Dopo la lunga collaborazione in The Office, il dinamico duo formato da Greg Daniels e Steve Carell torna di nuovo a lavorare insieme in una commedia televisiva dall’incipit brillante, ricca di potenziale e in un momento storico in cui la libertà televisiva è molto più alta di quando l’amata serie che vedeva l’imbranato Michael Scott alle prese con la Dunder Mifflin. Parliamo di Space Force, la nuova intrigante serie Netflix. Gli anni sono passati, e con essi abbiamo visto Greg Daniels continuare la sua carriera da scrittore, direttore e creatore di fantastiche serie tv, così come abbiamo visto Steve Carell affrontare sfide comiche e non, mostrando le sue doti attoriali in molti modi. Dopo anni, ora tornano finalmente insieme in questa serie co-scritta che abbiamo potuto vedere in anteprima, ed ecco cosa ne pensiamo.
Boots on the Moon
Purtroppo la sinossi della produzione non aiuta per niente: la descrizione infatti, recita subito “Space Force è una workplace comedy…”. Questa dicitura, che ricorda molto l’idea di The Office, in realtà riesce fin da subito a trarre in inganno; Space Force è infatti una commedia molto più articolata, sotto molti aspetti. In primis, la storia racconta le vicende di Mark Naird, generale a quattro stelle che si trova con l’incarico di dover gestire la Space Force, nuova branca delle forze americane che punta a tornare sulla Luna. Con lui, tanti personaggi primari vanno a formare un’alchimia pressoché unica: parliamo di John Malkovich nei panni del Dr. Adrian Mallory, Ben Schwartz che impersona F. Tony Scarapiducci (il social media manager della base), Diana Silvers che veste i panni della figlia di Mark, Erin Naird, e Tawny Newsome che veste il ruolo di uno dei soldati della Space Force, Angela Ali. Questi cinque personaggi principali si articolano in esilaranti gag che hanno il potere di essere sempre diverse: dal ritmo al significato, Space Force è una fusione di generi di comicità talmente eterogenea da sorprendere continuamente.
Ovviamente non c’è da disperare, i personaggi ricorrenti sono all’altezza di questi: abbiamo l’infiltrato russo, il generale dell’Air Force e rivale di Mark, per non parlare dei vari e caratteristici tipi di persone che, di puntata in puntata, aggiungeranno pepe e altereranno lo status quo di Space Force. La serie, che ruota intorno ad una durata di circa 30 minuti ad episodio (per un totale di 10 episodi), mantiene un forte grip sulla trama orizzontale; essa infatti sarà il fil rouge che collegherà i vari episodi, sempre con una trama verticale ben dettagliata, mai affrettata e tediosa.
Parlando di alcune interpretazioni nello specifico, Steve Carell non delude mai nella sua veste buffo-comica, sebbene non sia stavolta il totale imbranato che spesso ha impersonato. Il duo con Malkovich è da urlo, e regala un duo fatto di frecciatine, spinte e di rispetto. Ben Schwarz sfrutta a pieno le sue doti da Stand Up Comedian in quello che è un ruolo al limite del paradossale, mentre le poche comparse di Lisa Kudrow nei panni della moglie di Naird sono eccezionali.
Sci-Force
Se c’è una cosa che salta subito all’occhio è la forte componente omaggistica: molte volte, infatti, alcune dinamiche ricalcheranno simboli conosciuti nello Sci-Fi e proporranno una sorta di parodia di tali prodotti. Ci scherzano su anche i protagonisti sul rapporto tra Naird, che crede nell’istinto, e Mallory, amante del metodo scientifico, molto vicino a quello tra Picard e Data. Per non parlare di tutte quelle esagerazioni che, fregandosene di rimanere attaccate al realismo, riescono a strappare più di una volta qualche gustosa risata.
Space Force comunque non è una serie demenziale: molte tematiche, trattate ovviamente in salsa comica, rimangono comunque reali e serie. La corsa allo spazio, il modo in cui i vari paesi si fanno una sorta di guerra psicologica, le ripercussioni delle proprie scelte e persino fiducia ed etica entrano in gioco nel corso della serie. Facendo un ulteriore passo, i personaggi denotano subito la crescita creativa di Daniels: se infatti le prime stagioni di The Office US portavano a schermo dei personaggi poco sfaccettati, solo con il passare del tempo i vari dipendenti della Dunder Mifflin hanno mostrato il loro animo, non bianco né nero ma fatto di una scala di grigi. Naird e compagni denotano subito questa caratteristica: persino il generale, buffo e con le sue fissazioni, non è lo stupido di turno (cosa che Michael Scott mostrava essere almeno nelle prime 5 stagioni) ma anzi mostra una forte volontà d’animo, un’intelligenza tattica elevata e persino delle turbe mentali degne di un essere umano.