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Return of the Obra Dinn – Recensione, l’orrore nei mari torna su Nintendo Switch

Il biennio 2018-2019 è stato un anno particolarmente rigoglioso dal punto di vista delle produzioni indipendenti, tanto da far scendere la lacrimuccia a tutti quei giocatori affamati di novità, ma soprattutto di opere d’arte intimamente per pochi. Questo tipo di produzioni cercano sempre di offrire qualcosa che vada ben oltre la mera esperienza ludica, facendoci staccare il biglietto per qualcosa di “mai visto prima”. Inutile dire che data l’esplosiva mole di questi contenuti tra chi ci mette tutto l’impegno e chi tenta la fortuna senza grosse doti, a riuscirci sono davvero in pochi. Tra gli sviluppatori che si sono rivelati capaci d’emergere da questo mare sconfinato c’è senza dubbio Lucas Pope, che ha consacrato la sua fama con l’altrettanto conosciuto Papers, Please (definito dallo stesso “A Dystopian Document Thriller”).

E proprio di mare sconfinato ci va a parlare nella sua ultima fatica, che nell’ottobre dello scorso anno è riuscito a guadagnarsi la stima di tutti e metascore stellari, forte di una trama misteriosa e di componenti investigative definitive. Return of the Obra Dinn arriva quindi anche su console, ma soprattutto sulla più giovane Nintendo Switch, avvalorando la grande importanza che la Casa di Kyoto sta dando a questo tipo di produzioni. Questa, è la versione da noi testata.

return of the obra dinn

Lost at Sea

14 ottobre 1807. La nave Obra Dinn finisce nel porto di Falmouth visibilmente danneggiata e senza alcuna traccia a bordo dell’equipaggio. L’imbarcazione, un mercantile in partenza da Londra verso l’Oriente, risultava dispersa dopo la sua partenza nel 1802, perché mai sarebbe arrivata con le sue 200 tonnellate di beni al rendez-vous sei mesi dopo essere salpata? In Return of the Obra Dinn impersoneremo un investigatore per le assicurazioni della East India Company, ufficio di Londra, inviati tempestivamente sul posto per scoprire cosa sia accaduto a bordo della nave, ma soprattutto per effettuare un sopralluogo con annessa stima di danni e perdite. Come incipit, già da sé, è abbastanza intrigante, tuttavia ci troviamo solo alla punta dell’iceberg… perché un libro donatoci potrebbe farci scoprire molto più di quello che potremmo inizialmente aspettarci.

Return of the Obra Dinn è un’avventura grafica narrativa ed investigativa in prima persona, ma che meglio di quasi la totalità dei titoli di questo genere che abbiano visto la luce, mette in primo piano la capacità di giudizio ed intuizione del giocatore stesso. Un passo in avanti davvero enorme.

Il gioco si basa sui pilastri unici e fondamentali dell’esplorazione e della deduzione logica, sfruttando una grafica sì in tre dimensioni, ma bicromatica e disponibile in più “simulazioni”. Attenzione a definirlo un difetto o una mancanza di stile, perché vi renderete conto semplicemente giocando che tali caratteristiche sono parte intrinseca della sfida, e che i colori per molti versi avrebbero reso il tutto sia troppo facile, sia con un’atmosfera meno adatta.

Sfruttando il nostro orologio da taschino e i ritrovamenti all’interno della nave, attiveremo man mano una serie di flashback (esplorabili) divisi in capitoli, andando a completare man mano il libro bianco consegnatoci. Tutto quello di cui disponiamo al principio sono delle nozioni di base, ovvero la lista completa dell’equipaggio e le loro foto, ma chiaramente senza che nessun viso sia collegato ad un volto. Il nostro compito sarà quindi capire, pezzo dopo pezzo e persona dopo persona, qual è stata la sorte dei 60 membri dell’equipaggio. Attenzione però, questi flashback esplorabili saranno delle scene vere e proprie, ma freezate in un preciso momento (e quindi non dinamiche): una vera e propria scena del crimine!

Descritto così sembrerebbe quasi un semplice trial and error, se non fosse per il fatto che otterremo un feedback positivo dal gioco stesso solamente quando riusciremo a comprendere esattamente volto, foto, e modalità della morte o scomparsa di tre persone contemporaneamente. Non solo, esplorare in tempo reale e visionare flashback sparsi in ogni angolo sarà fondamentale, perché alcuni indizi sono davvero ben nascosti, oppure richiedono una particolare attenzione e deduzione per essere decifrati. Un affascinante paradiso per gli amanti del genere.

Qualcuno ha gridato “Kraken”?

L’atmosfera che il gioco crea è incredibile, e anche senza vere e proprie situazioni orrorifiche per il giocatore, il senso di angoscia e di disturbo sarà palpabile, con la sensazione di essere in pericolo senza un reale motivo. Gli orrori che la storia nasconderà sono molto particolari, e vanno a coprire qualsiasi argomento possa sfiorarvi la mente per un allegro viaggio in mare. Inutile provare a nascondere la presenza di un kraken, come di sicuro avrete già visto dopo la prima pubblicazione del gioco, ma tutto ciò che circonda il suo attacco è pura genialità.

Impossibile trovare veri e propri difetti a un’opera di questa caratura, ma effettivamente un paio di piccole sbavature sono presenti. Prima di tutto, in un paio di casi sarà quasi impossibile non rimanere impantanati nel gioco: alcuni capitoli del libro si apriranno necessariamente dopo aver effettuato il ritrovamento di un dato cadavere, ma un paio di essi sono nascosti DAVVERO troppo bene, e girovagare per ore senza concludere nulla potrebbe diventare tedioso. Un valore aggiunto per incentivare ancor di più l’esplorazione? Forse. A completare il cerchio effetti sonori, soundtrack e doppiaggi incredibili.

Oltre a ciò però, i punti a sfavore sono riassumibili solo nel fatto che il gioco finisce, e non lo avremmo mai voluto. Ad aggiungere chiarezza, una volta finito il titolo, sarebbe stato il massimo disporre di una modalità in cui tutte le scene scoperte si unissero in un unica storia, permettendoci di vedere dinamicamente l’intero svolgimento.

Brivido ibrido

Andando a parlare nello specifico della versione per Switch, siamo rimasti piacevolmente sorpresi: non stiamo parlando certo di un titolo che a livello tecnico richieda una capacità di calcolo enorme, senza contare che la semplicità del titolo e il suo sviluppo col motore grafico Unity lo rendono molto versatile. Il risultato è una comodità gradevole e inaspettata in modalità handled (con la palpabile sensazione di star quasi sfogliando per davvero un libro), e con una godibilità altresì performante (ma forse meno immersiva) anche con la console adagiata nella Dock Station. Peccato per la mancata implementazione di feature direttamente legate alla console.

Return of the Obra Dinn

9.5

Dopo l'incredibile successo e i riconoscimenti ottenuti su PC, il gioiello di Lucas Pope non poteva passare inosservato, e questa riedizione per Switch non farà altro che accrescerne la fruibilità. Un gioco tanto semplice nelle meccaniche e nella struttura, sviluppato con Unity e senza ghirigori grafici, si traduce in una esperienza malleabile e versatile adatta a qualsiasi piattaforma. Non si sente assolutamente la mancanza di mouse e tastiera, ma addirittura la modalità portatile di Switch funge da valore aggiunto creando una sorta di effetto videolibro portatile. Se aggiungiamo al tutto che Return of the Obra Dinn è un'esperienza ludica e narrativa tra le migliori in circolazione, il giudizio finale viene da sé.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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