Il primo Pillars of Eternity, è stato acclamato dalla critica sin dalla sua nascita. Il titolo è stato considerato da subito come un erede spirituale dei bellissimi GDR di un tempo, come i vecchi e amati Baldur’s Gate. Inoltre il titolo è stato premiato nel 2015 come miglior GDR, grazie alla sua storia coinvolgente e allo stile di combattimento altamente strategico. Arriva ora sui nostri PC il secondo titolo dedicato alla serie, ovvero Pillars of Eternity II: Deadfire, ambientato in uno sconfinato arcipelago dove l’importanza della navigazione sarà pari a quella dell’abilità in battaglia. Vediamo se questo seguito sarà all’altezza del suo predecessore!
A vele spiegate
Questa nuova avventura inizia qualche tempo dopo gli avvenimenti del primo, Pillars of Eternity, sempre all’interno del mondo di Eora. I giocatori interpreteranno nuovamente l’osservatore di Caed Nua, che però vedrà rapidamente cadere la sua roccaforte per mano di Eothas, il dio della vita e della rinascita. La pericolosa divinità, che si credeva morta, stravolge la vita dell’eroe che sopravvive a malapena alla distruzione della roccaforte. Egli inizia così una pericolosa avventura alla ricerca del dio Eothas, che lo porta ad attraversare l’oceano fino ad approdare all’arcipelogo di Deadfire. In questo continente l’osservatore di Caed Nua, dovrà cercare nuovamente di salvarsi l’anima e capire cosa si cela dietro il ritorno del pericoloso Dio.
Gli eventi del primo Pillars of Eternity, influenzeranno notevolmente quelli del secondo capitolo della serie, sia che siate dei nuovi utenti che degli esperti veterani. Appena iniziata questa fantastica avventura, il sistema chiederà ai giocatori se importare i loro vecchi salvataggi oppure no. In caso siate nuovi giocatori, vi verranno posti dei quesiti a cui rispondere per scegliere come nel passato si è comportato il vostro Osservatore, mettendo i giocatori subito di fronte ad alcuni diversi percorsi e a difficili scelte morali. I ragazzi di Obsidian Entertainment hanno fatto un gran lavoro per rendere accessibile questa avventura a tutti i giocatori, anche ai nuovi, perché all’inizio di Deadfire c’è un lungo racconto che svolge un duplice lavoro: rinfresca la memoria ai giocatori veterani e racconta gli eventi del primo capitolo ai nuovi utenti, oltre che introdurre tutti quanti nel pericoloso arcipelago.
A rendere speciale ancora di più questo genere di gioco, che è riuscito a riesumare con grande passione un genere che si apprestava piano piano a svanire, è sicuramente l’esplorazione in barca. Nel mentre con il primo titolo giocavamo prettamente nell’entroterra, in questa nuova avventura ci troviamo ad esplorare un frammentato quanto bello arcipelago di isole. L’ambientazione del titolo è stilisticamente bellissima, esotica quanto basta, e come il predecessore perfettamente realizzata. Ogni isola è veramente gradevole, tanto che la natura influenzerà anche il gameplay.
Una fortezza navale
Come ho sottolineato nel paragrafo precedente la grande rivoluzione tra il primo e il secondo riguarda soprattutto il passaggio dalla fortezza di Caed Nua alla nuova e spettacolare imbarcazione. Tantissimo tempo i giocatori dovranno passare su questa imbarcazione, non solo per viaggiare, ma anche per organizzare e risistemare il proprio team.
La vita in barca non è facile, i giocatori potranno acquistare nel corso del gioco diverse imbarcazioni, le dovranno potenziare e soprattutto gestire. la gestione riguarda soprattutto il reclutamento di un equipaggio e i con esso avventurarsi in eccitanti battaglie navali. Queste non sono il fulcro del gioco ma ne rappresentano una parte, sono importanti per i giocatori, come lo sarà l’intera gestione della propria imbarcazione.
La nostra ciurma dovrà essere pagata giornalmente, e giornalmente andrà tenuta in vita. Sarà nostro dovere comprare dei viveri ad ogni viaggio per tenere alto il morale, se non vogliamo rischiare qualche rivolta interna (acquistate un cuoco che valorizzerà le cibarie di basso costo). Come se non bastasse possiamo pian pian migliorare i parametri delle nostre imbarcazioni acquistando equipaggiamenti e miglioramenti lungo le nostre scorrerie. Insomma, sarà fondamentale essere dei bravi Capitani.
