A Big Bold Beautiful Journey: un Viaggio Inaspettato Recensione

Ecco la nostra recensione di A Big Bold Beautiful Journey: un Viaggio Inaspettato, un film con Colin Farrell e Margot Robbie che mette di fronte passato, presente e futuro.

Giorgio Maria Aloi
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Recensioni
Lettura da 7 minuti
8 Ottimo
A Big Bold Beautiful Journey - Un Viaggio Inaspettato

A Big Bold Beautiful Journey: Un Viaggio Inaspettato (A Big Bold Beautiful Journey) è un film del 2025 diretto da Kogonada e con protagonisti Colin Farrell e Margot Robbie. Il film vede come protagonisti Sarah e David, due single che si incontrano per caso al matrimonio di un amico comune. In seguito a un sorprendente colpo del destino, si trovano improvvisamente a intraprendere “un viaggio straordinario”. Questo consiste in un’avventura divertente, fantastica e travolgente in cui i due hanno l’opportunità di rivivere momenti importanti dei loro rispettivi passati, facendo luce su come sono arrivati al presente e, forse, ottenendo una chance di cambiare il proprio futuro.

Guardare indietro per andare avanti

“A volte devi guardare indietro per andare avanti” è la frase che racchiude il senso del “viaggio fantastico” a cui prendono parte i due protagonisti. Un viaggio fatto di metafore, che intreccia passato, presente e futuro e che racchiude l’essenza di sé stessi. Il film non parla solo del viaggio di Sarah e David, ma parla a chiunque lo vede e si fa trascinare all’interno, alla ricerca di sé stessi. Il presente è il ponte tra passato e futuro, senza il passato non può esserci il presente, e senza il presente non può esserci il futuro. Per elaborare il presente, bisogna capire come si è arrivati a quel punto con un viaggio introspettivo, esplorando il passato, elaborando il presente per prepararsi al futuro, senza lasciare nulla indietro. Ed è quello che fanno Sarah e David, cosa che dovrebbe fare ogni individuo. Il film non parla solo del loro viaggio, ma fornisce agli spettatori gli strumenti per intraprendere lo stesso viaggio.

Il film è diviso idealmente in due parti: la prima più giocosa, surreale, ironica, che costruisce il mondo fantastico delle porte, del GPS “matchmaker”, delle deviazioni dei luoghi ordinari; la seconda parte si concentra sulle tensioni interiori, sul confronto con il lutto, le paure, i conflitti affettivi e le esperienze che hanno segnato i protagonisti. Tutto questo avviene in questo viaggio pieno di simbolismi e metafore, fatto per scoprire loro stessi e riparare quelle parti che hanno caratterizzato le loro persone, perché senza la riparazione (o l’accettazione) non possono andare avanti e vivere sul serio.

Una buona chimica

Colin Farrell e Margot Robbie sono stati gli attori adatti per i ruoli di David e Sarah, sia per quanto riguarda l’espressività, sia per l’interpretazione. I due attori dimostrano di avere una buona chimica tra loro e funzionano bene assieme, come se fossero davvero uniti da un destino comune o addirittura anime gemelle. Da un lato c’è Sarah, una donna che non si vuole lasciare andare e ha paura a farlo, tanto che ricorre all’autosabotaggio e rovina tutto; dall’altro invece, c’è David, un uomo che credeva di avere tutte le certezze ed è più disposto a lasciarsi andare, ma anche lui ha le sue difficoltà sentimentali.

Tutti e due sembrano diametralmente opposti dal punto di vista caratteriale e sentimentali, ma in realtà hanno molto in comune più di quanto sembra: hanno delle questioni irrisolte che impediscono loro di godersi i momenti e la chiave giusta per andare avanti è risolvere i conti in sospeso. Lo fanno con un viaggio, e di solito il viaggio serve ad allargare i propri orizzonti e crescere a propria volta, ma quello che intraprendono nel film è più che altro metaforico, fatto di simbolismi e sfiorando il surrealismo. Sarah e David si scoprono man mano, rivelando fragilità, paure e rimpianti. Il film cerca di far emergere come le relazioni amorose siano intrecciate con le corde del proprio passato, della famiglia e del dolore

Kogonada è riuscito ad essere ben preciso, per quanto riguarda la scenografia, i simboli e l’intento di trascinare lo spettatore per farlo entrare in empatia con Sarah e David e riuscire a rivedersi in loro.

La sua regia molto semplice trasmette la sua forte sensibilità visiva, fatta di una cura del dettaglio molto attenta, di una composizione scenica, di un buon uso di simboli (le porte, il GPS con carattere quasi “personale”, scenari naturali come fari, paesaggi, cieli, tramonti) per evocare stati d’animo interiori. Le porte che conducono al passato, come se fossero un sogno che diventa tangibile, non hanno una spiegazione razionale, ed è giusto così, perché è più giusto definirli strumenti narrativi che rappresentano il passaggio, la soglia e la revisione del passato. Il dispositivo del GPS “matchmaker”, invece, funge da idea di guida esterna; ma il viaggio interiore mostra che alla fine sono le decisioni, le aperture emotive, il confronto con il passato a permettere il cambiamento.

La fotografia del film comprende dei contrasti cromatici, della saturazione dei colori e delle scelte visive che tendono al lirico e al magico. I colori mostrati sono accesi e le scenografie sono ben curate, con atmosfere che oscillano tra il passato e il presente emotivo. Il passaggio avviene grazie ad un montaggio che alterna sequenze realistiche e oniriche ed allo stesso tempo, tra passato e presente. Tutto questo viene accompagnato dalla colonna sonora di Joe Hisaishi, che ogni tanto azzecca l’atmosfera, ma crea stonatura in alcuni momenti. Il comparto tecnico riesce a trasmettere le esperienze formative dei protagonisti e fa capire come possano essere importanti per ogni individuo. Il problema però, sta nella sceneggiatura che casca nella prevedibilità e sembra che punti più a far emozionare che a sorprendere, perché non c’è nulla di originale e di innovativo che rivoluziona il genere. Difetto su cui si può passare sopra, ma può far rimanere con la delusione allo spettatore che si aspettava di trovare “qualcosa di diverso”.

A Big Bold Beautiful Journey - Un Viaggio Inaspettato
Ottimo 8
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