Ecco la recensione di Ready or Not, lo sparatutto tattico di VOID interactive, che dopo 2 anni di accesso anticipato è stato finalmente aggiornato alla versione 1.0. In Ready or Not vestiremo i panni di un agente dell’unità SWAT, prendendo parte alle operazioni di infiltrazione e cattura di ostili in differenti ambientazioni urbane.
Il punto nevralgico da cui partiranno le operazioni è la stazione di polizia di Los Suenos, la quale ricoprirà il ruolo di hub di gioco offrendo servizi come il poligono di tiro, l’armeria, gli spogliatoi ed il tavolo tattico da cui si potrà scegliere la missione da intraprendere.
Al comando
Ready or Not si differenzia da contenuti simili incentrandosi sui formati PvE, single player e cooperativi, approfondendo tali meccaniche con la gestione di una squadra nella modalità comandante. In questa modalità avremo accesso ad un computer, presente nell’hub di gioco, il quale ci permetterà di gestire ed ingaggiare gli agenti di polizia all’interno del nostro team.
Ogni agente presente nella squadra fornirà benefici passivi ed avrà un indicatore dello stato mentale reattivo alle azioni intraprese durante un’operazione, andando ad alterare il nostro conseguente approccio, in quanto uno stato mentale instabile causerà fallimenti nell’eseguire ordini o completare operazioni da parte degli agenti. Come per il giocatore, all’interno dell’hub, sarà possibile applicare set differenti di equipaggiamento al proprio team per diversificarne il ruolo.
Un gadget per ogni occasione
Le strumentazioni utilizzate dalle squadre SWAT di Ready or Not non si limitano soltanto alle bocche di fuoco, ma presentano un catalogo di strumenti per gestire ogni situazione. Partendo dalla corazza, la protezione fornita all’utilizzatore sarà influenzata da vari fattori: la spaziatura delle coperture, divisa tra frontale, posteriore e completa, il tipo di corazza scelta, tra assente, leggera e pesante, ed infine il tipo di piastra della corazza scelto tra kevlar, acciaio e ceramica.
I fattori precedentemente nominati influiranno anche sulla mobilità dell’agente ed sul limite di equipaggiamento trasportabile. Quest’ultimo servirà per gestire importanti elementi tattici come il numero di munizioni trasportate, le strumentazioni di irruzione (come cariche esplosive e grimaldelli) o gli strumenti non letali, utilizzati per pacificare i dissidenti come lacrimogeni, spray urticanti e tasers. Non mancano in questo arsenale i gadget caratteristici dell’unità SWAT come scudi antisommossa, arieti portatili, lanciagranate, fucili da sfondamento e telecamere pensili, il tutto accompagnato dalle armi in dotazione alle forze di polizia.
Le armi in Ready or Not si dividono in quattro gruppi, fucili d’assalto, mitragliatrici, armi da fianco e fucili a pompa. Ogni arma è inoltre personalizzabile tramite l’uso di accessori classici quali: puntatori laser, torce, mirini, silenziatori, freni di bocca ed impugnature, testabili al poligono dell’hub.
A caccia di opportunità
Uno dei punti di forza di Ready or Not è il dettaglio delle ambientazioni di gioco, non tanto della qualità grafica che può risultare poco realistica con textures sfocate e dei poligoni non troppo limati in alcuni livelli, ma dalle opportunità che il level design offre ai giocatori. Ogni stanza, corridoio o pertinenza presenta diversi punti di ingresso ed aperture, al fine di consentire al giocatore di affrontare ogni scenario, anche più volte, con diverse tattiche di irruzione.
Un esempio di approccio creativo è l’utilizzo della grata dell’aria che collega due stanze di differenti appartamenti in uno dei primi scenari del gioco. Un giocatore, distaccandosi dal gruppo posto davanti all’ingresso dell’appartamento, può lanciare un lacrimogeno nella fessura accanto alla grata e facilitare l’irruzione del team, rendendo inoffensivi gli ostili dall’altro lato della porta.
Nel vivo dell’azione
Un’operazione di Ready or Not, una volta scelta dall’hub, può essere visualizzata come briefing sul computer, che ne mostra i dati e gli obbiettivi. Uno degli obbiettivi più frequenti richiede la pacificazione di tutti gli ostili o la cattura di tutti i civili e sospetti, quest’ultimo risulta spesso problematico in quanto i civili sono sparsi casualmente all’interno della mappa, ed i suoni da loro prodotti non corrispondono alla loro posizione attuale.
Un’altra problematica è l’IA degli alleati: durante un’operazione a giocatore singolo o in modalità comandante, spesso gli alleati sono più un malus che un bonus, in quanto prendendo parte ad un conflitto a fuoco o all’irruzione in una stanza bloccano il movimento del giocatore impedendo l’utilizzo di coperture, questo spesso accade in corridoi e stanze ristrette anche durante la normale esplorazione.
L’IA dei nemici, rispetto a quella dei compagni, risulta incredibilmente efficiente (anche troppo in alcuni casi) nel centrare ed aggirare il bersaglio ponendosi come degno ostacolo all’interno di uno scenario, e rendendo il gioco estremamente punitivo, in quanto ogni giocatore possiede una sola vita. Al termine di un’operazione viene assegnato un voto basato sulle prestazioni del gruppo contro gli errori dei singoli giocatori, come ad esempio l’utilizzo di forza letale quando non necessario.
Siete pronti o no?
Ready or Not di VOID Interactive mantiene uno standard molto alto sul realismo delle azioni intraprendibili in gioco, rappresentando un degno erede spirituale di giochi che emulano le operazioni delle squadre speciali di polizia come SWAT, dedicandosi tuttavia più al PvE cooperativo ed il single player. Il gioco provato su computer, con un processore ryzen 7 3700x ed una scheda video nvidia geforce RTX 3070, riesce a mantenere i 60 fps necessari per apprezzarne il comparto di gioco con la massima impostazione grafica disponibile. I suoni e gli effetti, come i passi o i conflitti a fuoco, sono molto realistici e correttamente identificabili spazialmente, a differenza delle richieste di aiuto dei civili. Il gioco tuttavia non è perfetto e presenta bug come nemici divorati dall’ambientazione o il blocco delle azioni quando utilizzati più comandi contemporaneamente.