Giocando Soul Hackers 2 per questa recensione abbiamo da subito avuto una sensazione, ossia quella di star giocando un Persona molto più accessibile e adatto praticamente a tutti. La barriera gigantesca d’accesso a Persona è infatti sempre stata quella di essere un gioco fortemente incentrato sulla narrativa, sul rapporto tra i personaggi e su ritmi di gioco decisamente atipici e lenti rispetto a tanti altri titoli, anche tra i JRPG. Di Soul Hackers 2 parleremo a brevissimo in modo molto più approfondito, ci mancherebbe, ma questa scelta di Atlus è davvero interessante, e troviamo sia stata una mossa saggia e sensata.
In questo modo possono sfoggiare la profondità ludica tipica dei loro titoli di punta con un gioco più leggero e “ritmato”, per così dire, che possa magari anche fare da apripista per i novizi alle loro opere più complesse e profonde (soprattutto dal punto di vista narrativo). E se siete fan di vecchia data dei loro lavori tranquilli, ovviamente piacerà anche a voi! Fatte queste considerazioni iniziali, iniziamo con la recensione vera e propria di Soul Hackers 2.
Alla salvezza del mondo nei panni di Ringo
Definire basilare il plot narrativo di Soul Hackers 2 sarebbe utilizzare un eufemismo, ma è anche vero che storie più complesse e sfaccettate avrebbero rallentato quello che invece è, a conti fatti, un ottimo ritmo di gioco derivante da un buon equilibrio tra storia e gameplay. La protagonista principale di questa storia è Ringo, un’Intelligenza Artificiale (IA) inserita nel corpo umano con sembianze da ragazza, creata da un’IA ancora più potente: Aion. Oltre a Ringo, Aion ha anche creato un’altra ragazza artificiale di nome Figue, che è un po’ una sorta di sorella/compagna d’avventura per la nostra protagonista. L’obiettivo delle due ragazze è quello di salvare il mondo da una non meglio precisata fine imminente, raccogliendo informazioni sul campo in merito a ciò che sta succedendo.
Ringo ha un potere molto speciale, ossia quello di fare un’hacking dell’anima agli esseri umani per carpire quante più informazioni possibili (tant’è che più che un hacking dell’anima sembra quasi un hacking cerebrale). La particolarità di questo potere è che, se eseguito su cadaveri di persone morte da poco, permette a Ringo anche di resuscitare i morti.
Quest’azione ha comunque delle controindicazioni per la nostra Ringo, che rischia di debilitarsi parecchio abusando dell’hacking dell’anima. Nelle battute iniziali resusciteremo tre personaggi che diventeranno membri del nostro party, ognuno di loro con vicende pregresse che dovremo approfondire per venire a capo del mistero sulla fine del mondo. Non entreremo più di tanto nel dettaglio nella descrizione delle vicende, in quanto non vogliamo fare spoiler, ma possiamo dire una cosa. Se da un lato il pretesto narrativo è trito e ritrito, ossia salvare il mondo, al solito a fare la differenza sono i personaggi.
Forse un pelo troppo macchiettistici, ma non crediamo sia un male, perché senza particolare approfondimento narrativo è giusto puntare su personalità molto marcate e riconoscibili. I personaggi di Soul Hackers 2 riescono nell’intenzione di non risultare anonimi, hanno interazioni interessanti tra di loro e la storia si lascia seguire volentieri. In più parliamo del team dietro ai Persona, quindi quando si tratta di dialoghi e scrittura dei personaggi si va automaticamente sul sicuro!
Gran gameplay, anche se la Progressione…
Il gameplay di Soul Hackers 2 è a mani basse la componente che più merita di essere lodata in questa recensione, per tutta una serie di motivi. Di solito si fa presto a dire che un gameplay è profondo, bisogna di volta in volta vedere quanta di questa profondità abbia o meno senso di esistere. Se esistono 1500 mosse e poi ce ne sono 3 fortissime e 1497 inutili, quella non è profondità.
Soul Hackers 2 ha una profondità effettiva, dove la scelta di questo o quell’altro moltiplicatore, quella o quell’altra skill, questa o quest’altra combinazione di mosse e così via può determinare davvero tanto l’esito di uno scontro, anche a difficoltà Normale! Andiamo però con ordine e partiamo dalle basi del sistema di gioco.
