La libreria dei videogiochi del passato vede innumerevoli capolavori che però, rigiocati al giorno d’oggi, potrebbero risultare indigesti ai nuovi giocatori a causa del comparto tecnico e dei controlli, ormai vetusti. Inoltre, più ci si allontana con il trascorrere degli anni dal rilascio di questi giochi, più diventa difficile non solo entrare in possesso del gioco stesso, ma anche del trovare l’hardware necessario per giocarci. Questo è forse il più grande ostacolo che allontana le persone dal giocare alcuni dei migliori videogiochi tutti i tempi. I remake videoludici, in tal senso, offrono alle nuove generazioni di videogiocatori la possibilità di provare alcuni dei titoli più influenti del passato, oltre a offrire ai fan degli originali un modo nuovo di rivivere l’esperienza che in passato li aveva fatti innamorare dell’opera. I migliori remake videoludici prendono ciò che ha reso il gioco originale così eccezionale e lo modernizzano per il pubblico attuale senza perdere quella scintilla magica del passato.
Prima di elencare quali sono, a nostro dire, i migliori remake videoludici rilasciati fin ora, è giusto specificare qual è la differenza tra un remake e una remastered. Un remake è un gioco costruito completamente – o quasi – da zero rispetto al gioco originale. In questi casi la grafica e il motore di gioco vengono riprogettati da capo, ma i remake più elaborati fanno un ulteriore passo avanti e evolvono anche il sistema di gioco, soprattutto in quei casi in cui il gameplay del titolo originale è invecchiato rispetto agli standard odierni. Le remastered invecesono dei porting dei titoli originali ma a una risoluzione più elevata, frame rate migliorato e altri piccoli upgrade tecnici. Fatta questa doverosa premessa, vediamo insieme quali sono i migliori remake videoludici presenti sul mercato.
Final Fantasy VII Remake
Il franchise di Final Fantasy ha più di 30 anni sulle spalle e molti dei giochi della serie sono stati rimasterizzati nel corso degli anni, ma attualmente uno dei pochi ad aver avuto un vero e proprio remake è Final Fantasy VII, rifacimento del titolo uscito nel 1997. Final Fantasy VII è probabilmente il titolo più amato della serie e ha introdotto personaggi iconici come Cloud Strife e Sephiroth. Oltre al vistoso restyling grafico, il sistema di combattimento è stato completamente reinventato. Nell’originale, infatti, i combattimenti erano a turni, ma il remake ha optato per un sistema in tempo reale, decisamente più in linea con gli standard contemporanei. A livello narrativo, Final Fantasy VII Remake non segue la storia del titolo originale. Non solo molti concetti e personaggi sono espansi e arricchiti, ma alcuni eventi sono nuovi o addirittura alterati rispetto all’opera che ricordiamo. Questo gioco, inoltre, racconta solo una parte della storia, non andando oltre la città di Midgar, dove il mondo nel gioco originale si apriva davvero. Questo remake è infatti peculiare, dato che sarà distribuito in più parti. Per quanto il titolo originale abbia un fascino unico e non replicabile, questo remake ha fatto del suo meglio per rendere onore a un titolo indimenticabile che ha segnato la storia dei giochi di ruolo.
Resident Evil 2
Uno degli elementi che rende difficilmente fruibili i capitoli classici della saga di Resident Evil sono i controlli tank, i quali ai tempi erano coadiuvati dalla telecamera fissa. Per ovvi motivi, quindi, quando Capcom decise di sviluppare il remake di Resident Evil 2, il cammino tracciato dall’azienda fu quello di una completa rivoluzione, sia a livello tecnico che soprattutto a livello di gameplay. Se il gioco originale, rilasciato nel 1998, aveva angoli di ripresa fissi che rendevano i movimenti parecchio complessi, il remake utilizza una visuale in terza persona molto più comoda ed elimina le iconiche schermate di caricamento. Per quanto il fascino del titolo originale venga meno, questo remake è quanto di meglio si possa chiedere in termini di rivisitazione, visto che per quanto stravolga il gameplay, il comparto tecnico mantiene inalterato il senso di angoscia e terrore che incuteva il titolo originale. Capcom aveva già prodotto un remake della serie, più nello specifico quello dedicato al primo capitolo rilasciato nel 2002 per GameCube. Quest’ultimo a differenza di Resident Evil 2 Remake, manteneva inalterato il gameplay originale, e per i fan duri e puri dei titoli classici questo potrebbe essere un fattore positivo in tal senso. Il remake dedicato al terzo capitolo, invece, non è riuscito a toccare le vette di perfezione del rifacimento di Resident Evil 2.
