Di pellicole sulla Seconda Guerra Mondiale ne abbiamo viste a decine, una sfilza infinita di opere più o meno riuscite che hanno tentato varie strade per cercare di narrare i più oscuri momenti di quei terribili anni. Violenza, spionaggio, tortura e molto altro ancora, oramai il cinema ha toccato ogni corda dell’argomento permettendoci di vivere gli accadimenti di allora dagli occhi di americani, tedeschi, italiani, giapponesi e molti altri ancora. Questa volta, però, è Roland Emmerich l’uomo che ha deciso di lanciarsi in questo regno così sfruttato e al contempo ancora così carico di fascino per il pubblico, il tutto per permetterci di vivere la guerra da una nuova prospettiva, in un campo di battaglia sì toccato, ma mai approfondito veramente. Midway narra infatti del duro e complicato scontro che Stati Uniti e Giappone dovettero affrontare nei presso delle isole Midway, un’accesa battaglia che permise agli americani di mantenere il controllo del Pacifico bloccando al contempo l’avanzata giapponese.
Il prezzo della guerra
Midway inizia in maniera cruda, con forza dirompente, offrendoci pochi brevi istanti di respiro prima di catapultarci nel cuore di Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941, il giorno in cui il Giappone attaccò a sorpresa la flotta statunitense decimandola. L’atto venne considerato una vera e propria dichiarazione di guerra che spinse gli Stati Uniti – fino a quel momento neutrali – a partecipare al conflitto mondiale. Da qui cominceremo a entrare in contatto con i numerosi personaggi che andranno ad arricchire il cast dell’opera. Ecco quindi comparire Dick Best (Ed Skrein), formidabile pilota pronto a lanciarsi nel cuore dello scontro per vendicare i suoi compagni caduti, il capo della marina statunitense Chester Nimitz (Woody Harrelson), l’uomo posto a comando dell’intelligence americana Edwin Layton (Patrick Wilson), e molti altri ancora. Fin dai primi minuti, Midway punta a mettere in mostra le sue colonne portanti, rappresentate da un imponente pathos epico dato agli eventi e da un ritmo che si prende i giusti tempi, suddividendo piacevolmente fasi più dialogate, durante le quali comprendere meglio psicologia e motivazioni dei personaggi, e situazioni maggiormente movimentate, quando lo scontro si accende e i proiettili volano in ogni dove. Quello che viene a concretizzarsi è così un’esperienza che riesce a tenere lo spettatore ben saldo alla poltrona per tutti i 138 minuti di durata, un risultato di non poco conto che comunque non manca di portarsi dietro qualche “nota stonata”.
Midway si propone infatti come tentativo d’esprimere sia il punto di vista americano che quello giapponese, riuscendoci però solo in parte. Com’era facilmente immaginabile, la scena non è infatti equamente divisa tra i due schieramenti, con la retorica dell’americano buono e coraggioso contrapposta a quella del giapponese cattivo e orgoglioso che viene facendosi sentire con forza. Certo, non mancano situazioni in cui far risaltare anche il valore e la disperazione dei soldati nipponici, ma a ben vedere si sarebbe potuto comunque far di più in tal senso. In compenso, i metodi narrativi adottati e il carisma conferito ai vari volti che andremo a conoscere si sono rivelati il gusto mix per imprimere nello spettatore quel senso d’empatia che spesso viene a mancare in pellicole di questo stampo, mettendo a nudo anche le atrocità che la guerra si porta dietro non solo per una nazione, ma anche per il singolo individuo. Una buona regia accompagnata da inquadrature ben riuscite, tra campi lunghi e primi piani che non lasciano respiro, fa da sfondo a un uso forse eccessivo di CGI che non sempre ha dato il risultato sperato. Chiariamoci, il più delle volte gli effetti visivi, tra navi in fiamme, esplosioni e aerei sul punto di precipitare, sono stati portati alla luce con attenzione e dovizia di particolari per renderli il quanto più realistici possibili, ma a tratti capita di vedere brevi ma fastidiose scene in cui la plasticosità della computer grafica si mostra in tutto il suo inquietante splendore. Ben poco vi è invece da dire per quanto riguarda la prova attoriale che ha messo in mostra attori capaci e in grado di trasmettere sempre le giuste emozioni, con Ed Skrein a fare la parte del leone. Purtroppo non abbiamo potuto saggiare il doppiaggio nostrano – abbiamo visionato la pellicola in lingua originale con sottotitoli in italiano – ma in compenso possiamo assicurarvi che l’espressività messa in campo da ogni membro del cast ha saputo rivelarsi ben più che convincente.