Soul Hackers 2 è un JRPG a turni abbastanza classico, come tutti gli altri prodotti principali sfornati da Atlus. Ogni personaggio ha i Punti Vita (PV) e i Punti Mana (PM), con questi ultimi è in grado di sferrare attacchi speciali oltre agli attacchi base (che invece non hanno costo). Gli attacchi speciali hanno un costo in Mana variabile in base a quanto sono forti o utili, ed è bene non abusare di mosse troppo forti per non ritrovarsi a corto di PM. Ci sono ovviamente anche gli immancabili oggetti consumabili, utili per ricaricare PV o PM, potenziare temporaneamente delle statistiche, revitalizzare compagni andati fuori combattimento o curarsi da condizioni di stato (come Veleno, Confusione, Sonno e così via).
Ogni personaggio ha il ruolo dell’Evocatore di Demoni, ma a differenza di quelli avversari i membri del nostro Party non potranno evocarli a tutti gli effetti. I Demoni per i nostri protagonisti fungono da potenziamenti per sé stessi e per le proprie armi, sono a tutti gli effetti come degli equipaggiamenti. Essi possono modificare le statistiche degli evocatori, aumentandone alcune o anche diminuendone altre a seconda del livello sia del Demone che dell’Evocatore, e soprattutto determinano il set di attacchi speciali sferrabili dall’Evocatore. Si possono anche fondere i Demoni per ottenerne di nuovi e più potenti una volta sbloccato il luogo apposito nella mappa, sia tramite fusioni normali che tramite fusioni speciali (che prevedono più di due Demoni per eseguire la fusione). Ogni attacco, sia base che speciale, appartiene a una certa categoria/elemento. Ogni nemico, sia Demone che boss di trama, ha debolezze, resistenze e a volte anche immunità a determinate categorie/elementi, mentre quelle dei nostri personaggi sono determinate in base al Demone equipaggiato.
Parlando di elementi, e soprattutto debolezze, è impossibile non citare una delle meccaniche più interessanti di Soul Hackers 2: la Tregenda. Ogni volta che colpiamo un nemico con un attacco che rispecchia una sua debolezza, piazziamo l’ombra del nostro Demone sul lato avversario del campo di battaglia. Alla fine del turno, quando tutti i nostri alleati hanno fatto la loro mossa, e se abbiamo sferrato almeno un attacco “superefficace” per usare un termine alla Pokémon, parte la sopra citata Tregenda, ossia una sorta di potente attacco aggiuntivo ad area. La potenza di questo attacco varia in base a quanti e quali sono i Demoni piazzati durante il turno sul campo avversario, il che si traduce in una combo. Un Demone è una Combo da 1, tre Demoni è una Combo da 3 e così via. Poco dopo le primissime fasi di gioco si sbloccheranno anche delle Abilità Comandante, attivabili durante il turno e che si ricaricano al passare di un numero (x) di turni. Una di queste permette di aggiungere un +1 alla combo a ogni attacco, a prescindere che sia superefficace o meno.
La Tregenda apre a dinamiche interessanti durante il combattimento, come il fare danni chirurgici e distribuiti tra tutti gli avversari per poi, a fine turno, dare il colpo di grazia a tutti con una potente Tregenda e finire lo scontro in un turno! Un’importante accelerazione per il ritmo del gioco, e che permette di farmare sensibilmente più in fretta durante l’esplorazione dei vari Dungeon ed è proprio di essi che è giunto il momento di parlare.
In Soul Hackers 2 esistono due macro categorie di Dungeon: quelli “urbani“, ossia in luoghi presenti nel mondo di gioco, e quelli del Matrix dell’Anima. In entrambi è possibile trovare i propri Demoni alleati sparpagliati in giro, con i quali possiamo interagire per ricevere strumenti/materiali, curare i nostri PV/PM e addirittura reclutare nuovi Demoni in cambio di qualcosa. Se il reclutamento casuale dovesse portare a trovare Demoni già inseriti tra le nostre fila, invece di reclutarli riceveremo una ricompensa casuale. I nemici si manifestano sotto forma di entità distorte in grado di seguirci e, toccandole, avvieremo la lotta contro un numero casuale di Demoni. Tirando una spadata a queste entità, è possibile atterrarle, cosa che ci da la possibilità di avviare lo scontro con un’imboscata (ossia un leggero danno ad area su tutti i nemici), ma se veniamo noi colti di sorpresa i nemici potrebbero a loro volta sferrare un’imboscata (che nel loro caso è l’esecuzione di un paio d’attacchi prima dell’inizio della lotta).
