Stellar Blade e le polemiche sterili del 2024

Le polemiche sul fisico di Eve, di Stellar Blade stanno passando dal trash al ridicolo in un batter d'occhio: cosa ne pensa un vecchio giocatore?

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor GL Originals Lettura da 7 minuti

Era fine novembre 1997, il mondo (videoludico) me compreso, accoglieva una scattante e altamente sexy Lara Croft: c’era chi comprava il gioco perché conosceva già la tipologia di gameplay, del resto si trattava del secondo capitolo, e c’era anche chi non ne sapeva nulla, ma veniva attratto questa intrigante figura con una provocante treccia e pistoloni al seguito.

Mi sono addormentato con Lara e mi sono svegliato nel 2024 con Eve di Stellar Blade: certo, la ragazza ha delle forme non da poco, universalmente sexy ed intriganti per qualsiasi occhio, è innegabile. La tecnologia è andata avanti, siamo passati dai poligoni di Lara ai pixel ed agli alti volumi di FPS che rendono, indubbiamente, ogni salto ed ogni sporgenza più fluido, in qualche modo rimarcato. Ora, è polemica sui social, ma mi chiedo, com’è successo?

I fatti finora

Stellar Blade non ha mai nascosto, fin dai primi video, la prorompente fisicità della sua protagonista: Eve è da sempre stata vista in abiti succinti e molto, molto attillati, al punto che iniziava a serpeggiare nell’ambiente che il gioco non fosse nulla di che, una trovata congeniale per stimolare i giocatori orientali all’acquisto (vi ricordo che il gioco è sviluppato da Shift-Up Corporation, in Corea) di solito avvezzi a prodotti di questo tipo.

Esce la demo del gioco e il pubblico si rende conto di due cose: la prima è che il gioco è buono, che a livello di gameplay intriga abbastanza anche il giocatore più navigato, e la seconda cosa, che balza ovviamente agli occhi, è il fisico di Eve, che ora controller alla mano risulta anche più procace e ben definito rispetto ai video passivi. Di fatto poter muovere Eve come si vuole, ne rivela ogni curva e segreto. 

Scoppia la polemica sui social: vi basta essere in un qualsiasi gruppo a tema videogiochi e, scommetto il mio salvataggio da 280 ore di Final Fantasy X su PS2, che avete incontrato almeno uno screenshot di Eve e qualche frase a corredo, più o meno scandalistica o ironica. Di seguito ci saranno stati non pochi commenti, sotto quella foto, di cui mi sono soffermato a leggere e facendone un sunto, tra i più gettonati ci sono

  • “Mai vista una donna?!”
  • “Costume al top!”
  • “Capolavoro!”
  • “Che gnocca!”
  • “Non vedo l’ora che escano le MOD!”

Già, le MOD: pratica che negli anni ’90 andava per la maggiore su PC, quando esisteva già chi si divertiva a modificare (da qui il termine MOD) l’aspetto dei protagonisti di un gioco. Ricordo in particolare proprio la leggenda di Nude Raider, una MOD che pare permettesse di giocare Tomb Raider 2 con Lara completamente nuda tutto il tempo. 

Il mondo di oggi

D’accordo, nel 1997 non esistevano i “social” così come li conosciamo oggi, ma non ricordo che mai nessuno si fosse lamentato dell’aspetto dei personaggi femminili nei videogiochi: ad esempio bastava lanciare un sasso dentro qualsiasi picchiaduro, partendo da Street Fighter, passando per Tekken, Soul Calibur. E chi si ricorda la modalità Beach Volley di Dead or Alive?

Negli anni ’80/90 e primi 2000 nessuno si scandalizzava per un fisico procace o prominente come quello di Eve: anzi, probabilmente era un vanto per il produttore quando si riusciva a creare un personaggio, universalmente ritenuto bello e sexy. C’erano poi i personaggi maschili come Dante di Devil May Cry, tamarro e con l’addome sempre in mostra, passando per Jin Kazama, Leon di Resident Evil e chi più ne ha più ne metta: è innegabile che la fisicità prominente, muscolare e forte a livello maschile, sexy e curvilinea del corpo femminile, sia qualcosa che il genere umano cerchi da sempre (qualcuno ricorda statue greche fisicamente discutibili? Non penso proprio! ndr).

La risposta è nel passato

Come è possibile che ci sia polemica per il corpo di Eve? Cioè, obbiettivamente cosa vi offende tanto nella fisicità di quel personaggio? Se apro un qualsiasi social oggi, sono invaso da ragazze e ragazzi di ogni paese, sempre in abiti succiniti o poco vestiti che mi vendono questo o quest’altro prodotto. Se poi vado avanti, scopro che molti di loro sono anche IA generate da sapienti mani umane, che modellano le forme in modo che attraggano la vista dello spettatore (sia quest’ultimo uomo o donna).

Se il mondo di oggi non ci convince, la risposta è molto probabilmente nel passato: prima ci facevamo molte domande in meno, talvolta sbagliando per carità, ma il più delle volte con cognizione di causa. Perché dovrebbe essere un problema o uno “scandalo” che la protagonista di un videogioco (che voglio ricordarvi, è un essere non vivente e che non esiste nel mondo reale ma solo dietro uno schermo) sia procace e sexy oggi, quando nel passato ce ne sono state a bizzeffe e nessuno ha mai detto “A”?

«Tiziano ma erano gli anni ’90, boomer!» Sì, rispondo io: erano gli anni ’90 quando tutto è iniziato, e prosegue ancora oggi, con esempi recentissimi come Bayonetta, l’androide 2B di Nier Automata e con Cyberpunk 2077 quando nella creazione di V possiamo anche decidere le “dimensioni” di ogni cosa. In definitiva, ascoltate chi viene dal “passato” e che di videogiochi ne ha visti a migliaia: fatevi meno domande banali e più domande costruttive, come «Stellar Blade ha Eve che è una bomba sexy ma il gameplay soddisfa? È divertente? Ha degli spunti interessanti?».

Potrei continuare all’infinito sulle domande e i tecnicismi ma il punto è che ad oggi, abbiamo un’azienda Coreana che si sta approcciando al mercato console, con il proprio stile, che nel proprio paese ha sempre funzionato e che ci propone un gioco interessante con doppiaggio interamente in italiano e protagonista sexy all’inverosimile: esattamente cosa avete da lamentarvi?

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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.