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Pokken Tournament – Recensione

Sono passati venti anni da quando i Pokemon hanno conquistato il mondo: in Italia il fenomeno è arrivato qualche anno più tardi e non è raro incontrare chi, almeno inizialmente, pensava che i videogiochi su GameBoy fossero ispirati all’anime. Vedere quelle creature combattere tra loro con attacchi spettacolari e schivate all’ultimo secondo ci ha sempre fatto sognare duelli così vivaci ma, in tutti questi anni, ci siamo dovuti “accontentare” degli ottimi Stadium per N64, degli adventure su GameCube e di Battle Revolution per Wii, che altro non facevano che riproporre in 3D ciò che era possibile fare su console portatile. Finalmente, però, prima in Giappone sui cabinati e ora sui Wii U di tutto il mondo, è arrivato Pokken Tournament che scaraventa i mostri tascabili di Game Freak nel mondo dei picchiaduro grazie a Bandai Namco e alla supervisione di Katsuhiro Harada, producer della serie Tekken.

Pokken Tournament

Un po’ Pokemon, un po’ Tekken

I combattimenti, il cuore pulsante del titolo, sono sì ispirati a Tekken, ma solo in minima parte e solo durante alcune “sessioni” delle lotte. Ognuna di queste è infatti composta da due fasi che si alternano ogni volta che viene inflitto un colpo critico: la fase panoramica, in cui è possibile muoversi in qualsiasi direzione e in cui si hanno a disposizione diverse combo, e la fase duello, più classica con combattimenti 2D in cui abbiamo altre combo da poter sfruttare e concatenare tra loro. Inizialmente questo cambio di fasi può portare ad un po’ di confusione sia nella visuale che nell’esecuzione degli attacchi (che cambiano in base alla fase), ma una volta presa la mano la scelta può essere definita azzeccata, con combattimenti adrenalinici e dinamici. Insieme alla barra della salute, immancabile in un picchiaduro, avremo anche altre due icone: quella del Pokemon di supporto che, in base alla creatura scelta, ci porterà diversi benefici durante la lotta, come un aumento delle statistiche (attacco, difesa e velocità), il blocco di alcuni attacchi avversari o l’attacco diretto al nemico permettendoci la creazione di combo devastanti, e la barra della Risonanza che, una volta al massimo, permetterà al nostro Pokemon di potenziarsi (alcuni di essi Megaevolveranno) per un periodo limitato di tempo ed avere attacchi ancora più forti, fino alla devastante mossa speciale che dopo un’animazione a video porterà via all’avversario un bel po’ di Punti Salute.

Pokkén Tournament

L’esistenza di diverse combo e la buona diversificazione dei vari lottatori, per quanto il roster sia abbastanza risicato (con 16 Pokemon in totale di cui 2 “cloni”) rende comunque il tutto molto vario e bisognoso di qualche ora di gioco per una perfetta maestria nell’attacco e nella difesa. Abbiamo infatti alcuni lottatori i cui attacchi ricordano molto (per quanto possibile) quelli di personaggi umani di altri picchiaduro e quindi di “facile” lettura; altri Pokemon, come ad esempio Suicune, per la loro natura quadrupede, sono per forza di cose più ardui da affrontare, in ogni caso niente che con un buon allenamento non possa essere gestito e, forse, il numero non eccelso di lottatori è un aiuto in questo.

Una mappa piccola piccola

Il menu del gioco consiste in una mappa in cui è possibile scegliere diverse località: passiamo da quella che permette incontri in single player, all’allenamento, al multiplayer locale, a quello online, alle impostazioni e personalizzazioni fino a quella che dovrebbe essere la modalità principale, la Lega Ferrum. Se per alcune di queste modalità c’è poco da spiegare, qualche parola in più va spesa per la personalizzazione e la Lega Ferrum.

