Hideo Kojima è uno di quegli autori che nelle sue storie, nelle sue opere, adotta sempre un certo tipo di ricercatezza specifica quando si parla di musica. Questa ha sempre rappresentato per lui un elemento fondamentale, non soltanto accessorio, ma centrale nello sviluppo stesso di alcune dinamiche narrative specifiche. Così ci ritroviamo fra le mani alcuni videogiochi da lui creati che hanno fatto la storia, perle immortali non soltanto dal punto di vista videoludico ma anche sonoro, con colonne sonore dedicate, o attinte, impresse a vita nella mente di tutti gli appassionati.
Kojima però è anche un grandissimo amante del cinema e del mezzo cinematografico. Non lo ha mai tenuto nascosto, anzi, tutto questo suo amore si palesa in ogni opera che ha creato fino a questo momento, anche in quelle che ancora non usufruivano della tridimensionalità grafica. Con questa visione cinematografica va quindi di pari passo quella musicale, dato che l’uso che questo autore fa ed ha sempre fatto della musica è sempre stato di “tipo valorizzante e figurativo”. Le varie ost, quindi, utilizzate per disegnare meglio alcuni sviluppi specifici, o per identificare alcuni particolari personaggi, o videogiochi stessi.
L’amore per il cinema di Hideo Kojima e quello per la musica moltissime volte si sono fusi insieme nel corso della sua carriera, confezionando momenti pregni di un citazionismo estremamente reverenziale. Basti pensare alla leggendaria sequenza di apertura di Metal Gear Solid V Ground Zeroes, in cui vediamo il protagonista salvare un suo “caro amico”, Chico, catturato per interessi politici e di potere. É notte fonda, ci troviamo in un campo militare fuori da qualsivoglia estradizione, ci sono guardie ovunque e cani, e la pioggia cade a picco su ogni singola cosa, bagnando tutto con una drammaticità quasi palpabile. Chico, un bambino, è chiuso in una gabbia. Mal nutrito.
Non può muoversi ed ha con sé soltanto un walkman, un vecchio apparecchio sonoro portatile attraverso cui ascoltare cassette, anche musicali (guarda un po’). Tutto intorno a lui c’è il vuoto e la paura, uomini terribili che lo fissano e usano senza il minimo scrupolo. Accende il walkman e parte una canzone che possiamo ascoltare insieme a lui. È Here’s to you, Nicola and Bart, composta dal maestro Ennio Morricone e da Baez Joan C.
La canzone si sovrappone a tutto il resto, ammanta ogni altro suono e avvolge ogni singolo sviluppo nei successivi minuti divenendo prominente con le immagini che avanzano in un piano sequenza che ha fatto la storia dei videogiochi. L’importanza di questa canzone specifica non risiede soltanto nel modo in cui Kojima la utilizza, ma in quello che rappresenta. La canzone venne composta per un film dal titolo Sacco e Vanzetti, del 1971 (ora sul catalogo di Amazon Prime Video), storia vera di sue anarchici italiani che nell’America degli anni ’20 vennero condannati a morte, accusati di un crimine che non avevano commesso soltanto per le loro idee politiche. Due vittime della storia insomma. La canzone, quindi, si trascina dietro un significato che Hideo Kojima vuole connettere ai personaggi della propria saga, a quei precisi sviluppi in cui compare, sfruttandone l’importanza immortale in una citazione che mette i brividi.
Questo 22 novembre è stata ufficializzata la notizia che la Kojima Productions, team di sviluppo dell’omonimo autore, sta muovendo i propri passi verso un espansionismo che si centralizza proprio verso la dimensione musicale e figurativa. Hideo Kojima stesso ha confermato che un nuovo studio con sede a Los Angeles sta aprendo, e che avrà a che fare principalmente con la musica, il cinema e l’ambito televisivo.
Alla sua guida troviamo Riley Russell, nome familiare agli addetti ai lavori con 28 anni di carriera in Playstation alle spalle. Ovviamente una notizia del genere ha sconvolto il settore, dato anche il rapporto che questo autore ha con tali mezzi. Da tutto ciò abbiamo deciso di dare una sbirciatina fra i post che Kojima condivide sui propri social media per farci un’idea, anche minima, riguardo i suoi gusti musicali, i generi che ama di più e così via.
Un amore variegato e poliedrico
In realtà analizzando i post di Hideo Kojima ne viene un’immagine estremamente variegata dal punto di vista musicale. Partiamo dal presupposto che condivide un sacco di post, tutti incentrati sulle proprie passioni, su quello che ama, sui suoi acquisti e su quello che sta facendo. La musica è un leitmotiv esistenziale per lui, qualcosa che non si lega soltanto al lavoro ma alla sua stessa quotidianità. Parrebbe infatti accompagnarlo continuamente, e viene facile immaginarselo mentre cammina fra le vie affollate di una città, con le cuffie all’orecchio, perso in chissà quale progetto, o magari in casa propria ad ascoltare vecchi cd o vinili (sembra adorarli dalle immagini che condivide). Dal punto di vista del genere, quindi, non ven’è uno preciso. Nei suoi post lo vediamo volare tra un’artista e l’altro, da una voce all’altra, da una generazione all’altra, letteralmente. Non sarà quindi difficile vederlo passare, ad esempio, dai Joy Division (gruppo post-punk nato alla fine degli anni ’70) ai più recenti CHVRCHES (chiamati in causa anche nella colonna sonora di Death Stranding); inoltre qualche giorno fa stava ascoltando un vinile con Love Will Tear us Apart, a The Best of Gene Kelly, un attore di musical negli anni ’50.
Analizzando quello che ascolta è inevitabile che il tutto ritorni nella dimensione cinematografica, anche perché tende ad ascoltare parecchie colonne sonore tratte dai film che lo hanno colpito. Alcuni esempi recenti sono: La colonna di Singing in the Rain, quella di Caccia a Ottobre Rosso, quella de L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, melodie di Ennio Morricone…
Inoltre, almeno da quello che abbiamo potuto appurare da ciò che condivide (ma anche dai suoi lavori videoludici) Kojima nutre un certo amore verso il Rock, il Punk e la musica elettronica. In questi giorni lo abbiamo visto ascoltare: Friday I’m in Love dei The Cure (gruppo post-punk, rock gotico, alternative e new wave), gli Starsailor (gruppo rock alternative e Britpop) e I give it to you dei Nitzer Ebb (gruppo che fa musica elettronica).
Ci sono anche momenti in cui il genere si muove di nuovo, andando verso cantanti come gli ABBA o Taylor Swift o i Duran Duran, ampliando ancora una volta l’ipotetica linea di confine identificativa dei gusti musicali di quest’uomo.
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Da ciò esce un ritratto estremamente fuggevole dal punto di vista musicale, ma anche affascinante e non identificabile in un’etichetta precisa. Un’atteggiamento eclettico nei confronti del medium musicale, atteggiamento che presumibilmente si riverserà anche nei suoi lavori futuri, come è avvenuto anche per quelli passati. Non ci resta che attendere e vedere quale nuova strada questo artista imboccherà, quale idea per il futuro andrà a fondere tutte queste passioni che governano la sua quotidianità così da generare un altro progetto di cui possiamo appassionarci e perché no, anche innamorarci.