Per scrivere una recensione di Rebel è importante, innanzitutto, precisare che con questa serie ci troviamo davanti a una trasposizione che si rifà ad eventi legati al mondo reale, o che comunque ne trae piena ispirazione. Fin dal suo annuncio, infatti, il progetto firmato da Krista Vernoff, ha destato una certa attenzione, specialmente per la fama ed il peso contemporaneo da cui tutti si origina, da cui prende forma la protagonista e l’universo in cui si muove. La scelta di incentrare la storia intorno alla vita di Erin Brockovich, celebre assistente legale ed attivista (precedentemente portata sul grande schermo anche da Julia Roberts), imprime fin dalla primissima sequenza tutta una serie di implicazioni che travalicano lo schermo stesso, impregnando gli eventi rappresentati di messaggi vicini a più sfere dell’umano vivere: dalla politica al capitalismo, dalle ingiustizie perpetrate da un sistema che può essere piegato alla fame di potere a discapito di ogni altra cosa. Resta dunque lecito chiedersi l’importanza culturale di un approccio del genere e quello che potrebbe essere il suo impatto sul grande pubblico.
La recensione del Pilot di Rebel e del suo discorso iniziale
Al centro di questa serie tv, in uscita su Disney+, troviamo dunque il personaggio suddetto (qui Ennie Rebel Bello), interpretato da Katey Segal (vista in Sons of Anarchy), e l’universo di affetti ad essa legato. Stiamo parlando di una serie che fonde alle vicende della sua protagonista anche quelle delle persone a lei vicina. Nello scrivere questa recensione di Rebel è importante anche precisare la centralità degli altri personaggi. Ad arricchire la trama troviamo quindi: Grady, suo attuale marito, Ziggie, sua figlia adottiva, Cassidy, altra sua figlia, Benji, secondo marito, Lana e Julian Cruz, tutti precisamente caratterizzati e concatenati in una narrazione che tiene conto, almeno per ora, di ogni loro singolo apporto.
Nel primo episodio di Rebel è proprio questa la situazione che ci troviamo davanti, con una protagonista trascinante e coinvolgente, sostenuta però anche da un insieme di sotto trame che, da una parte la valorizzano, fornendo dettagli aggiuntivi e differenti su di lei, e dall’altra spostano l’attenzione altrove, staccando un minimo dalla strada principale, con una scrittura sempre coerente con quanto accade su schermo. E’ proprio questa scelta narrativa uno dei motivi dinamizzanti più interessanti ed utili nella comprensione delle potenzialità di ciò che si ha davanti. Le battaglie legali e le motivazioni morali ad ispirarle, restano il carburante principale della strada di ogni singolo protagonista, fornendo non soltanto sviluppi e colpi di scena, ma anche spunti di riflessione esterni alla serie stessa. Resta questa l’anima di Rebel, anche se contornata da un certo tipo di approfondimento che non teme di mettere a nudo i personaggi, segnando anche un curioso passo in avanti nella concezione e percezione di alcuni stereotipi televisivi, che ad oggi risultano sempre più superati, passati.
Oltre a tutto ciò è importante sottolineare che la narrazione generale si prende i suoi spazi anche per parlare di altro, per affrontare argomenti anche complicati legati alla sfera del privato, come gli abusi e simili, sempre cercando di sensibilizzare e di andare contro, dando voce ad altre ingiustizie, in un discorso che speriamo resti coerente fino alla fine. Dal punto di vista tecnico nulla da dire, la regia e la fotografia (anche se con qualche piccolo errore di quest’ultima in alcuni momenti) restano estremamente elementari e classiche, con qualche vezzo che può far piacere come no. Resta comunque da vedere come si muoveranno con i prossimi episodi, sperando in uno stile che preservi le premesse di un pilot svolgente pienamente le sue mansioni, introducendo un insieme di strade, dinamiche e dettagli narrativi che attendono soltanto di essere approfonditi, ispirando inevitabilmente curiosità anche nei confronti della reale ispirazione alla base di questa serie. Le possibilità restano dunque molteplici, con una base del genere.