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Sir Gawain e il Cavaliere Verde – Recensione del nuovo adattamento arturiano

Ecco la recensione di uno dei migliori film dell’anno, Sir Gawain e il Cavaliere Verde, un capolavoro del cinema sul ciclo arturiano.

Forse dai tempi di Excalibur di John Boorman del 1981 (liberamente tratto da La morte di Artù di Malory) non si vedeva un adattamento che equilibrasse con tanta maestria licenza poetica alla fedeltà con l’opera di riferimento. Perché, sia chiaro, le differenze dalla novella omonima (di autore anonimo e risalente al tardo 1300), sono significative. E il regista David Lowery, già autore dell’ottimo The Old Man and the Gun (2018), non ne fa mistero.

Per chi avesse visto solo il trailer, già l’indiano Dev Patel nel ruolo del protagonista Gawain suona come un avvertimento a priori che questa scelta sarà un adattamento libero per il cinema di uno dei racconti più celebri su re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda.

In una notte d’inverno…

Il film inizia seguendo la storia originale: in una Camelot sporca, fredda, malata, lontana anni luce dalle tipiche rappresentazioni romantiche, si festeggia il Natale. Gawain siede alla destra di Re Artù (Sean Harris) non certo per meriti di valore e onore ma, in una prima significativa differenza dall’originale, in quanto figlio della strega Morgana (Sarita Choudury). Gawain è infatti ben lontano dall’ideale di eroe arturiano a cui siamo abituati: pigro, indolente e vanesio, addirittura si sveglia la mattina di Natale in un bordello assieme all’amante Esser (Alicia Vikander). Siede insomma alla Tavola più per nepotismo che per qualità cavalleresche, non ha nobili imprese da raccontare. Non ancora almeno, come insiste la zia Ginevra (Kate Dickie).

Sir Gawain e il Cavaliere Verde

Infatti, neanche a farlo apposta, ecco che si presenta alle porte lo spettrale e arboreo Cavaliere Verde (Ralph Ineson) – creato proprio da Morgana perché il figlio possa dimostrare i suo valore – che propone un gioco natalizio ad Artù: accoglierà da lui qualsiasi colpo gli sarà inferto a patto di poterlo restituire a partire da un anno e mezzo. Sapendo la vita del re troppo importante e volendo dar prova di sé, Gawain accetta la sfida al posto dello zio e con la spada decapita il Cavaliere, sicuro che il fendente sarà fatale all’avversario. Ma, a sorpresa, lo spettro si rialza e, con la testa tra le mani, invita il giovane a rispettare la parola data: a distanza di un anno e un giorno dovrà raggiungerlo nella Cappella Verde e subire il colpo del suo avversario, anche se questo vorrà dire per lui morte certa. Passa un anno e Gawain, con la benedizione dello zio e della madre, parte per il viaggio pattuito con il Cavaliere Verde che metterà alla prova la forza del suo carattere, la sua visione del mondo e il suo onore di cavaliere. 

Sir Gawain e il Cavaliere Verde, storie del passato…

… storie del presente. In quanto poema ed esemplare mito di fondazione, Sir Gawain e il Cavaliere Verde racconta l’importanza di accettare le proprie imperfezioni e le proprie debolezze, ma di aspirare comunque a qualcosa di più da se stessi. Sulla scia di questa morale, Lowery costruisce un film che ha il tenore degli elevated horror tanto popolari oggi giorno (non a caso il film è una produzione A24) e che esplora temi come la mascolinità, la reale importanza di un’eredità e la vanità dei princìpi cavallereschi.

Sir Gawain e il Cavaliere Verde

Incantevoli valori di produzione incorniciano una storia che è perennemente in equilibrio tra passato e presente, in cui il regista esaspera tutti gli elementi e simboli della novella originale facendoli suoi. Anche se le differenze dall’originale sono significative, Sir Gawain e il Cavaliere Verde non perde mai di vista il suo scopo: raccontare una storia da un passato lontano che risuona in armonia con necessità e dubbi del presente.

Sir Gawain e il cavaliere Verde

9.5

Un capolavoro di adattamento del ciclo arturiano, Sir Gawain e il Cavaliere Verde rielabora il suo materiale di riferimento senza tradirne lo spirito e la morale, arricchendolo di incantevoli valori di produzione e producendo un'avventura fantasy inimitabile.

Pierfranco Allegri
Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it

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