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The Ascent – Recensione del nuovo titolo cooperativo di Neo Giant

Dopo la sua fondazione, avvenuta solo qualche anno fa, la compagnia svedese Neon Giant si è subito prefissata il compito di rendere l’industria videoludica un posto migliore in cui lavorare: la loro più grande ambizione, al momento, è dimostrare che un piccolo gruppo di persone ben strutturato possa fare la differenza e creare giochi in grado di camminare a testa alta con “i grandi”. Per portare a termine i loro obiettivi, l’azienda fondata da Tor Frick e Arcade Berg incoraggia i propri dipendenti a influenzare con le proprie capacità innate non solo l’evolversi dei lavori sul gioco, bensì anche l’intero team di sviluppo, creando una coesione unica con l’intero comparto di lavoro, tirando letteralmente fuori il meglio da tutti. Dovendo parlarvene in una recensione, è importante specificare che The Ascent è di fatto il primo gioco della compagnia che arriva in pompa magna sia su Steam che su Xbox Series X/S e Xbox One X/S,  tra l’altro ottenibile “gratuitamente” se disponete del Game Pass, il servizio onnipresente sui prodotti Microsoft. Il team al momento conta undici elementi e la domanda che tutti ci stiamo facendo è: saranno riusciti a creare un videogioco davvero degno di camminare a testa alta, come ci avevano promesso? Lo stiamo per scoprire.

Pretesto e pallottole

Il mondo di The Ascent è un’iperbole del nostro: ci troviamo in un universo in chiave cyberpunk, sbattuti su un pianeta dove la tecnologia si mischia a diverse razze: non solo umani, dunque, ma anche le più disparate forme di vita tra umanoidi con sembianze animalesche come rane, coccodrilli e bestie di varia natura, per passare poi a personaggi distopici, spesso corpulenti e privi di arti naturali ma con braccia meccaniche, gambe tecno-modificate e per finire occhi sostituiti da telecamere dalle forme più varie. In questo mondo dove le macchine volano ed è possibile aumentare le capacità del proprio corpo per il giusto prezzo, un’azienda domina l’intero pianeta e la gente offre la propria esistenza per lavorarci: le persone vengono definite “lavoratori” ma sono schiavi in tutto.

Il vantaggio di lavorare per questa azienda è che potresti fare carriera e ambire a uno stile di vita migliore che però dovrai pagare con il sangue, sia tuo che quello delle persone che hai accanto. Ovviamente nel corso degli anni si è sviluppata una resistenza a questo brutale sistema sociale ed è proprio qui che entrano in scena i quattro protagonisti che dovranno farsi strada a suon di proiettili verso la vetta, i vertici stessi della scala sociale, per distruggere il sistema. Non sarà un viaggio facile, In sede di recensione, ci teniamo a specificare che quello di The Ascent è un comparto narrativo pensato più come pretesto che come colonna portante dell’esperienza la quale, come da prassi, fa particolare affidamento sul gameplay, seppur sia possibile imbattersi in interessanti missioni secondarie e sviluppare una sorta di affetto per alcuni dei personaggi secondari, particolarmente ben scritti.

Tastiera e Controller

The Ascent soffre di un piccolo problema già dai suoi primi vagiti: dopo aver affrontato un semplificato sistema di caratterizzazione del personaggio (non aspettatevi voli di estro e fantasia, è possibile scegliere tra non più di cinque personalizzazioni di acconciature, volti e struttura fisica, oltre al colore iniziale dei propri vestiti), ci ritroveremo nel punto più basso della “catena alimentare” del gioco, dovendo di fatto fuggire da un comparto fognario. Una volta raggiunta la capitale mediate quello che è un lungo tutorial volto a insegnarci le basi del gioco, scopriremo che qui è possibile incontrare diversi NPC che ci daranno accesso a svariate missioni primarie e secondarie, senza dimenticare poi i diversi negozi dove comprare armi e armature.

