Remnant II – Recensione, estirpare un nuovo incubo

Ecco la nostra recensione di Remnant II, ambientato molti anni dopo Remnant: From the Ashes, e che ne migliora di gran lunga la formula.

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 11 minuti
8.5
Remnant II

Il primo capitolo, Remnant: From the Ashes, è stato a dir poco una piacevolissima sorpresa per tutti coloro che hanno deciso di dargli una chance. Il titolo di Gunfire Games infatti riusciva ad unire in un unico prodotto diverse delle caratteristiche chiave che sono indispensabili per un titolo definibile “moderno”, prima tra tutti la cooperazione tra più giocatori. La formula adottata, che univa lo sparatutto in terza persona ad alcune peculiarità tipiche dei Souls, si è rivelata piuttosto vincente, nonostante il team dovette scendere a patti con alcuni limiti tecnici. Remnant II, di cui vi parlo in questa recensione, è il gioco della maturità, un prodotto che riprende in mano la formula e la modifica, la riplasma, e la butta all’interno di un sequel diretto capace di superare a mani basse il predecessore (nonostante qualche problemino ci sia ancora).

C’era una volta un vagabondo…

La storia si apre sulla Terra, un pianeta dove ormai sembra che la minaccia dei Root sia stata debellata, ma che ancora soffre molto le conseguenze della distruzione totale della società e di una percentuale macroscopica della popolazione, avvenuta centinaia di anni prima. In questo setting, prendiamo il controllo di un nuovo personaggio (di cui sceglieremo fattezze, identità e così via), che insieme alla sua compagna di viaggio è in cerca di un fantomatico “paradiso” chiamato Ward, un sogno forse, un luogo dove la civiltà è rinata, al sicuro dalle minacce esterne.

Wally, grazie a lui acquisiremo gli archetipi e non solo

Quando durante la ricerca i due stanno per essere sopraffatti da alcuni Root superstiti, ecco che vengono salvati da due ragazzi in esplorazione, e che con loro sorpresa li porteranno proprio al Ward. Senza entrare nei dettagli, sarà proprio quando arriveremo al Ward che inizieranno a muoversi gli ingranaggi veri e propri della trama. Vi basti solo sapere che la grande pietra rossa verrà risvegliata, e che il nostro/la nostra protagonista dovrà iniziare il proprio viaggio tra i mondi, prima per ritrovare qualcuno, dopo per… beh, risolvere un “piccolo” problema che potrebbe portare all’estinzione di tutto.

Come già detto si tratta di un sequel diretto, anche se centinaia di anni dopo, quindi sentirete spesso parlare di colui che in passato salvò tutti con il suo coraggio, ma vedrete anche dei volti familiari, e anche dei luoghi. Il resto, tuttavia, sono orrori, proiettili e morte.

Lascia ogni speranza, viaggiatore dell’Inferno

Chiarito il contesto, si entra nel vivo. I mondi di Remnant II sono in totale 5, di cui uno sarà quello di “transizione”, il Labirinto, e uno sarà la vostra destinazione finale. I tre rimanenti, saranno quelli che dovrete visitare per compiere determinati obiettivi, ovvero raccogliere determinati oggetti (scoprirete più avanti di cosa si tratta) necessari a debellare per sempre la minaccia definitiva di cui vi parlavamo.

In questo mondo, le vibes da Bloodborne sono altissime

Ma da quale inizieremo? Ebbene, quando toccheremo nella storia la pietra per la prima volta, verremo catapultati in un mondo casuale tra i restanti tre. Non solo, i vari dungeon e alcuni dei luoghi, così come il boss finale di ogni mondo, saranno randomici, quindi la modalità storia sarà diversa da giocatore a giocatore. Chiaramente, se vorrete trovare determinate armi, archetipi per il vostro personaggio, e così via, dovrete attivare la “modalità avventura” dal Ward, che sarà disponibile solo quando avrete completato un determinato mondo. Con essa, potrete “riavviare il mondo” in una modalità a parte, che sarà composto in modo differente, nella speranza di trovare posti nuovi o diversi. Potrete effettuare questa manovra all’infinito.

In nostro aiuto potranno chiaramente venire dei nostri compagni, con cui potremo giocare in cooperativa fino a un massimo di 3 giocatori totali. Con essi in squadra la situazione si scalderà parecchio, perché sì, avremo il doppio delle bocche da fuoco, ma anche i nemici saranno più coriacei e combattivi. Da notare che i progressi nella storia verranno fatti solo dal giocatore ospitante, ma gli oggetti che verranno trovati, verranno raccolti anche dagli ospiti (attenzione, gli oggetti come chiavi o altro, necessari per la missione, verranno persi alla disconnessione se non utilizzati, rimarranno solo all’ospitante). Alcuni luoghi e dungeon nascondono anche dei segreti, quindi ritornare sui propri passi può essere una cosa buona, soprattutto se state giocando anche per completismo.

