Le aspettative sui seguiti di giochi particolarmente amati sono sempre molto alte, soprattutto se si tratta di un gioco come A Plague Tale: Innocence, che ha saputo coinvolgere molti videogiocatori grazie al suo gameplay efficace e alla sua storia incisiva. È entrato in punta di piedi nelle nostre console e nei nostri PC, arrivando a toccare le corde giuste dei nostri cuori, quindi ci si aspettava un seguito almeno dignitoso. Tre anni dopo il debutto del primo capitolo, andiamo finalmente ad analizzare in recensione A Plague Tale: Requiem il secondo capitolo di questa favola nera che ci aveva colpito sin dal trailer, e che si è rivelato al di sopra delle aspettative.
Ripartire da zero
Dopo gli eventi dell’Inquisizione, il legame fra Amicia e Hugo si è saldato indissolubilmente. Il ricongiungimento con la loro madre e l’amicizia di Lucas sembrano aver creato il giusto clima per poter ricominciare, ma non passerà troppo tempo prima che questa serenità venga spezzata nuovamente. Hugo non è ancora libero dalla Macula, che risulta essere portatrice di dolore ma anche di un potere enorme, e il Morso sembra che si stia ancora propagando nella Francia Meridionale, come se stesse seguendo i passi dei protagonisti. Insieme ai pestilenziali ratti, un nuovo pericolo sembra minacciare la vita di Amicia e Hugo costringendo la famiglia a tornare a viaggiare, alla ricerca di aiuto. Ma stavolta, un sogno (o una visione?) del piccolo De Rune sembra lasciar intravedere un barlume di speranza.
Alla crudeltà non c’è mai fine
Come si può dedurre dalla trama, i protagonisti dovranno affrontare un nuovo pericolo, e il momento di felicità iniziale rappresentato dalla fiera che visiteremo durante il primo capitolo, verrà spazzato via in un batter d’occhio. Questo secondo capitolo è decisamente più crudele del precedente, mostrando ancor di più i segni del Morso sugli abitanti, senza risparmiare nessuno. La crudezza delle immagini si può riassumere in un particolare molto poco presente nei videogiochi, ossia la morte dei bambini. Non sarà un elemento frequente, ma Requiem mostra che nessuno è al sicuro, neanche le anime più innocenti. Il sangue, leggermente più contenuto in Innocence, qui scorre copiosamente e le uccisioni sono molto più brutali, anche per via di un leggero ma significativo cambio di gameplay.
Soluzioni alternative
In A Plague Tale: Requiem, troviamo un’Amicia molto più spietata e pronta a fare qualsiasi cosa pur di proteggere suo fratello. Questa sua evoluzione si riflette sulla modalità di gioco, molto simile a quella del primo capitolo ma con delle significative varianti. Un cambiamento particolare lo notiamo nel sistema di combattimento, infatti oltre alla nostra fidata fionda, avremo anche dei coltelli con cui eliminare i nemici (consumabili e non facilissimi da trovare) e una fantastica new-entry: la balestra.
Questa nostra nuova compagna, si rivelerà essere molto potente contro i nemici, che potremo far fuori con un solo dardo. Ma ogni buona notizia ha un lato un po’ amaro, infatti le munizioni dovranno essere utilizzate con parsimonia e dovremo evitare gli sprechi, perché non sarà facile trovarne in giro.
In Innocence potevamo combinare i sassi per la nostra fionda con le misture alchemiche, ma qui potremo fare lo stesso con i dardi e i vasi. Ritroveremo i nostri vecchi amici Ignifer, Odoris ed Extringuis ma a loro si aggiungerà il Tar (catrame), un’altra sostanza alchemica che incrementerà il raggio del fuoco, proteggendoci dai ratti, rallentando e incendiando i nemici.
Anche l’interazione con i nemici cambia: se nel primo capitolo essere scoperti poteva spesso portarci a morte certa, stavolta avremo una possibilità di fuga quando verremo notati, che dovremo sfruttare al meglio per poter scappare e trovare un nuovo nascondiglio. Il corpo a corpo non sarà quasi mai una buona idea, soprattutto quando ci troveremo ad avere a che fare con nemici e ratti. In Requiem l’approccio stealth è il modo più efficace per superare le varie aree, ma tutto ciò tende a stimolare il videogiocatore anche nelle situazioni più frustranti.
Durante gran parte del gioco saremo accompagnati da un companion, che sarà utile a raggiungere alcune zone (come Hugo che può introfolarsi negli spazi più angusti) o ci darà una mano con i puzzle in cui ci imbatteremo. Il nostro accompagnatore non verrà praticamente mai notato dai nemici: se noi stiamo uscendo da una stanza mentre sta arrivando un nemico e il nostro partner sarà nel campo visivo di un avversario, quest’ultimo non lo vedrà. Questo potrebbe spezzare un po’ troppo la sospensione dell’incredulità, trasformando Lucas o chi per lui in un mero suppellettile parlante.
Non è passato molto tempo dagli eventi di Innocence ma Hugo è già più forte, nonostante il fardello della Macula. Sarà possibile fargli controllare orde di ratti per poter sconfiggere gli avversari, rivelandosi molto più utile e attivo rispetto al capitolo precedente, in cui aveva già mostrato le sue abilità ma solo da un certo momento in poi.
Anche il nostro approccio alle varie situazioni influenzerà l’avanzamento dei nostri talenti, quali Cautela, Lotta e Opportunismo. In base agli oggetti usati e alla nostra strategia, questi indicatori si evolveranno in un determinato modo.
Il comparto tecnico è degno di questa nuova generazione videoludica: graficamente i dettagli dei personaggi e degli ambienti sono molto curati e non ci sono particolari bug che impediscono l’avanzare del gioco o lo rendono in qualche modo poco piacevole. L’averlo pubblicato durante questa generazione ha permesso agli sviluppatori di inserire circa 300.000 adorabili ratti, che infesteranno gran parte degli ambienti.
Gli ambienti di A Plague Tale: Requiem sono molto più vasti, il che rende questo nuovo capitolo più esplorativo, dandoci la possibilità di studiare al meglio la nostra strategia di avanzamento, in presenza di ostacoli e avversari. Tutti questi elementi estremamente positivi non sarebbero niente senza una scrittura intelligente e una storia che vi prenderà alla bocca dello stomaco. Alcuni momenti potrebbero essere emotivamente molto carichi, quindi non sarà difficile immaginare la possibilità di prendersi qualche minuto per metabolizzare alcuni eventi. Le novità nel gameplay sono sicuramente una piacevole sorpresa, ma la storia è il piatto forte di un secondo capitolo che supera il precedente sia per la modalità di gioco sia per l’evoluzione dei personaggi e degli eventi. È una discesa negli inferi dell’animo umano che non traccia un confine netto tra giustizia e crudeltà, ma ci lascia in un limbo infinito e angosciante.