Black Mesa
È difficile sottovalutare quanto sia stato influente Half-Life per l’industria dei videogiochi al momento della sua uscita nel 1998. Il titolo, infatti, aiutò a modernizzare il design degli FPS, la narrativa, l’intelligenza artificiale (AI) e gli enigmi ambientali come nessun altro gioco aveva mai fatto prima. A conti fatti, Half-Life fu il gioco a consacrare Valve come una delle aziende più influenti dell’industria, portando allo sviluppo dell’altrettanto iconico sequel e all’invenzione del più grande store PC di tutti i tempi, ossia Steam. Per quanto Half-Life, a livello di gameplay, non sia invecchiato di un giorno, è impossibile non citare il suo remake come uno dei migliori rifacimenti videoludici della storia. Black Mesa è un progetto fan made iniziato nel 2012 che ricrea in maniera fedele l’opera originale utilizzando il motore Source. Dopo aver ottenuto l’approvazione da Valve per renderlo un prodotto completo, il gioco è stato rilasciato in accesso anticipato nel 2015 per poi essere terminato nel 2020. Oltre a un restyling grafico, Black Mesa includeva nuovi enigmi, una migliore intelligenza artificiale, più elementi narrativi e una completa rielaborazione delle fasi finali dell’originale Half-Life. I livelli di Xen nell’originale erano considerati infatti le uniche parti decisamente sottotono dell’esperienza, e Black Mesa riesce a migliorare tali fasi rendendo di fatto il progetto degno dell’opera originale.
Demon’s Souls
Quando Dark Souls ha raggiunto lo status di vero e proprio classico in ambito videoludico, il genere è passato dall’essere di nicchia a mainstream nel giro di pochi anni. Prima del successo di Dark Souls e dei successivi sequel, non tutti sapevano che la vera origine del genere derivava da Demon’s Souls, titolo uscito in esclusiva su PlayStation 3 nel 2009. Dopo l’incredibile successo di titoli come Bloodborne e Sekiro, altri due soulslike prodotti da FromSoftware, Sony ha colto la palla al balzo per riportare in vita la propria IP Demon’s Souls, affidando il progetto del remake al talentuoso team di Bluepoint Games, che rivedremo anche in seguito in quest’articolo. Il remake, rilasciato al lancio di PlayStation 5 in esclusiva, sfrutta appieno il nuovo hardware. Se il gameplay è rimasto immutato (mantenendo purtroppo anche svariati difetti dell’originale), a livello tecnico il titolo risulta monumentale, tant’è che Hidetaka Miyazaki, Director di FromSoftware, ha preso come esempio il remake durante lo sviluppo del recente Elden Ring.
Shadow of the Colossus Remake
Tornando di nuovo ai maestri dei remake, ossia i già citati Bluepoint Games, prima di occuparsi di Demon’s Souls il team si era fatto conoscere con il remake di Shadow of the Colossus. Il titolo, rilasciato in origine nel 2005 su PlayStation 2, spingeva al limite le caratteristiche tecniche dell’hardware originale. Il mondo di gioco era enorme e ciascuno dei Colossi incarnava alcune delle creature più massicce mai viste fino a quel momento sulla console Sony. Combatterli fu indimenticabile per molti giocatori dell’epoca, nonostante il frame rate non riuscisse a stare al passo con quanto avveniva su schermo, oltre ad alcune strane scelte per quanto concerne la mappatura dei tasti. Dopo aver rimasterizzato il gioco su PlayStation 3, Bluepoint ha avuto l’opportunità mettere nuovamente mano sull’opera, questa volta riadattandola sotto forma di remake. Per quanto una minoranza di fan pensi che la nuova veste grafica abbia fatto perdere l’atmosfera dell’originale, il remake di Shadow of the Colossus migliora in tutto l’opera originale. Non solo la veste tecnica spinge al massimo PlayStation 4, ma è stato aggiunto un nuovo schema dei controlli, rendendo questo remake il modo definitivo per rivisitare uno dei videogiochi più autoriali di tutti i tempi.
