Facendosi attendere oltre un anno rispetto a quanto prefissato, Nanotale: Typing Chronicles è finalmente uscito dal suo stato d’Early Access, arrivando su PC e Google Stadia nella sua versione completa. L’esclusività di queste due sole piattaforme non è casuale, dato che siamo davanti a un titolo della serie “Typing Chronicles” realizzata dallo sviluppatore Fishing Cactus, successore spirituale di Epistory (trovate qui la nostra recensione dello scorso capitolo). Dopo avervi parlato di Nanotale: Typing Chronicles nella nostra anteprima, vogliamo ora approfondire il gioco in questa recensione dopo averlo provato a fondo, scritta con la stessa tastiera che ci ha accompagnato nelle lande fatate dell’opera.
Salvare la magia
Partendo con un tutorial piuttosto chiaro, il gioco ci introduce velocemente alla sua trama alquanto semplice, ma al contempo davvero interessante. Nel corso dell’avventura impersoneremo la studiosa Rosalind, la quale esplorerà il mondo di Nanotale: Typing Chronicles appuntando sul suo nuovo quaderno ogni dettaglio scoperto, studiando l’ambiente e affrontando le avversità. Ben presto la ragazza si troverà però a fronteggiare un male più grande, con l’obiettivo di ristabilire l’ordine delle cose e di sistemare i problemi che affliggono la magia di questo universo. Non si tratterà però di un’avventura lineare in cui avventurarsi a suon di corridoi, ma della continua esplorazione di un mondo pieno di sorprese, da scoprire a suon di battute sulla tastiera.
Quello che rende il prodotto unico nel suo genere – assieme al precedente Epistory dello stesso studio – è la meccanica ludica principale. Per compiere ogni azione (ognuna, forse fin quasi all’esagerazione) è necessario scrivere una moltitudine di parole sulla tastiera. Che sia per continuare delle linee di dialogo, interagire con dei personaggi, studiare fauna e flora o combattere i nemici, tutto avviene attraverso la scrittura. Finalmente il gioco è stato localizzato anche nella nostra lingua, il che lo rende accessibile a tutti, anche se le sfide più ardue mettono davanti al giocatore dei termini via via più complessi e meno conosciuti della nostra lingua.
La velocità di scrittura è tutto, e per fortuna la difficoltà del gioco non è eccessiva nelle prime fasi ma ben congegnata e graduale, quindi in grado di accompagnare il giocatore nel suo migliorare man mano. Dove i ritmi narrativi non brillano particolarmente, a causa di una trama talvolta un po’ lenta a decollare (anche se molto interessante e affascinante), le sezioni ludiche più calme e rilassate permettono di far pratica con questo gameplay originale. Si finisce ben presto per far pratica nello scrivere le parole guardando solamente lo schermo, migliorando anche le proprie competenze dattilografiche in tutti gli ambiti. Dove i giochi PC richiedono dei requisiti generici, ci sentiamo però di consigliarvi in questa recensione di munirvi di una tastiera adatta per Nanotale: Typing Chronicles, che vi metta a vostro agio per godervi al meglio questa meccanica in tutta l’avventura.
A spasso per un mondo incantato
Il viaggio di Rosalind è strutturato in un mondo piuttosto complesso, ben collegato e pieno di aree da scoprire andando avanti nel gioco e sbloccando ulteriori abilità. Esaminare le mille possibilità e appuntare tutto sul quaderno permette infatti di potenziarsi man mano scegliendo fra alcune possibilità proposte, mentre il gioco mette davanti all’utente nuovi enigmi da risolvere per continuare nell’avventura. C’è da dire che, nonostante lo sviluppatore abbia usato al meglio le sue risorse per fornire le giuste atmosfere in Nanotale: Typing Chronicles, è facile che la monotonia del gameplay si faccia sentire, a causa della ripetitività dell’azione principale del gioco. Per fortuna, l’ambientazione e l’atmosfera del gioco riescono – in parte – a sopperire al problema, ma è importante sottolineare che senza il giusto spirito sarà difficile assaporare al meglio l’esperienza.
Per quanto concerne la grafica, siamo lieti di dirvi che il lavoro artistico è stato addirittura migliorato rispetto a Epistory, e che la magia riesce davvero a uscire dallo schermo e ad abbracciare il giocatore. Il comparto in cel-shading fa la sua ottima figura, salvo per alcuni dettagli come i personaggi che risultano spesso un po’ raffazzonati, ma comunque in linea con lo stile artistico che lo sviluppatore ha voluto presentarci. Il lato sonoro zoppica a volte, presentando in alcuni casi melodie adatte e in grado di intrattenere e “stregare” nei momenti morti, ma fallisce a volte scomparendo del tutto, e con dei suoni ambientali e delle varie entità spesso poco contestualizzati. Nonostante possano sembrare di poco rilievo, questi difetti si palesano spesso nei momenti più sbagliati, creando un senso di vuoto che rischia di dover essere addirittura colmato da canzoni al di fuori del gioco per non pesare sulle spalle dell’utente.