Red – Recensione, scatena il Panda Rosso che si nasconde in te!

Dopo quasi un anno dall'uscita di Luca, sta per arrivare su Disney+ Red: ecco la nostra recensione del 25esimo lungometraggio firmato Pixar.

Mauro Landriscina
Di Mauro Landriscina - Contributor Recensioni Lettura da 8 minuti
8.3
Red

Questo 2022 sarà sicuramente un anno ricco per quanto riguarda i film d’animazione: a partire dal ritorno di Mamoru Hosoda sul grande schermo con Belle, passando dal Pinocchio di Guillermo del Toro e infine all’attesissima prima parte di Spider-Man: Across the Spider-Verse. Oltre a questi, per quanto riguarda Pixar, quest’anno si prevedono ben due uscite di rilievo. Da una parte Red (in originale “Turning Red”), in uscita il prossimo 11 marzo in esclusiva su Disney+ – e che analizzeremo proprio in questa nostra recensione; in estate invece vedremo finalmente l’atterraggio dell’attesissimo film d’animazione Lightyear, che racconterà le origini di Buzz in un modo mai affrontato prima. Senza ulteriori indugi, buttiamoci quindi nel colorato mondo di Meilin Lee, e della maledizione che accompagna la sua famiglia da generazioni.

Red Pixar

La paura di aprirsi

Partiamo dal presupposto che per questo nuovo lungometraggio originale dei Pixar Animation Studios le aspettative non erano certamente alte. Le premesse per un film comunque godibile e originale si vedevano fin dal primissimo trailer d’annuncio, ma dopo un “Luca” che seppur poetico e dolce non era riuscito a conquistarci a pieno, diciamo che siamo entrati in sala un po’ titubanti. Tutti i riflettori per quanto riguarda gli studi d’animazione di San Francisco, inoltre, sono già puntati verso l’attesissimo Lightyear; perciò questo 25esimo lungometraggio Pixar risultava quasi secondario… una specie di riempitivo da vedere tra Luca e il film dedicato all’astronauta di Toy Story.

Nonostante tutto, possiamo confermarvi in sede di recensione che Red è tutt’altro che dimenticabile. Fin dai primi minuti ti catapulta nel suo coloratissimo e strambo mondo, grazie soprattutto al grandissimo carisma di Meilin, la nostra protagonista che sta per entrare in uno dei momenti più cruciali e delicati della crescita di ogni individuo: la pubertà. La regista Domee Shi decide però di rivisitare questo tema classico già visto e rivisto migliaia di volte sul grande schermo, in quanto questi cambiamenti a cui siamo passati tutti quanti noi sono messi in secondo piano da una trasformazione ben più… “evidente”. Ogni qualvolta che la nostra Mei verrà travolta da delle forti emozioni – siano esse negative o positive – il suo aspetto cambierà, diventando quello di un enorme panda rosso. Da qui dunque nasce anche il sottile ma geniale gioco di parole del titolo originale del film, Turning Red, che da una parte indica l’arrossire della protagonista e dall’altra sottolinea il suo trasformarsi in un gigante rosso e peloso ogni volta che accade.

Red Pixar

La vera potenza di questa pellicola sono dunque le tantissime simbologie e metafore che si possono celare in questa trasformazione della nostra protagonista, dalle più banali e immediate come l’inizio delle mestruazioni (che viene tra l’altro trattata anche nello stesso film), la paura di mostrare agli altri chi si è veramente e il terrore di mettersi in gioco per evitare il rischio di deludere gli altri o addirittura se stessi.

Quest’opera tratta molto in profondità il tema del legame con i propri genitori, non solo dal punto di vista della nostra protagonista ma anche da quello di sua madre Ming Lee, che ha posto in sua figlia una quantità incredibile di aspettative… proprio come fece sua madre con lei molti anni prima. Esattamente come in Inside Out, questo film pone tutto il suo focus nel rapporto tra la protagonista e le sue emozioni – tra l’altro entrambe hanno la stessa età – e se da un lato questo puó sembrare una specie di “more of the same”, la peculiarità di Red risiede nell’esplorare l’esternalizzazione delle proprie emozioni invece di ciò che accade all’interno. La vera sfida di registi e sceneggiatori stava dunque nel non ricadere nella banalità in cui solitamente si ricade quando si tratta di questi argomenti, ma con questa recensione vi confermiamo che non solo Red riesce nel suo intento ma lo fa con una dolcezza e una profondità davvero fuori dal comune, che mai ci saremmo aspettati di vedere in un film di questo tipo.

Lo stile unico e invidiabile

Un altro degli aspetti decisamente riusciti di quest’opera è sicuramente la cifra stilistica utilizzata sia per l’animazione che per la regia. Il film è caratterizzato da movimenti repentini e precisi di camera, soprattutto nelle scene action o più divertenti, dove anche i movimenti dei personaggi vengono accentuati e resi quasi irreali a causa della loro rapidità e precisione, andando anche a riprendere quasi lo stile “a tubo di gomma” dell’animazione anni ’30 targata Walt Disney o Max Fleischer. Tutto ciò permette davvero a Red di differenziarsi dal resto del catalogo di film degli studios di San Francisco, e sicuramente tutto questo puó essere forse uno dei punti a favore più importanti di tutta questa nostra recensione.

Red Pixar

Uno dei più grandi problemi che da anni ormai attanaglia non solo i film Disney o Pixar, ma un po’ tutti i film d’animazione in CGI, è il fatto di ricadere sempre nella solita messinscena e nello stesso stile che, seppur eccellente da ogni punto di vista, omologa tutti i film d’animazione moderni allo stesso standard, permettendo a questi di differenziarsi solo per la bellezza della trama oppure talvolta per le musiche suggestive. Red invece sperimenta ad ogni minuto, a ogni cambio di scena: una volta vediamo piani sequenza degni di The Revenant, un’altra volta viaggia negli incubi di Mei e ci si para una sequenza dalle tinte horror, oppure ancora lascia l’animazione in CGI e racconta il flashback delle origini della famiglia Lee con uno stile simile alla pittura antica cinese.

Il film inoltre risulta essere uno dei più spassosi e divertenti degli ultimi anni, anche se non riesce a raggiungere il livello de I Mitchell contro le Macchine. Red è capace di tenerti il sorriso stampato sulle labbra per tutta la sua durata, ma anche in grado di scaldarti il cuore nel suo dolce finale, onirico e potente, che chiude in maniera eccezionale un film dedicato alla crescita, al rapporto con i propri genitori e all’accettazione delle proprie “unicità”.

Red
8.3
Voto 8.3
Condividi l'articolo
Di Mauro Landriscina Contributor
Nato nel 1997, fin da piccolo si appassiona di videogiochi grazie al Game Boy Color del fratello maggiore. Pensa troppo al futuro e poco al presente, spesso perdendosi nei suoi pensieri e andando quindi a sbattere su qualche palo per strada. Il suo sogno nel cassetto è quello di dirigere un film d'animazione.