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Sonic Frontiers – Recensione, il riccio blu ha ritrovato la sua tridimensionalità

Nel corso degli anni, il personaggio di Sonic ha sicuramente vissuto alti e bassi. Del resto, SEGA non ha mai abbandonato il suo eroe simbolo, il riccio blu divenuto in breve tempo una delle icone più rappresentative del mondo dei videogiochi, e per farlo ha spesso deciso di prendere il franchise e portarlo in direzioni decisamente inusuali. Sonic Frontiers è sicuramente uno di quei tentativi, visto che l’idea alla base del gioco non sembra avere precedenti nella storia della saga del riccio blu.

Vero anche che, perlomeno dai primi trailer di annuncio, il gioco non ha fatto una grande impressione al pubblico e agli addetti ai lavori: un gameplay poco interessante, un mondo aperto abbastanza scarno (specie se paragonato ai grandi classici del genere) e più in generale una pochezza non indifferente sembravano essere caratteristiche decisamente poco incoraggianti.

Tuttavia, se Sonic Frontiers non sembrava di primo acchito rendere giustizia al suo marchio, sembrando un prodotto acerbo e poco rifinito, è altrettanto vero che nel corso delle settimane la nebbia si è parzialmente diradata, fino a quando si è potuto finalmente mettere le mani sulla versione completa del gioco. Innanzitutto è meglio chiarire subito una cosa, rispondendo alla domanda che più di ogni altra sta tenendo banco tra gli appassionati del riccio: Frontiers è lo Zelda Breath of the Wild della saga di Sonic? La risposta è no. Nel senso che se da un lato il gioco è la più ambiziosa virata nella serie dai tempi di Sonic Adventure, dall’altra non riesce ad accostarsi troppo al capolavoro Nintendo (né vuole farlo).

Nuove Avventure

La storia di Sonic Frontiers è ovviamente abbastanza consueta, sebbene devi un bel po’ dai canoni classici a cui ci ha abituati il riccio: Sonic si trova insieme a Tails e Amy, quando un evento inspiegabile separa i tre amici gli uni dagli altri. Al suo risveglio, Sonic si ritrova su un’isola sconosciuta, senza alcuna traccia dei suoi compagni: dove si trova, e perché è lì? La risposta a questa e ad altre domande tratteggiano una narrazione tutto sommato piuttosto interessante, in grado di porre l’accento sul pianeta abitato da alcune piccole creature chiamate Koco, legate a doppio filo a un’antica civiltà nota come gli Antichi.

Personaggi storici come Knuckles e Eggman faranno ovviamente la loro comparsa, oltre a Big the Cat e altre special guest che non vi riveleremo per non rovinarvi la sorpresa. Ciò nonostante, la storia maggiormente “adulta” e l’atmosfera a tratti soffusa e decisamente meno scanzonata del solito renderanno le nostre corse a perdifiato sulle Starfall Islands molto interessanti.

Come prima cosa, il Sonic Team ha insistito spesso sull’utilizzo della definizione di gioco open zone piuttosto che open world. Tradotto, ciò che ci troveremo davanti è uno spazio aperto pieno zeppo di collezionabili – come semi che potenziano l’attacco o la difesa, passando per gettoni o ingranaggi – con l’obiettivo di battere il boss di fine livello e sbloccare così nuove aree. Sì, nel mentre non mancheranno le sezioni platform che hanno reso celebre Sonic nel corso degli anni, ma in Frontiers tutto sembra muoversi in una direzione diversa e sicuramente atipica.

La mappa offre quindi di fatto dei segmenti liberamente esplorabili e non un mondo aperto vero e proprio (dando così peso alle parole degli sviluppatori), con all’interno varie sfide più o meno complesse da portare a termine prima di mettere KO il supercattivo di turno. Una volta chiarito questo punto, c’è da dire che in maniera quasi del tutto inaspettata, Sonic Frontiers funziona e anche piuttosto bene. L’accento non è posto sulla libertà esplorativa o sul respiro epico delle ambientazioni, come invece accade in un Breath of the Wild, bensì nel moveset di Sonic, il quale rende il tutto estremamente funzionale al contesto.

La Prossima Sfida

Le fasi platform sono quelle a cui Sonic ci ha abituato da sempre nei diversi capitoli 3D rilasciati sino ad ora; abbiamo l’attacco a ricerca ci permetterà di sorprendere i nemici o raggiungere ganci e rampe, con in più la possibilità di concatenare combo attraverso l’utilizzo di abilità specifiche che guadagneremo nel corso dell’avventura. Nota a parte per le boss fight, le quali strizzano palesemente l’occhio a Shadow of the Colossus, sebbene risultino meno epiche del previsto.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, la versione PlayStation 5 è si difende piuttosto bene: le ambientazioni sono abbastanza vaste e suggestive, così come i modelli dei personaggi principali e non. Certo, siamo lontani da vette di eccellenza in grado di riscrivere il genere, ma il risultato è pur sempre di ottimo livello, nonostante qualche difetto qua e là (specie per quanto concerne il pop-up di oggetti e altri elementi dello scenario, un difetto che immaginiamo verrà corretto con le patch di rito previste nelle prossime settimane).

Inoltre, ci sono alcune cose che impediscono a Sonic Frontiers di toccare il massimo dei voti: il sistema di controllo e lo schema di comandi non sembrano a volte collaborare come dovrebbero, un difetto che sembra ereditato da tutti i capitoli di Sonic realizzati in tre dimensioni. Anche la telecamera virtuale di tanto in tanto inciampa, così come capita talvolta di incappare in enigmi ambientali la cui difficoltà è davvero ridotta al minimo, oltre a una varietà non sempre al top. Ad ogni modo, l’ultimo titolo 3D della saga riesce a superare di diverse spanne giochi come Sonic Forces, Sonic Unleashed e Sonic e gli Anelli Segreti, che poco non è.

Sonic Frontiers

8

Sonic Frontiers, in maniera quasi del tutto inaspettata, risulta essere uno dei migliori capitoli tridimensionali della saga, specie dopo alcuni passi falsi usciti nel corso degli anni che avevano sconfortato quasi del tutto la fanbase, orfana di un episodio 3D che riuscisse a tenere testa al celebre e amatissimo Sonic Adventure. Frontiers, quindi, potrebbe essere un'ottima base di partenza per i capitoli futuri, nonché un gioco da non perdere se si è appassionati del riccio blu più famoso di sempre.

Marcello Paolillo
Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.

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