in-game è infatti possibile entrare nel menù del personaggio e selezionare equipaggiamenti trovati già nelle prime fasi ludiche, oltre che sviluppare una serie di abilità speciali legate al nostro stile di gioco; ad esempio potreste scegliere un’abilità che scatena una piccola colonna di fuoco che parte da voi e si estende a corto raggio o, ancora, potrete puntare su abilità che vi consentiranno di sparare all’impazzata per qualche secondo, creare utili barriere, sparare raggi laser e molto altro ancora. L’unico limite è il livello di esperienza seppur vada detto che, nonostante gli sforzi, se non avrete un arma sufficientemente potente, l’effettivo upgrade del vostro protagonista non sarà particolarmente evidente. Come dicevamo nelle fasi introduttive di questa recensione, The Ascent soffre di diverse pecche: la prima sta proprio nei controlli. Diciamocelo senza troppi fronzoli, The Ascent è un titolo nato per essere giocato con il controller, forte di un sistema di puntamento volto all’uso dell’analogico destro e sinistro in combinazione; infatti, se giocato con mouse e tastiera vi ritroverete spesso a vedere il protagonista muoversi in maniera del tutto innaturale e sebbene l’esperienza sia caratterizzata da una visuale isometrica, alla lunga questa situazione stanca.

Armatevi di un controller, dunque, anche perché alcune azioni si compiono con il tasto “G” della tastiera, notoriamente scomodo in fasi ultra-frenetiche che il titolo ci propone; si, è possibile personalizzare i tasti sulla tastiera ma anche qui, pur cercando il massimo della comodità, vi troverete castrati rispetto a un “collega” che utilizza il controller, lì dove tutto funziona alla perfezione ed è molto più intuitivo. Giocare insieme è uno spettacolo: non c’è che dire, il titolo è pensato per essere giocato in due o più giocatori, fino a un massimo di quattro, il che pur rendendo particolarmente caotica ogni fase di combattimento riesce comunque ad alzare di gran lunga l’asticella del divertimento.

Frustrante da solo, ottimo in compagnia

Il problema più grande di The Ascent è senza dubbio la sua composizione intrinseca: pur senza obbligarci, il titolo spinge infatti a giocare in modalità multiplayer fin dai suoi primi istanti; enigmi ambientali e orde infinite di nemici si affrontano molto più facilmente e sfruttare diverse abilità dei protagonisti in combo tra due o più giocatori dà tantissimo gusto, ma se foste interessati a svolgere l’intera campagna in solitaria, portando avanti la vostra crociata personale, potrete farlo, seppur con parecchie difficoltà che porteranno a probabili casi di frustrazione. Il livello di difficoltà, infatti, non sembra cambiare più di tanto se lo si affronta da soli o in compagnia, il che trasformerà alcune sezioni di gioco in un vero Inferno se non sarete accompagnati da un qualche alleato.

Nel momento in cui abbiamo potuto toccar con mano The Ascent per la scrittura di questa recensione, ci siamo resi conto che l’esperienza ludica generale perde moltissimo in solitaria, un vero peccato visto che comunque sarebbe bastato inserire dei compagni controllati dall’IA per risolvere in parte il problema e non far vivere un’esperienza così frustrante al giocatore di turno. L’esperienza con mouse e tastiera è poi davvero il pungo allo stomaco che The Ascent non doveva permettersi, proprio perché siamo davanti al primo titolo della compagnia. Giocato in tanti, invece, la musica cambia ed è lì che ci si gode tutta la frenesia, gli effetti di fuoco e le esplosioni con estremo gusto. Ben poco, invece, abbiamo da dire sul suntuoso comparto tecnico, con uno stile visivo e artistico davvero splendido. Insomma, come avrete capito leggendo la nostra recensione, The Ascent è un esperienza che va sicuramente vissuta in compagnia, ma a questo punto ci chiediamo: a che serve un comparto “giocatore singolo” se poi non è bilanciato quanto il multiplayer?

The Ascent

6.5

The Ascent è un gioco particolarmente frustrante se giocato in modalità per giocatore singolo, mentre appare perfetto per essere gestito da più player in modalità cooperativa. Armatevi di un controller se volete avere la massima esperienza ludica, in quanto mouse e tastiera in questo caso (più unico che raro) potrebbero non essere dei validi alleati per questa crociata. Esteticamente la produzione appare inoltre particolarmente godibile, con esplosioni e un'effettistica generale di spessore che ci hanno stupito in più di un'occasione

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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