Crash N. Sane Trilogy e Spyro Reignited Trilogy
Le trilogie remake dedicate alle iconiche mascotte della prima PlayStation sono senza ombra di dubbio le principali fautrici dell’odierna moda dei remake videoludici. La trilogia remake dedicata a Crash, nello specifico, non solo ha fatto rinascere un franchise che sembrava ormai defunto, ma ha dato una seconda occasione anche a tanti altri franchise dimenticati dagli stessi produttori. L’infausto destino del franchise di Crash fu il medesimo che toccò alla serie con protagonista Spyro, e con la trilogia dedicata al marsupiale anche il draghetto viola ha avuto modo di dire nuovamente la sua. I due remake mantengono quasi inalterato i gameplay dei titoli originali, ma a livello tecnico si sono raggiunti picchi incredibili. La trilogia di Spyro, nello specifico, reinventa completamente le cutscene originali, raggiungendo vette di animazione che poco hanno da invidiare ad alcuni film animati in Computer Grafica. Il resto è storia: dopo il successo delle due trilogie remake, Crash non solo ha avuto il suo remake di Crash Team Racing (denominato Nitro Fueled) ma anche il tanto atteso “vero” quarto capitolo della serie.
Metroid: Samus Returns
La serie Metroid è uno strano caso di studio. Da un lato, ha avuto un impatto sull’industria dei giochi tanto quanto altre importanti proprietà Nintendo, dando vita al genere Metroidvania e avendo un track record quasi perfetto di giochi (se si ignorano Other M e alcuni titoli spin-off). Allo stesso tempo, la serie non ha mai venduto come altre proprietà intellettuali targate Nintendo, e ciò ha reso l’annuncio di un remake di Metroid: Return of Samus una sorpresa molto gradita per i fan del franchise. Nonostante Switch fosse già stato lanciato all’inizio di quell’anno, il 2017, questo remake venne comunque rilasciato sul sistema 3DS, e il secondo schermo della console si rivelò perfetto per visualizzare la mappa senza dover mettere in pausa il gioco. Questo è solo uno degli aspetti migliorati in questo remake rispetto al predecessore. Per quanto il titolo sia rimasto fedele alle sue radici 2D, ha utilizzato modelli e ambienti completamente tridimensionali, e questo si unisce a controlli migliorati, nuove mosse, potenziamenti e abilità. Per alcuni questo remake potrebbe risultare troppo fedele all’opera originale, ma è di certo il modo migliore per riscoprire una perla del passato, con una veste grafica contemporanea ma che non disdegna le sue origini.
The Legend of Zelda: Link’s Awakening
L’originale The Legend of Zelda: Link’s Awakening, rilasciato nel 1993, fu il primo gioco della serie a essere disponibile su una console portatile, in questo caso il Game Boy. Limitato dalla tecnologia del suo tempo, il gioco consisteva solo in immagini in bianco e nero, seppur una versione a colori (denominata DX) sia uscita nel 1998. Dei titoli analizzati fin qui, Link’s Awakening è probabilmente quello che più di tutti necessitava di un remake, e in tal senso Nintendo nel 2019 ha confezionato uno dei migliori rifacimenti di sempre. La grafica nel remake è completamente ricostruita con un engine 3D ma mantiene comunque una telecamera a volo d’uccello, così da non allontanarsi troppo dalle sue radici classiche. Inoltre tale remake presenta una mappa migliore dell’originale e, in particolare, un editor che consente ai giocatori di creare i propri dungeon con gli oggetti ottenuti dai luoghi precedentemente visitati. In poche parole, Nintendo ha fatto rivivere un classico del passato nel miglior modo possibile.
Menzioni speciali
Di remake interessanti prodotti in ambito videoludico ce ne sono innumerevoli. Oltre al già citato Link’s Awakening, la serie di The Legend of Zelda si è già prestata ad altri rifacimenti, e tra questi troviamo i remake di Ocarina of Time e Majora’s Mask, rilasciati entrambi per Nintendo 3DS. I due titoli presentavano un motore di gioco simile a quello degli originali ma più appetibile per gli standard dei primi anni 2010, oltre a mantenere quasi inalterato il gameplay se non per alcune facilitazioni al fine di rendere l’esperienza più accessibile. Rimanendo in ambito Nintendo, il remake per Nintendo DS di Super Mario 64 è un curioso caso di studio, visto che a conti fatti si prendevano i comandi di Yoshi (e non Mario, come nell’originale) e venivano aggiunte nuove aree, stelle, personaggi giocabili (Luigi, Wario e il già citato Yoshi) e un ampio numero di minigiochi che sfruttano lo schermo tattile del Nintendo DS. Infine, impossibile non citare il remake di Halo: Combat Evolved, rilasciato per la prima volta nel 2011 su Xbox 360 per il decimo anniversario del gioco. Il remake in questione riuscì a far rivivere uno degli sparatutto più rivoluzionari della storia grazie a una una nuova veste grafica, mappe multiplayer riprogettate per l’occasione e l’aggiunta dei “terminali”, ovvero brevi video che offrono ai giocatori una visione più ampia del mondo di Halo.