Esplorate in lungo e in largo l’arcipelago di Deadfire
Viaggiare per mare è sempre affascinante, ma l’arcipelago Deadfire offre molto di più. In questo nuovo titolo i giocatori potranno avventurarsi in grandi esplorazioni tra le potenze colonizzatrici e le popolazioni native di questo continente. La nuova parte di “mondo” è davvero grandissima, è possibile iniziare a girovagare anche in maniera casuale tra le coste, trovando isole con quest secondarie e completamente distaccate dalla principale.
La possibilità di girare così tanto è un richiamo al vecchio stile GDR, dove passavamo le ore a girare e girare tra quest secondarie e principali. In queste nostre scorribande però sarà fondamentale tessere dei buoni rapporti con le popolazioni del posto, che siano essi invasori o autoctoni. Una buona parte della storia sarà incentrata proprio sul cercare a riunire le diverse popolazioni in lotta da anni tra loro come quelle delle Huana, Royal Deadfire e Vailian Trading Company.
La parte diplomatica giocherà un ruolo fondamentale per l’avanzamento dell’avventura, ci saranno tantissimi dialoghi da leggere e risposte da dare che influenzeranno l’andamento della storia. Proprio i dialoghi sono una delle note più positive del secondo capitolo, visto che grazie alla cospicua campagna Kickstarter ci potremo godere l’avventura di Deadfire tradotta in maniera molto scrupolosa.
I dialoghi migliorano non solo sotto l’aspetto qualitativo ma anche quantitativo. Una nota negativa del primo capitolo era la lunghezza e la quantità dei dialoghi, che potevano veramente annoiare. In questo nuovo capitolo gli sviluppatori hanno cercato di coinvolgere lo stesso il giocatore nella storia, senza però dilungarsi troppo con dialoghi infiniti.
Come i vecchi GDR
Come ogni tradizionale GDR che si rispetti l’editor dei personaggi deve essere ricco di personalizzazioni, sottolineando che troverete davvero tanti archetipi sui quali potervi sbizzarrire, tra innumerevoli abilità, classi e tantissime altre opzioni. Per quanto riguarda il sistema di combattimenti invece dobbiamo ufficialmente realizzare che non è cambiato moltissimo dal suo predecessore. I giocatori potranno come prima, mettere in pausa il loro combattimenti, così da analizzare ogni momento meglio lo scontro, ma anche rallentandolo per intervenire più rapidamente o addirittura velocizzandolo per terminare velocemente i combattimenti meno impegnativi.
Le battaglie hanno assunto però un gusto nuovo, grazie all’intervento massiccio fatto sull’IA generale del titolo che è anche personalizzabile dall’utente. I giocatori potranno inoltre utilizzare degli automatismi (sono veramente simili ai Gambit di FFXII), ovvero delle regole che i personaggi seguiranno automaticamente, così da non dover sempre correggere il tiro… un sistema che potrebbe però appiattire troppo i combattimenti. Utilizzando al massimo potenziale queste personalizzazioni, o non facendone per niente utilizzo, la giocabilità del titolo è perfettamente bilanciata. A differenza del predecessore, dove all’inizio le barriere di difficoltà erano troppo elevate, in Deadfire ogni capitolo è un crescendo di bellezza e difficoltà, creando un vortice dal quale difficilmente gli appassionati del genere riusciranno a tirarsi fuori.
Il bello e il cattivo tempo
Sin dall’annuncio di Obsidian Entertainment, in tutti i fan del primo titolo è sorto un dubbio che pesa come un macigno: riuscirà la software house a fare bene quanto visto in precedenza, o meglio? La risposta è un si secco. Una risposta nuda e cruda, a testimoniare l’ottima strategia della software house per soddisfare tutti, ma proprio tutti, gli amanti di questo genere. Obisidian ha preso il primo capitolo e lo ha migliorato sotto tutti gli aspetti, aggiungendo con grande sapienza qualche piccola chicca in più che vale la pena scoprire in questa grande avventura: esattamente ciò che ci si aspettava. Qualche nota negativa però è presente anche in questo Pillars of Eternity II: Deadfire. Una su tutte, i tempi di caricamento sono piuttosto lunghi: vista la grandezza totale della mappa – che tra quest e sotto quest offre tranquillamente oltre 100 ore di gioco – il titolo soffre nel caricare determinate aree particolarmente impegnative sotto il profilo puramente grafico. Alcune volte anche l’audio si perde in piccoli difetti durante le conversazioni che ne rovinano il significato. Fortunatamente però oltre a qualche piccolo lag grafico sparso qua e là, il titolo non riscontra cedimenti lungo tutte le ore di gioco. Non fatevi spaventare da questi piccoli bug, perché la software house ha già annunciato l’arrivo di nuovi aggiornamenti per sanare tutte le imperfezioni.