Nei fumetti torna spesso il discorso della notte: è quando i criminali escono, è quando i vigilantes combattono, è quando succedono le cose che alla luce del Sole non possono avvenire. Particolare quindi la scelta della creazione di Moon Knight, un supereroe Marvel che, a differenza della sua controparte concorrenziale e oscura, sebbene combatta sempre nella notte contro il crimine, lo fa con un costume bianco. Il motivo? Semplice, vuole farsi vedere dai criminali quando arriva, vuole incutere paura rendendogli chiara la loro fine. Nonostante la meccanica mistica sia presente anche nei fumetti, nella serie tv Moon Knight (della quale state leggendo la recensione), in arrivo da domani con il primo episodio, la componente legata al pantheon egizio è più radicata, ma nel modo giusto.
Prima di avanzare, vi ricordiamo che questa recensione è senza spoiler e si basa su 4 puntate di 6: ovviamente un giudizio completo verrà dato all’uscita della sesta, ma per ora possiamo tirare le somme avendo visto più della metà del serial con Oscar Isaac, Ethan Hawke e May Calamawy.
Day and Knight
La serie segue Steven Grant, un tranquillo impiegato di un negozio di souvenir, che viene colpito da vuoti di memoria e ricordi provenienti da un’altra vita. Steven scopre di avere un disturbo dissociativo dell’identità e di condividere il suo corpo con il mercenario Marc Spector. Mentre i nemici di Steven/Marc si avvicinano, i due devono indagare sulle loro identità complesse mentre si spingono in un mistero mortale tra i potenti Dei dell’Egitto. Semplificata la trama dalla versione fumettistica (dove le personalità sono 4, ognuna con un ruolo specifico), già qui notiamo la prima differenza: se infatti il fumetto ci mette a conoscenza subito delle 4 identità, rispettivamente un tassista pensato per sentire le voci della gente, un milionario per finanziare le attività, un mercenario per combattere e un business man per gestire le cose senza sporcarsi le mani, qui abbiamo subito due identità, definite da una capacità attoriale di Oscar Isaac di alto livello.
Si tratta di Steven Grant, impiegato dentro ad museo egizio, inglese e intelligente, e Marc Spector, mercenario americano alle prese con loschi affari: per il resto il filone principale viene seguito di pari passo, se non per la parte più mistica. Il materiale originale racconta infatti la storia di come Konshu, il dio egizio della Luna, salva dalla morte Marc facendolo diventare suo avatar, ma per il resto non inserisce come nella serie un costume mistico o delle dinamiche sovrannaturali. Le storie di Moon Knight sono spesso urbane, facendolo rientrare di diritto nei Marvel Knights (eroi urbani come Spider-Man, Daredevil, Iron Fist, Luke Cage, ecc).
Detto questo, la trama nelle prime quattro puntate si dipana con colpi di scena, è ben strutturata e propone un intreccio che lascia la curiosità di voler saperne di più. L’avventura del protagonista inoltre sembra essere abbastanza varia, accompagnando momenti d’azione a cose più serie, ma non mancheranno anche delle risate (specialmente nelle prime puntate). Aggiunto infine anche un pizzico di horror, che si sposta molto bene con la mitologia egiziana, e che aggiunge quel pizzico di caratterizzazione che fino ad ora non si era così visto nella Marvel. Da elogio anche il lavoro fatto dallo staff: la presenza di Mohamed Diab come regista infatti concede (e si percepisce) un approccio alla cultura egiziana meno stereotipata e più naturale, cosa che di solito viene invece mostrata alla stregua di come mostrano gli italiani in film e serie tv, ovvero mafia, pizza e gestualità maccheronica.
Una fresca ventata (lunare)
Moon Knight è qualcosa di diverso da ciò che abbiamo già visto, e lo abbiamo notato subito in sede di recensione: come per tutte le serie tv Marvel su Disney+, l’approccio è unico e singolare. La trama riesce a seguire una sua idea senza cadere in costrutti già usati da altri solo per andare sul sicuro, e questo fa della prima parte di Moon Knight qualcosa di intrigante. Anche l’intreccio stesso, prese d’ispirazione alcune storie iconiche del personaggio, propone dei colpi di scena capaci di lasciare di stucco. Magistrali le interpretazioni di protagonista e antagonista, ovvero Oscar Isaac e Ethan Hawke, dove il primo propone un dualismo davvero significativo tra i due personaggi, mentre il secondo riesce a creare un nemico machiavellico molto scaltro.
È peculiare infine vedere – cosa che c’è saltata subito all’occhio in sede di recensione – come in Moon Knight le parti siano invertite: sebbene l’idea fosse nata così fin dal fumetto, definendo Moon Knight – alla stregua di Sentry – uno degli eroi che raffigura di più il supereroe con super problemi (per via del suo disturbo dissociativo d’identità), nella serie spicca la proporzionalità inversa creata dal Cavaliere Lunare e dalla sua nemesi. Se infatti di solito vediamo antagonisti pazzi che farebbero di tutto per vincere e con qualche valvola fuori posto, stavolta il cattivo di Hawke sembra fin troppo razionale, contro un disturbato Marc Spector che non farà altro che sprofondare sempre di più dentro la sua malattia.