Sui Dungeon base non ci sono cose rilevanti da segnalare, quindi concentriamoci sui Matrix dell’Anima che, personalmente, abbiamo trovato una bella chicca. Sono Dungeon esplorabili entrando nell’Axion, ossia il sottosuolo dove risiede Aion. Altri non sono che una sorta di proiezione dell’anima degli alleati di Ringo, ed esplorandoli è possibile ottenere nuove abilità passive e approfondire la lore dietro i vari personaggi. Perché diciamo che è una chicca? Semplice, le aree dei Matrix dell’Anima si sbloccano man mano che migliora il rapporto di Ringo con gli altri personaggi, attraverso ad esempio le scelte multiple in alcuni dialoghi.
Tra l’altro ottimo aver messo un’anteprima di quale personaggio sarebbe contento con una risposta piuttosto che un’altra, informazioni che capita siano nascoste in altri titoli ma che è un bene rendere esplicite, soprattutto quando si vuole dare un taglio più arcade all’esperienza di gioco. Così come è un bene dare una funzione così spiccatamente ludica ai rapporti tra i personaggi, unendo il tutto anche a un approfondimento narrativo di questi ultimi. La struttura di Soul Hackers 2 è decisamente molto solida, ma non eccelle alla luce di una progressione non impeccabile.
A difficoltà Normale, pur farmando abbastanza e cercando di ottimizzare il più possibile gli equipaggiamenti, ci siamo più volte trovati di uno o due livelli sotto il boss di turno e, soprattutto, a ricevere molti più danni di quelli che infliggevamo. Ovviamente stiamo tenendo a mente che essendo i boss e i loro Demoni in inferiorità numerica devono essere un po’ più forti, parliamo di un gap un po’ più ampio di quello che ci si aspetterebbe. Risulta abbastanza evidente come Atlus abbia tarato la curva di leveling, e di difficoltà generale, sulla base dell’attitudine dei propri fan.
Effettivamente, se si fa tutto ciò che si può fare, si è molto più allineati con le sfide che ci si parano davanti. Non è però qualcosa che ci si aspetterebbe da una difficoltà Normale, semmai da una Difficile o dal New Game plus. Un’altra situazione ricorrente nella nostra run è stata quella di avere un numero di Yen esageratamente alto, al punto che non sapevamo più come spenderli. Gli shop di oggetti e potenziamenti non mancano di certo, ma non offrivano risorse sufficienti a farci effettivamente terminare i fondi (a ulteriore riprova che abbiamo farmato parecchio, considerando che ogni lotta vinta fa guadagnare Yen). Per le lotte vinte sarebbe stato forse meglio diminuire un pochino gli Yen ottenuti e aumentare leggermente i punti esperienza, avrebbe probabilmente reso più appagante la curva di progressione.
Il Comparto Tecnico
Il comparto grafico e sonoro di Soul Hackers 2 urla “Atlus” da tutti i pori, con una direzione artistica impossibile da non riconoscere. A partire dai modelli/design dei personaggi fino al più piccolo dettaglio dei menu. La cifra autoriale di questo titolo è indiscutibile e se avete apprezzato lo stile di Persona amerete anche quello di Soul Hackers 2. Nota di merito, ma a metà, per le musiche. Sono belle, chiariamoci, ma forse qualcuna in più non avrebbe fatto male e manca quella OST che ti rimane in testa realmente. Sarebbe però inopportuno fare il paragone diretto con giochi come Persona 5 (qui la nostra recensione), un po’ perché in una recensione non si dovrebbe in questo senso e un po’ perché, diciamocela tutta, pareggiare le vette di OST come Last Surprise era decisamente difficile per un prodotto non di punta. Forse non ci hanno convinto appieno alcuni effetti sonori, ma sono veramente minuzie alle quali non è il caso di dare peso.
Siamo arrivati al termine della recensione e la domanda è la solita, Soul Hackers 2 vale la pena? Assolutamente sì! Non è un gioco perfetto, ci mancherebbe, ma è un ottimo videogioco con una struttura solida e quadrata, e con qualche rifinitura in più nella progressione sarebbe stato anche migliore. Se siete fan dei prodotti Atlus potete andare sul sicuro, ma anche per i non appassionati è sicuramente consigliabile. Promosso, senza ombra di dubbio.