Dispensatore di morte

In tutto questo, abbiamo tralasciato fino ad ora la coppia di aspetti più succosa e importante, ovvero il personaggio con i suoi archetipi e armi, e il gameplay.

All’inizio del gioco sceglieremo per il nostro personaggio un archetipo principale tra quelli disponibili di base, come lo Sfidante, specializzato per il combattimento corpo a corpo e con dalla sua un fucile a pompa, il Pistolero, che si descrive da solo, il Cacciatore, e così via. Arrivati ad un certo punto però, sbloccheremo la possibilità di equipaggiare (e cambiare ogni volta a piacimento) un secondo archetipo, così da mescolare le abilità di due tipi diversi e diventare delle vere e proprie macchine da guerra.

Ogni archetipo ovviamente ha le sue peculiarità, come abilità passive, skill attivabili e così via, ma per sbloccarle dovremo salire man mano di livello uccidendo nemici e completando obiettivi.

A queste abilità andremo ad accostare le armi: potremo portarne massimo 3 contemporaneamente, e non andranno ad intaccare il valore del peso del personaggio (fondamentale da gestire in base al vostro stile di gioco). Saranno un’arma da fuoco principale, una secondaria (pistola), e un’arma corpo a corpo. Tutte le armi sono potenziabili, e potrete acquistarle o trovarle in giro. Le armi migliori però dovranno essere create dal meccanico del Ward, al quale dovrete portare dei materiali di scarto e il vostro “bottino” di guerra preso da un Boss: l’arma che creerete sarà diversa a seconda del boss che avete sterminato.

La personalizzazione del nostro eroe è estrema, dato che potremo scegliere l’armatura, con le proprie resistenze e peso, gli anelli, numerosissimi e che daranno dei bonus più disparati, e i modificatori per le armi, che saranno una delle vostre risorse più potenti per disintegrare i vostri nemici.

Solo per i temerari

Per quanto riguarda il gameplay, stiamo parlando di un titolo discretamente dinamico, anche se non potrete affidarvi ciecamente solo alle vostre abilità e alla vostra destrezza, perché creare una build potente e funzionale sarà essenziale. Non parliamo tanto di quando sceglierete la difficoltà più bassa, ma già dalla media in poi inizierete a sentire il peso di ogni vostra decisione. Soprattutto quando giocherete in solo, Remnant II sa essere molto punitivo, e alcuni combattimenti saranno delle vere e proprie epiche battaglie per la sopravvivenza, con bossfight al limite del cardiopalma, e con diverse strategie da dover attuare.

Starà a voi scegliere come giocare, anche in base agli archetipi scelti: se tankare e curarvi, se schivare al meglio prediligendo la rapidità e i colpi a distanza, se puntare sulla rigenerazione, se massimizzare la potenza degli attacchi critici o i danni da mod. L’unica costante, è che sarete sempre a rischio, e il vostro personaggio potrebbe morire in un battibaleno. La difficoltà Apocalisse è qualcosa di estremo, adatto solo ai veterani.

Il consiglio più grande è provare ad esplorare tutto l’esplorabile e completare tutti i dungeon, cercare tutto ciò che può essere utile, e raggiungere alcuni luoghi nascosti (alcune zone e trovate sono davvero geniali ed intriganti).

Un mondo di mondi

L’atmosfera di Remnant II è affascinante, e se sulle prime alcuni dettagli grafici possono far storcere il naso, è indubbio quanto l’inizio del viaggio vero e proprio segni l’immersione definitiva del giocatore. I posti che visiteremo svolgono pienamente il loro compito, comunicando una malsanità generale, tra labirinti, ambienti e nemici inospitali. Il level design è molto curato, e a parte qualche mix non riuscito al meglio, i vari dungeon creati riescono a mantenere alta l’attenzione e la media di sfida. Certo, la pecca è che questi finiscano per assomigliarsi tutti troppo tra loro, a parte alcuni luoghi chiave.

Apprezzabilissimo il comparto audio, non solo per i suoni e per la colonna sonora, ma anche per il doppiaggio, che per la gioia dei giocatori nostrani è anche in lingua italiana, con una resa più che soddisfacente.

C’è spazio anche per un mondo futuristico

Sul piano tecnico siamo davanti a un buon gioco. Il framerate nelle fasi più concitate riesce a dare il meglio anche con diversi nemici a schermo, anche se l’altra faccia della medaglia è rappresentata da diversi bug riscontrabili in alcune zone di gioco, ma anche da alcune hitbox leggermente sballate, e da un sistema di schivata non proprio ottimizzato al meglio. Incerta la telecamera quando si mira, che spesso fa perdere l’orientamento durante i combattimenti (e si sa che un burrone è sempre dietro l’angolo…). Niente che vada ad intaccare troppo la godibilità generale di un prodotto che riesce appieno a tirare fuori gli artigli per la sua identità AA.

Remnant II
8.5
Voto 8.5
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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.