E’ tempo di leggende in casa Marvel, in particolare quelle cinesi, o in altre parole quelle che fanno sognare e ad esempio tornare indietro nel tempo per rivedere i fasti de La Tigre e il Dragone. Abbiamo avuto la possibilità di guardare Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli prima della sua uscita nelle sale – fissata per il 2 settembre 2021 – e oggi vi presentiamo la nostra recensione. Iniziamo col dire che senza dubbio stiamo parlando di una leggenda, e questo si nota in tutto e per tutto. È un film che ci riporta al passato, a quando la terra era ancora un luogo fondamentalmente inesplorato e impervio, dove regni e imperi nascevano e crollavano quasi alla stessa velocità. Un nuovo tassello si aggiunge alla fase quattro del Marvel Cinematic Universe, e con esso un altro personaggio che non ci ha convinto moltissimo, ma che speriamo possa recuperare in seguito.
Una leggenda moderna
Da secoli nella Cina si tramanda la leggenda del Portatore dei Dieci Anelli: oggetti di infinito potere che donano al loro proprietario la vita eterna e una virtuale invulnerabilità. Il portatore è cambiato nel corso dei secoli, fin quando non è giunto Wenwu, un uomo non solo capace di dominare il potere degli anelli, ma anche in grado di comprenderne l’essenza e di fondare un impero duraturo nel tempo. Passano gli anni e, dopo mille inverni, Wenwu è riuscito a conquistare l’intero pianeta terra, vivendo nell’ombra per secoli e rovesciando governi a suo piacimento. La storia proseguirà senza intoppi fin quando non scoprirà la presenza di un mondo a di là del nostro: il portatore degli anelli deve trovare Ta Lo, la città incantata dove padroneggiano le arti del Kung-Fu mistico. In quel luogo l’uomo troverà l’amore e – dopo le nozze – darà la vita al piccolo Shang-Chi, che crescendo deciderà di non seguire le orme del padre ma bensì allontanarsi dalla sua ombra per trovare il suo destino. Non potendo dirvi altro circa la trama, sappiate che il film è abbastanza scorrevole e vi condurrà alla fine senza troppi voli pindarici o flashback incomprensibili. Semplice e a tratti banale, la trama si dipanerà nell’arco di centotrentadue minuti di botte e azione quasi del tutto privi di dialogo.
L’urlo di Shang-Chi terrorizza l’occidente
Non possiamo non mensionare all’interno della recensione, il fatto che Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli è ovviamente un tributo alla Cina e alla sua storia. Porta con se un cast quasi interamente orientale, al netto della spassosa presenza di Ben Kingsley che torna a vestire i panni dell’attore strampalato Trevor Slattery, che già in Iron Man 3 aveva fatto le veci de “il Mandarino”, villain fasullo e trasposizione non così improbabile – ma decisamente marcata – di Wenwu (Tony Leung Chiu-Wai); quest’ultimo, in questo film, torna ai suoi fasti di “villain” (virgolettato) che peró esula dal classico bianco e nero, nonostante abbia scopi malvagi o negativi nei confronti del mondo, dietro si celano degli obiettivi precisi, al punto da definirlo una sorta di “pseudo villain“, interessato solo ai suoi scopi e non curante di chi schiaccia lungo il suo cammino. Simu Liu nei panni di Shang-Chi è ottimo nonostante il film faccia di tutto per rendere il protagonista stesso un vero inetto e sempre fuori posto. A seguirlo in questa strampalata missione ci sono la migliore amica Katy (Awkwafina) e Leiko Wu (Fala Chen) sorella di Shang-Chi. Il film è contrastante, da un lato la pellicola ricorda molto i film Marvel che siamo abituati a vedere, dall’altro somiglia ad un film anni novanta di Jackie Chan, non molto convincente.
What’s my destiny Shang-Chi?
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli, come abbiamo già anticipato all’interno di questa recensione, non convince assolutamente: da un lato c’è la crescita del protagonista che potremmo dire essere pari a zero, lui è bravo nelle arti marziali e tale rimane, semplicemente ottiene il potere “perché si”. Mentre dall’altro lato troviamo la presenza costante dell’amica Katy, pretestuosa e senza il minimo significato eccetto quello dell’avere una spalla comica a tutti i costi. Il film è un’evoluzione che passa da film ispirati come La Foresta Dei Pugnali Volanti, andando a sbattere contro l’azione (talvolta demenziale) alla Jackie Chan – che sebbene negli anni novanta, inizi del duemila andava bene perché di base non si prendeva sul serio, qui cercano addirittura (sbagliando) di renderla seriosa – ed infine ci ritroviamo in quella che potremmo definire la peggiore puntata non canonica di Dragon Ball (ma sfortunatamente non verrà Goku a salvarci). L’azione gratuita, il protagonista che sebbene sulla carta stampata risulti pure ben scritto e strutturato, qui appare assolutamente privo di carisma e detto francamente, se non ci fosse stato il logo Marvel sulla locandina, probabilmente non avrebbe attirato l’attenzione di nessuno. Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli vale solo per le due scene dopo i titoli di coda, che per quanto possano lasciare intendere abbastanza indizi ad un osservatore esperto, possono far nascere seri dubbi allo spettatore che non segue accanitamente l’MCU.