Paper Ghost Stories: Third Eye Open, sviluppato da Cellar Vault Games, è il seguito più articolato e perfezionato di Paper Ghost Stories 7 a.m., uscito precedentemente. Il capitolo precedente, inserito anche in Third Eye Open, fungeva da introduzione e sperimentazione del genere per il team di sviluppo, e quindi è importante per capire in maniera approfondita la storia narrata. in questo nuovo titolo, che noi abbiamo testato su PC (Steam), ma che è disponibile anche su console.
Una bimba con un dono speciale
La storia si articola in undici capitoli, comprendenti anche 7 a.m. (utile come introduzione) e narra le vicende di Ting, una bimba di sei anni nata con un potere unico, ovvero la capacità di vedere i fantasmi!
Una volta trasferitasi nella nuova casa, Ting fa subito la conoscenza di Xiu, una bambina morta tanti anni prima che non ricorda nulla del suo passato. Xiu decide di diventare sua amica e di seguirla e proteggerla qualsiasi cosa accada, supportandola anche nelle difficoltà quotidiane che la bimba deve affrontare per la sua crescita.
Ting non nasconde la sua amicizia con la ragazza fantasma, anzi, la presenta spesso come la sua migliore amica ai genitori e ai nuovi conoscenti, il che rende la sua integrazione con gli altri estremamente complicata.
La presenza di Xiu ovviamente inasprisce il rapporto già conflittuale col padre di Ting, estremamente severo, che crede che la sua “amica immaginaria” sia solo una distrazione dai suoi doveri di figlia e studentessa una volta entrata nella scuola del paese. La madre invece, più comprensiva, non ostacola l’amicizia di Ting e Xiu, ma anzi cerca di intermediare tra padre e figlia, scatenando le ire del marito in più di un’occasione.
Amicizie indissolubili
Il gioco tratta temi importanti e delicati in punta di piedi, toccando argomenti forti come la morte, l’omicidio, la malattia ma anche lo stato d’animo turbato di una ragazzina che sta entrando nell’adolescenza, con tutti i suoi pro e contro.
Infatti la narrazione segue la crescita di Ting, dalla prima infanzia all’inizio dell’adolescenza, sempre costellata da eventi tutt’altro che normali, come diversi incontri con fantasmi più o meno turbolenti.
Siamo testimoni anche della nascita di amicizie importantissime per Ting, come quella con l’amica di scuola Mei Lian, o del vicino di casa Yong Le, che non solo sono a conoscenza del suo segreto, ma che la supportano anche in situazioni pericolose ai confini della realtà.
Un horror di carta “vivente”, unico e folkloristico
Il gioco non è un horror propriamente detto, in quanto mancano le situazioni apertamente spaventose. Infatti la storia si alterna tra vicissitudini di vita quotidiane ed eventi vagamente inquietanti come l’incontro con uno spirito vendicativo in un bosco, o un bambino annegato nella scuola che frequenta Ting.
Ogni situazione però viene affrontata con delicatezza e sensibilità, al punto che si empatizza sia con la giovane protagonista e i suoi amici, ma anche con le entità più o meno ostili che incontra casualmente.
Lo stile grafico è indubbiamente unico e mai visto: si ispira allo stile del teatro di carta “vivente” del folklore cinese, ed è arricchito da effetti sonori che replicano i rumori della carta ad ogni movimento dei personaggi. Le missioni sono appuntate su un quaderno simile ad uno Scrapbook che Ting utilizza per segnare, come un diario, gli avvenimenti che le accadono di volta in volta, ma anche gli obiettivi da perseguire.
Ciò che il giocatore deve fare, per accompagnare Ting nella sua crescita, è aiutarla a destreggiarsi tra enigmi semplici (forse troppo), esplorazioni molto limitate, e affrontare conversazioni con amici (o nemici) al fine di superare sia ostacoli fisici, ma anche emotivi.
Sono presenti delle sezioni di gioco con dei Quick Time Events, espedienti utilizzati per dare un senso di tensione e preoccupazione al giocatore in situazioni particolarmente concitate e di pericolo.
Unicità linguistica e religiosa
Un’altra particolarità di questo gioco è la presenza di un inglese “contaminato” da termini in lingua malese, che viene parlato da tutti i personaggi, compresa la protagonista. Durante il gioco capita di mangiare piatti tipici, apprendere modi di dire per evidenziare felicità, disgusto, rabbia, ma anche di scoprire credenze e tradizioni appartenenti alla cultura cinese, soprattutto quelle che hanno a che fare con la morte e con il mondo dell’aldilà.
In conclusione, Paper Ghost Stories: Third Eye Open è piacevole, diverte, appassiona, ma non trascina subito, si prende il suo tempo per decollare, e per far affezionare il giocatore alla protagonista e ai personaggi che la circondano.
É interessante lo stile che riprende il teatro di carta, gli effetti sonori che ne amplificano l’immersione e danno l’idea di star giocando con delle bamboline di cartone ritagliate e colorate, proprio come quelle create da Ting.
Ma la colonna sonora è molto anonima e facilmente dimenticabile, la storia troppo guidata e a momenti un po’ scontata: sembra quasi di assistere ad una mini opera teatrale (di carta, per l’appunto) in cui il giocatore è un mero spettatore, e non un partecipante a tutti gli effetti.
Ciò non toglie che l’esperienza finale riesca ad arricchire e appagare, ma soprattutto ci sensibilizza nell’accettare e comprendere il prossimo, anche quando sembra all’apparenza troppo “strano” o con cattive intenzioni.