Signore e Signori, ci siamo, siamo giunti al momento tanto atteso. Dopo la recensione del pre-finale di Snowpiercer 3, oggi è il turno del (non) atteso finale di stagione, l’episodio numero 10. Lo abbiamo detto tante volte durante questo lungo e sofferente viaggio attraverso le avventure dello Snowpiercer: questa terza stagione non è stata per niente all’altezza delle prime due. Tre primi episodi tutto sommato buoni, che concludevano la battaglia tra Snowpiercer e Big Alice (che, come detto, apparivano idealmente gli ultimi tre della stagione due, narrativamente parlando), ma poi il nulla assoluto, o quasi. Layton doveva condurre il treno ed i suoi abitanti al tanto acclamato Nuovo Eden, un angolo di Africa che sembrerebbe aver superato questa nuova glaciazione e sarebbe quindi pronto per essere colonizzato ed ospitare il futuro dell’umanità. Più o meno con l’inganno e grazie alla complicità di Asha (personaggio spuntato fuori dai cassetti e già morto e defunto in pochissimi episodi), tutti vogliono seguire Layton nel viaggio. Poi succedono cose inutili, si perde tempo con relazioni improbabili, muore Pike senza troppe ragioni, Ruth è l’unico personaggio interessante della serie, viene finalmente ritrovata Melanie.
Ecco tutti i tasselli che conducono a questo finale di Snowpiercer 3 e questa recensione non può che cominciare proprio dal ritrovamento di Melanie. Sopravvissuta al freddo grazie ad un piccolo treno monoposto, resistendo alla fame con la sospensione, viene recuperata grazie ad un’intuizione di Wilford e l’aiuto di Layton e la sua squadra. Torna sul treno, espone i risultati dei suoi studi e (giustamente) non crede nella bontà e nell’esistenza del Nuovo Eden. Anziché parlarne come si deve con Layton e cercare di guadagnare tempo, preferisce riprendersi il treno con la forza e isola Layton e i suoi sulla Big Alice, non prima di aver rivelato le menzogne che lui avesse raccontato agli altri, che ora credono istantaneamente a Melanie.
Snowpiercer 3: recensione di un finale deludente
Già le premesse sono di sceneggiatura davvero debole, ma il proseguo è peggio, se possibile. Melanie e Wilford stringono un accordo, sembrerebbe che l’unico futuro possibile sia quello dello Snowpiercer che continui le sue rivoluzioni intorno al mondo; Layton sembra isolato sulla Big Alice a vita, ma riesce a parlare con Melanie. Layton e Melanie stringono un accordo, capendo di essere stati entrambi assoggettati, nuovamente, da Wilford, che va definitivamente espulso dal treno (buona riconoscenza). Cambi di idee a non finire basati su tesi campate in aria e buttate lì senza il minimo approfondimento quando se fossero state semplicemente diluite in più episodi e raccontate con più calma, avrebbero potuto acquisire tutto un altro senso; schizofrenia di scrittura come non si è mai vista prima, eppure si arriva all’unica conclusione che accontenti tutti, anche gli spettatori e che al tempo stesso sia coerente con il film originale: dividere il treno in due parti.
Lo Snowpiercer continuerà le sue rivoluzioni intorno al mondo fino a trovare un vero Nuovo Eden, mentre la Big Alice si dirigerà alla volta del Corno d’Africa, in cerca del caldo. Tempo per scegliere quali delle due strade percorrere? Sei ore. Perché fare un’altra rivoluzione e prendersi tre mesi di tempo per organizzarsi sarebbe stato davvero troppo illogico, no? E quindi, ecco che i due treni si dividono, così come i personaggi, tra scene divise tra toccanti e imbarazzanti (ci sarà anche la morte più stupida che abbiate mai visto in una serie tv) a vivere avventure totalmente diverse, che non spoileriamo, entrambe indirizzate verso la stagione 4, che arriverà con ogni probabilità il prossimo anno su Netflix. Molto facilmente sarà migliore di questa terza stagione.