Pokken Pokemon assistenti

Ad inizio gioco potremo creare un avatar, inizialmente molto povero di elementi utilizzabili, ma che con l’avanzare dei combattimenti e l’accumulo di denaro sarà possibile personalizzare in modo più o meno vario: non che sia qualcosa di fondamentale, ma avere un proprio personaggio diversificato da quello dei nostri avversari online è una cosa che può far piacere. Nello stesso menu sarà possibile impostare il proprio Pokemon preferito (che verrà utilizzato nella Lega Ferrum), le tre coppie di creature di supporto, una frase che ci identifichi e l’effetto che la nostra aiutante (e guida del gioco) avrà sui combattimenti ad ogni fine round. Ma la modalità principale, come già detto, è la Lega Ferrum, una sorta di “storia” che svelerà le origini di Mewtwo Nero e che ci permetterà di scalare le classifiche e diventare il miglior allenatore, o combattente, di Pokemon. Il tutto sarà diviso in diversi tornei di difficoltà crescente, una volta scalata la classifica ed entrati nei primi 8 combattenti migliori si avrà accesso al torneo vero e proprio che, una volta vinto, ci metterà contro il “capo” di quel rango che, solo se sconfitto, ci permetterà di salire di grado e poter partecipare ai tornei successivi. Modalità interessante, ma che alla lunga risulta più noiosa che altro: ripetere decine e decine di incontri uno dopo l’altro, con soli piccoli intermezzi di dialoghi (anche piuttosto semplici e bambineschi) porta la Lega Ferrum ad essere qualcosa da completare giusto per poter sbloccare tutti i supporti e le arene del gioco, oltre a svelare il mistero che si cela dietro il leggendario. Una modalità dunque che avrebbe dovuto intrattenere per diverse ore divertendo e intrattenendo, ma che alla fin fine annoia per gli innumerevoli scontri tutti uguali che saremo costretti ad affrontare. Oltre ai singoli scontro in single player sarà ovviamente possibile giocare online: potremo affrontare un amico o tutto il mondo in incontri “amichevoli”, in modo che le nostre vittorie o sconfitte non influiscano sulle nostre statistiche e la modalità a classifica, in cui ad ogni vittoria prenderemo dei punti che ci permetteranno di scalare la vetta dei migliori giocatori del mondo. Se la modalità multiplayer online, per quanto semplice, funziona a dovere, qualche parola negativa va spesa per il multi in locale: non sarà infatti possibile giocare con un amico sulla stessa tv, ma l’azione di gioco su uno schermo sarà dedicato sempre ad un solo giocatore; l’altro, infatti, sarà costretto a giocare guardando il piccolo schermo del GamePad il che, per quanto possa essere funzionale, non permette una lettura ottimale dell’azione frenetica di gioco. Niente split screen dunque, ma abbiamo la possibilità del gioco in Lan collegando due console tra loro: ottima scelta, ma considerando che il Wii U non ha porte ethernet bisognerà avere a disposizione anche due adattatori, il che rende il tutto più macchinoso di quanto dovrebbe.

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La spettacolarità dei combattimenti

Quando, più di un anno fa, fu annunciato Pokken Tournament per cabinati la delusione fu molta ma in molti giustificarono la cosa con una potenza del Wii U non sufficiente a poter far girare il gioco: il titolo, in effetti, ha molti effetti grafici spettacolari e una cura certosina dei dettagli nei Pokemon che rendono l’impatto generale molto positivo; andando più nel dettaglio, però, si notano anche alcune pecche che probabilmente sono state necessarie per la trasposizione su console. Durante i combattimenti, come già detto, abbiamo i Pokemon (sia del roster che quelli di supporto) davvero ben fatti, con animazioni fluide e che rendono bene l’idea di leggiadria (come Suicune) o potenza (Charizard o Garchomp); purtroppo non si può dire lo stesso degli stage, che peccano di originalità a parte qualche eccezione e hanno dettagli grafici a bassa risoluzione: sicuramente durante i frenetici combattimenti non farete caso a niente di tutto ciò, ma sono comunque notabili durante le presentazioni introduttive dei combattimenti. Nulla di eccezionale, ma nemmeno malvagia, la colonna sonora che accompagna bene tutti gli scontri e i menu di gioco; personalmente avrei preferito ci fosse almeno qualche pezzo classico dei Pokemon, magari riarrangiato per meglio adattarsi all’azione di gioco, mentre troviamo invece solo pezzi originali orecchiabili ma che non entreranno mai nel cuore come fatto da alcune tracce di vecchi titoli Pokemon.

E’ proprio qui il discorso: Pokken Tournament è da considerarsi meramente uno spin-off della serie, che sfrutta uno dei brand più famosi del mondo per trarne fuori un picchiaduro più che discreto ma che pecca in elementi che, in un titolo del genere, avrebbero dovuto beneficiare di maggiore attenzione e cura.

Pokken Tournament

7.7

Pokken Tournament non è un titolo per tutti: chi cerca un picchiaduro profondo, ricco di modalità e con un background dei personaggi rimarrà altamente deluso, chi è fan dei Pokemon invece deve aspettarsi un titolo in cui si combatte, con protagonisti i mostriciattoli, ma che della “magia” della serie ha davvero poco.

Damiano "Xenom" Pauciullo
Videogiocatore da quando aveva 3 anni grazie ad un bel GameBoy rosso fiammante, si chiede ancora come facesse a quell'età a completare i giochi. Predilige i platform (soprattutto se come protagonista hanno un idraulico baffuto) e i giochi d'avventura (ma solo se il personaggio ha una tunica verde); diciamo che quel 23 settembre del 1889 avevano previsto la sua nascita, fondando quindi la Nintendo.

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