Maria by Callas – Recensione del documentario su Maria Callas

Pierfranco Allegri
Di Pierfranco Allegri Recensioni Lettura da 4 minuti
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Maria by Callas

Tutti mi dicono grazie, dopo. Non “brava”, ma “grazie”. Quello che so fare è cantare, e penso forse che questo porti un po’ di bellezza nelle vite, faccia stare meglio le persone.

Arriva nei cinema italiani (limitatamente dal 16 al 18 aprile) il documentario Maria by Callas, un film toccante e prezioso sulla vita della Divina Maria Callas, la cantante d’opera più famosa di tutti i tempi. Presentato in anteprima all’ultimo Festival del Cinema di Roma, il primo lungometraggio del regista francese Tom Volf raccoglie numerose immagini inedite, interviste franche e inimitabili, fotografie e super 8, accompagnate dalla lettura di diari e  appunti dell’artista letti con la voce meravigliosa di Anna Bonaiuto (nella versione francese letti da Fanny Ardant, storica interprete della cantante prima a teatro con Master Class e poi sul grande schermo in Callas Forever di Franco Zeffirelli).

L’amore del regista per la Divina nasce per caso e diventa ben presto un’ossessione, tanto che adopera tre anni di viaggio solo per trovare il materiale d’archivio che compone interamente il film, senza contare le preziose musiche inedite messe a disposizione dagli amici della Callas, in particolare da Nadia Stancioff, amica intima di Maria con cui Volf ha lavorato a stretto contatto, dal momento che l’artista le aveva detto, con fare profetico “Se dovessi morire prima di te, voglio che tu faccia sapere alla gente chi ero veramente”.

Nata  Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulos a New York da immigrati greci, la giovane Maria soffrì ben presto la pesante presenza materna, che ne voleva fare a tutti i costi una star, privandola in questa maniera di una normale infanzia. Ammessa al Conservatorio di Atene, dove la famiglia si era trasferita dopo la separazione dei genitori, farà presto sfoggio di un registro acuto facilissimo e di una rara propensione ai toni gravi, che la renderanno ben presto famosa in tutto il mondo, soprattutto con un repertorio (riscoperto anche grazie a lei) di compositori italiani di metà ottocento tra cui Verdi e Puccini.

L’affresco toccante costruito da Tom Volf è un documentario unico nel suo genere, che lascia lo spazio alla musica e alle performances della Callas e la parola alle sue interviste, alle sue lettere e alle sue appparizioni pubbliche e private. Ne esce una figura ironica ma fragile, di rara grandezza ma di ancor più grande fragilità, perennemente schiacciata dalla paura di essere incompresa, desiderosa di una vita semplice, ma anche ambiziosa e audace, costantemente alla ricerca di un uomo che la possa amare per quella che è, e non per quello che sa fare (tristissimo il racconto del suo amore per Aristotele Onassis, il più importante compagno della sua vita), morta appena cinquantatreenne in solitudine.

Come il sipario tanto familiare alla Maria, il film si apre alle sole testimonianze della “Divina”, lasciando che sia lei a raccontarsi dalla giovinezza alla maturità, in un periodo che passa dagli anni Cinquanta fino ai Settanta, rammentandoci la bellezza inarrivabile di una voce unica e rivelandoci la vita, tra successi, fallimenti e tanta malinconica di un’icona immortale.

Maria by Callas
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Voto 9
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Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it