esecuzione resta incollata a quella della prolissità generale, pronta ad alternare fasi ben scritte ad altre affrontate in maniera piuttosto superficiale, e forse sbrigativa. Un altro punto a sfavore potrebbe essere visto nell’obbligatorietà della lingua inglese (o straniera), nel fatto che il gioco sia interamente costruito e scritto senza una traduzione in italiano, tagliandosi via, in questo modo, una buona fetta di pubblico. Anche l’anima dell’opera originale ne risente un po’, in un tentativo che resta affascinante, con qualche limite che andrebbe limato a dovere. La ripetitività, anche estetica, limita molto le potenzialità di un progetto, targato Robot Pumkin Games, che forse avrebbe potuto dare di più.

The Innsmouth Case

6.5

Con The Innsmouth Case ci troviamo davanti a un titolo che, pur partendo da una base letteraria chiara, cerca in tutti i modi di distanziarsene attraverso una rielaborazione pronta a mettere in dubbio l'anima originale stessa disegnata da Lovecraft, pur nel suo rispetto. Il titolo si porta avanti in un susseguirsi di pagine scritte alternando stilemi classici di genere, a pigli comici e tensione. La ripetitività generale di questo prodotto testuale, però, si fa presto sentire, pur nella sua caratterizzazione generale. Ne resta un trattato d'amore verso l'autore originale e un tentativo altalenante di intraprendere un viaggio a sé stante meritevole di qualche limatura.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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