Oggi, finalmente, è stata annunciata la tanto attesa Remastered di The Elder Scrolls IV: Oblivion, un titolo rivoluzionario per i videogiochi sotto tantissimi punti di vista. Tra questi, non possiamo non menzionare l’impatto che, per la prima volta con il titolo del 2006, è stato registrato sul fronte della pubblicazione e messa in commercio dei contenuti aggiuntivi, oggi noti a tutti come DLC.
Sebbene, infatti, il DLC sia ormai elemento di prassi per le grandi produzioni, con progetti di grandissima caratura che si collegano ad un titolo di riferimento per ampliare l’esperienza di base dietro un pagamento ulteriore (basti pensare al DLC di Elden Ring: Shadow of the Erdtree, che è stato il primo contenuto aggiuntivo nella storia ad essere candidato al GOTY), il contenuto aggiuntivo non è sempre stato visto di buon occhio né dal pubblico né dalle produzioni: il primo passo verso l’epoca d’oro del contenuto aggiuntivo è, per certi versi, arrivato proprio grazie al titolo Bethesda rilasciato quasi 20 anni fa.
Un cavallo per domarli…
Partiamo dal principio: in che modo i cavalli di Oblivion hanno saputo rivoluzionare il videogioco moderno? La questione, in verità, è un po’ più intricata di quel che sembra: la fisica dei cavalli (ormai un meme tra giocatori e appassionati del capitolo Skyrim) c’entra ben poco.
Siamo nel 2006, in un’epoca che vede il DLC come un elemento praticamente sconosciuto tra i giocatori: gli unici contenuti aggiuntivi conosciuti sono, di fatto, grandi espansioni di giochi già usciti, che venivano rilasciate su CD (pensiamo all’espansione “Lord of Destruction” di Diablo 2).
Un’intuizione a dir poco geniale, però, serpeggiava tra i corridoi di Bethesda: viene rilasciato, tra le perplessità degli addetti ai lavori, l’Horse Armor Pack: pagando 2,50 euro, i giocatori avrebbero potuto aggiungere al loro inventario delle ben poco utili, se non per fini estetici, armature per i propri cavalli in The Elder Scrolls IV: Oblivion.
Il flop sembra dietro l’angolo per Microsoft: come ha dichiarato l’ex scrittore di Bethesda Bruce Nesmith “tutti prendevano in giro le armature per cavalli, anche i giocatori, ma sono comunque state acquistate da milioni di account!”. “Sia Bethesda sia Microsoft non avevano assolutamente previsto un simile successo: ha colto di sorpresa tutti!”.
L’inizio di una lunga storia?
È davvero l’Horse Armor Pack il primo vero DLC della storia? Come abbiamo detto in apertura di articolo, non è esattamente così: possiamo di fatto affermare che questo pacchetto aggiuntivo sia un esempio di DLC estetico e non espansivo, elemento che si è evoluto ed espanso a macchia d’olio nel corso degli anni, ma abbiamo diversi esempi di contenuti aggiuntivi che hanno preceduto nel tempo questo “folle esperimento”.
Il pionieristico Total Annihilation
Il primo DLC della storia risale, con queste definizioni, al 1997: a portarlo sul mercato è il titolo strategico in tempo reale Total Annihilation. In un’epoca che vede internet come un sistema acerbo e in via di sviluppo, è con questo titolo che nasce il concetto di contenuto aggiuntivo, sotto forma di nuove missioni e ampliamenti del gioco, diffuso tramite connessione internet e non più con supporti fisici.
Il primo “Game Pass” della storia
Ci discostiamo leggermente dal concetto di DLC in senso stretto per soffermarci, invece, sul più ampio senso di distribuzione di contenuti via rete. In tal senso, è indubbio che l’Xbox Game Pass rappresenti oggi un esempio lampante in tal senso, ma dobbiamo giustamente affermare che questo progetto non sia tutta farina del sacco di Microsoft.
Nel 1994, SEGA ha lanciato per il suo Genesis il “SEGA Channel”, un progetto per certi versi troppo avanti per l’epoca: attraverso il pagamento di un abbonamento mensile, era possibile ogni mese scaricare nuovi giochi originali per la propria piattaforma, tra i quali grandi successi come Sonic e Street Fighter… vi ricorda qualcosa?
Il mondo dei contenuti aggiuntivi ne ha fatta di strada dagli esordi di questi primi, timidi, progetti: anche saghe storiche come Pokémon e The Legend of Zelda, negli ultimi anni, hanno finito per adottare questa strategia, non sempre con eccellenti risultati: pensiamo, ad esempio, al DLC di Pokémon Scarlatto e Violetto “La Maschera Turchese”.
Trovare, insomma, il giusto compromesso tra titolo di base e DLC non è cosa semplice nemmeno oggi, con i principali prodotti del mercato dei videogiochi che aggiungono all’esperienza, spesso con modalità poco condivisibili, i loro contenuti aggiuntivi.