Non finiremo mai di dire che per creare un’avventura narrativa intrigante, sono diverse e sfaccettate le caratteristiche che devono presentarsi al giocatore, oltre a quel jolly, quel “je ne sais quoi” che riesce a rapirti e a catapultarti in un altro mondo e a non poterne fare a meno fino ai titoli di coda. Pentiment, che vi presentiamo in recensione, è un titolo a dir poco insolito, non solo per le sue caratteristiche intrinseche, ma anche per lo studio di sviluppo, che negli anni ci ha presentato titoli di stampo completamente diverso. Parliamo di Obsidian Entertainment (ora parte degli Xbox Game Studios), che a braccetto con Microsoft e con un piccolo team diretto da Josh Sawyer ci ha proposto qualcosa di molto stuzzicante. Un gioco non per tutti, già dalle premesse, ma molto affascinante.
Pentiment è a tutti gli effetti un giallo, ambientato nell’Europa del 1500, più precisamente in un paese del Sacro Romano Impero tra le Alpi bavaresi, Tassing, al fianco di una famosa e rispettata abbazia, Kiersau. Nel gioco vengono trattati tematiche e conflitti basati su situazioni e fatti storici, filtrati e riprodotti tramite personaggi e luoghi di fantasia.
Ora et Labora
La storia che vivremo in Pentiment inizia nell’aprile del 1518 e si evolve in 25 anni ed è divisa in tre atti. Il nostro protagonista è Andreas Maler, un miniaturista di Norimberga giunto a Tassing per lavorare come artista nella culturalmente ricca abbazia di Kiersau. Non ci esprimeremo molto sulla trama del gioco, non solo per la sua importanza ai fini narrativi e di gioco, ma anche perché sappiate che le scelte che farete avranno forte impatto sul proseguire delle vicende, anche ad anni di distanza.
Come saprete, quel periodo storico fu molto importante sul piano politico e religioso alle porte del Rinascimento, e ogni cosa detta o fatta in una comunità che fonda le proprie radici sulla spiritualità avrà le sue forti conseguenze. Il cambiamento sarà parte integrante dell’avventura, così come le generazioni che passeranno, i personaggi che vedrete nascere, crescere e morire. La religione sarà uno dei focus principali di Pentiment, così come i dialoghi e le vostre azioni. Sarete infatti chiamati a gestire il vostro tempo, a parlare con i contadini, con i fratelli e le sorelle dell’abbazia, scambiare opinioni sulla vita rurale, sulla fede, e allo stesso modo ad indagare… su un omicidio. Sceglierete di seguire una pista invece che un’altra? Chi per voi è il colpevole? Il tempo passa e non potete fermarlo, gestitelo al vostro meglio.
Sappiate inoltre che l’avventura vi richiederà diverso tempo per essere portata a compimento, soprattutto se sarete scrupolosi e cercherete di non perdervi alcuna linea di dialogo. Giocarlo in questo modo potrebbe all’effettivo rallentare il ritmo generale, che già di suo fatica spesso ad accelerare, ma è anche nei più piccoli dettagli che si nasconde la verità, e vi invitiamo quindi a stringere i denti e a non perdere nulla nel percorso.
Andreas non sarà tuttavia un personaggio preimpostato, o meglio, non del tutto: durante le primissime fasi di gioco andremo a delineare il suo profilo in base al suo passato, come la sua preparazione culturale e le sue abitudini (ad esempio abbiamo scelto di dargli un background che l’ha visto vivere in Italia, con legge come forma di studi). Tutti gli interessi e le attitudini che sceglieremo, così come la sua cultura, ci apriranno ogni volta delle opzioni di dialogo uniche, diverse e dedicate, alle quali i personaggi potranno rispondere in modo positivo… o negativo: non sempre sfruttarle è una mossa saggia, perché i personaggi in Pentiment ricordano, anche a distanza di anni.
Ultima parte degna di nota del gameplay riguarda i minigiochi presenti: questi spesso sono parte integrante della storia, ma non c’è sempre necessità di completarli con successo per proseguire. Alcuni saranno dei rompicapo, altri delle piccolissime prove di abilità, ma in ogni caso non ci sarà mai qualcosa di così complicato da bloccarvi.
Un gioco da leggere e da vedere
Pentiment è un gioco che fa del suo lato artistico uno dei suoi fiori all’occhiello: l’opera nella sua interezza è creata letteralmente come se fosse un libro, quindi tutti i disegni, le scritture e i cambi di scena sono gestiti in questo modo. I disegni sono stati fatti a mano e creati ad immagine e somiglianza dei libri medievali, proprio come quelli che Andreas arricchiva con le sue miniature. Non finisce qui però, perché anche la scrittura e i font stessi sono stati resi parte integrante del gioco: questi sono differenti a seconda di chi parla o di che cosa leggiamo, i contadini avranno il loro font, c’è poi chi avrà lo stile da scriba, quello monastico, quello tipografico o quello umanista. Va da sé che per una fedeltà eccellente, molti di questi potrebbero non essere facilmente leggibili dai giocatori, quindi Obsidian, tra le sue molteplici opzioni per l’accessibilità, ha inserito anche la possibilità di scegliere tra dei font più chiari e altri più stilizzati. Chiaramente questi ultimi garantiscono un’immersione ancora più totale.
Il testo è anche dinamico, o può cambiare di intensità, o essere macchiato… insomma, grazie ad alcuni escamotage assolutamente ingegnosi, uniti alle espressioni facciali dei personaggi, potremo capire qual è il loro stato d’animo o il loro tono grazie alle parole scritte. Cosa non solo gradita, ma anche essenziale, dato che in Pentiment non sono presenti doppiaggi o voiceover. La parte audio del gioco è quindi interamente affidata alla colonna sonora, assolutamente calzante, creata a regola d’arte con strumenti dell’epoca, e con i giusti picchi di intensità. Non disperate, perché Pentiment è disponibile anche in Italiano, e con delle traduzioni e degli adattamenti perfetti.
La storia, giocata
Prima di chiudere questa recensione di Pentiment, nella quale abbiamo cercato di parlare il meno possibile dell’evolversi della trama grande protagonista del gioco, non possiamo non sottolineare quanto sia importante la fedeltà culturale e storica che il gioco propone. Da ogni pixel, da ogni dialogo, da ogni fatto raccontato, da ogni libro e aneddoto, spunta la passione e lo studio che il piccolo team di sviluppo ha impresso nel gioco: una minuziosa ricerca che ha percorso secoli, dalla conoscenza religiosa e delle leggi, dalla medicina all’imminente boom della stampa, dalla riproduzione dello stile artistico (non solo dei personaggi, ma delle strutture, degli affreschi delle chiese e così via), fino alle influenze storiche e culturali precedenti al medioevo, fin dagli antichi romani. Tutto in Pentiment è stato studiato e messo lì per un motivo.