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Ride – Recensione del thriller italiano di Jacopo Rondinelli

Dopo aver lavorato con svariate produzioni estere nel corso degli ultimi anni (come True Love e Mine) il duo creativo composto da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro ha deciso di adottare un’idea di Marco Sani per trasporre sul grande schermo Ride. Il progetto iniziale nasceva dalla particolare scelta di girare un lungometraggio d’azione interamente tramite action camera. L’ambizioso compito di realizzare tutto questo è ricaduto sulle spalle di Jacopo Rondinelli, che ha abbracciato questo limite e ci ha mostrato qualcosa di completamente nuovo e inedito tramite questo film.

La storia vede come protagonisti una coppia di amici che vivono le loro giornate all’insegna dell’estremo, con il fine ultimo di filmare le loro imprese per poi postarle in rete sul proprio canale. Il loro stile di vita, basato sull’adrenalina e sulla continua ricerca di visualizzazioni, si scontrerà ben presto con la realtà quando la moglie di Kyle (Ludovic Huges) minaccerà di lasciarlo e di portarsi la figlia con sé, nel caso non la faccia finita con i rischi inutili e inizi a cercare un lavoro serio e regolare per mantenerle. Dall’altra parte anche l’amico Max (Lorenzo Richelmy) si ritroverà in non poche difficoltà quando la malavita locale deciderà di riscuotere il suo enorme debito maturato con il gioco d’azzardo. Messi alle strette, entrambi i protagonisti non avranno altra scelta che quella di accettare un misterioso invito per una gara di downhill con in palio una somma di denaro tale da poter risolvere tutti i loro problemi economici. Una volta dentro però, i due ciclisti scopriranno che questo gioco è molto più elaborato e contorto rispetto alle classiche corse alle quali sono stati abituati finora. Costanti insicurezze su cosa è reale e cosa no, comprometteranno progressivamente sempre di più la fiducia tra i due compagni di squadra, fino a quando il tutto non si tramuterà in una vera e propria sfida per la sopravvivenza.

Ride è una ventata d’aria fresca per il cinema italiano. Qualcosa di un livello superiore, vista la grande cura utilizzata nel confezionare questo prodotto, che non ha nulla da invidiare ad altri simili provenienti da oltreoceano. Con un’estetica ricercata (molto moderna e simile a quella videoludica) e una colonna sonora importante (che crea perfettamente un’atmosfera di angoscia con i suoi suoni pesanti e opprimenti), il risultato è sicuramente qualcosa di immersivo e d’impatto. Anche il principio cardine sul quale si trascina l’intera pellicola fornisce una forma di narrazione mai vista prima, grazie all’uso delle action camera per riprendere le vicende dei personaggi principali. La trama è abbastanza interessante ed enigmatica, sa catturare l’attenzione dello spettatore per poi mantenerla per l’intera durata della proiezione grazie ai continui colpi di scena che si susseguiranno per tutto il racconto. Il fatto che dopo la conclusione rimangano molti punti interrogativi e un alone di mistero attorno all’organizzazione dietro alle vicende viste, lascia spazio a teorie che potrebbero trovare spazio in opere complementari che possano rivelare storie e ragioni di antagonisti e personaggi secondari; creando quindi un vero e proprio universo a se stante.

Ride

7

Ride appartiene sicuramente a un altro livello per essere un film completamente italiano. Il fatto che, come altre grandi produzioni estere, non si limiti a narrare una storia a se stante, ma a creare un vero e proprio universo narrativo è alquanto lodevole; ma il soggetto sul quale poggia le basi è forse fin troppo di nicchia per essere utilizzato come fondamenta di qualcosa che vada oltre la singola pellicola.

Alberto "Allister" De Lorenzis
Nato e cresciuto nel panorama videoludico con e da mamma Sony. Nonostante la forte passione per il retrogaming, è sempre aggiornato sulle ultime novitá e pronto a condividerle con gli appassionati come lui.

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