Macchine Mortali – Recensione, Peter Jackson torna sul grande schermo

Luca Di Carlo
Di Luca Di Carlo Recensioni Lettura da 6 minuti
7.5
Macchine Mortali

Quello di Peter Jackson è un nome che non può assolutamente passare inosservato alle orecchio di un cinefilo meritevole di tale nome. Il regista, sceneggiatore e produttore neozelandese viene infatti oramai riconosciuto come uno dei volti più importanti dell’industria cinematografica grazie a opere quali Il Signore degli Anelli o King Kong, un’icona capace di attirare a sé i sogni più esagitati di un pubblico alla continua ricerca di nuove e indimenticabili emozioni. Già partendo da questa base diventa quindi facile comprendere come mai l’annuncio di Macchine Mortali, pellicola tratta dalla collana di romanzi venuti alla luce grazie alla penna di Philip Reeve, abbia saputo incuriosire ed esaltare con forza dirompente gli spettatori. L’opera, diretta da Christian Rivers, vede infatti alla sceneggiatura quello stesso Peter Jackson che per anni e anni ha saputo farci sognare, una produzione dal budget stellare che punta a immergerci tutti in un nuovo e affascinante mondo tutto da scoprire. Noi di Game Legends abbiamo potuto visionarlo in anteprima e ora, finalmente, siamo pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo.

La strada per il nuovo mondo

In un futuro neanche troppo distante, l’umanità ha raggiunto il suo punto di rottura. L’utilizzo intensivo delle risorse planetarie scontratesi con un tasso delle nascite troppo elevate ha portato carestie, malattie e guerre in ogni dove. In una situazione tanto delicata, avviene così l’inevitabile. Terribili armi capaci di sprigionare incalcolabili quantità d’energia vengono utilizzate in ogni parte del globo, portando a quella che sarebbe stata successivamente ricordata come la Guerra dei Sessanta Minuti, poiché tanto bastò per portare la specie umana sull’orlo dell’estinzione. Il disastro non fu però la fine, quanto piuttosto un nuovo inizio, con un pianeta fortemente mutato nel suo aspetto dove la popolazione mondiale si ritrovò ben presto costretta a vivere su imponenti città semoventi e sempre alla ricerca di nuova energia per poter continuare a reggersi sulle sue ruote, lì dove l’unica legge ancora in piedi è quella del più forte. In un contesto così pericoloso e ricco d’insidie ha quindi luogo la storia dell’enigmatica Hester Shaw (Hera Hilmar), la quale sembra essere pronta a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo, fosse anche necessario scontrarsi con la più terribile delle morti. Partendo da questa interessante premessa narrativa, Macchine Mortali viaggia in quarta presentando allo spettatore un universo carico di carisma che riesce a mostrarsi con enorme forza. Fazioni in guerra, religioni più o meno indirizzate verso la violenza ed eventi di grande rilevanza politica vengono continuamente citati per fornire un contesto storico nuovo e credibile dove tutto sembra accadere per un motivo e in cui quella narrata appare semplicemente una storiella di contorno all’interno di un intricata rete d’eventi ben più importanti di quanto si possa pensare. Parte dell’immaginario venutosi a creare convince anche grazie all’incredibile lavoro che è stato fatto in termini di effettistica, con lunghe sequenze in cui diviene possibile visionare microscopici dettagli finemente curati che riescono a sposarsi divinamente con i personaggi, tutti credibili e ben delineati nelle loro – alle volte stereotipate – personalità.

L’ottimo utilizzo della telecamera ha poi permesso di portare alla luce sequenze di grande impatto dove l’azione e sempre perfettamente seguibile ma in cui anche i momenti più rilassati riescono a offrire scorci mozzafiato capaci di rimanere ben impressi nelle menti degli spettatori, il tutto poi ancor più impreziosito da numerose citazioni a opere cinematografiche e letterarie che i più attenti non potranno che riconoscere con estrema facilità. Eppure, nonostante cotanti meritati elogi, non tutto è andato secondo i piani e, alla fine, proprio l’elemento più importante dell’intera pellicola si rivela essere il suo tallone d’Achille. Ciò che infatti rappresenta il punto più basso dell’intero lungometraggio può andare riassumendosi proprio nella vicenda narrata, una storia che dal primo istante fino all’ultimo movimento di camera possiede un amaro retrogusto di già visto, con lo spettatore che potrà facilmente indovinarne tutti i colpi di scena senza neanche dover faticare. Il banale e a tratti posticcio racconto messo a rappresentare la base di un universo scenico ben più interessante sembra poi soffrire per un’esagerata velocizzazione nello svolgimento delle vicende, lì dove ci ritroveremo nostro malgrado bombardati d’informazioni che però non saranno mai più neanche menzionate, quasi fossero state dimenticate. Approfondimenti ampiamente graditi vengono tralasciati, personaggi di spicco sembrano quasi messi di contorno, vicende potenzialmente ricche di colore vengono solo mostrate sfocatamente, l’intera avventura appare come se quasi dovesse correre il quanto più velocemente possibile per giungere a un finale prevedibile e privo di reale mordente. Fortunatamente, di grande impatto si sono invece rivelate essere le numerose tracce musicali che andranno a fare da sfondo alle diverse situazioni che ci si pareranno innanzi, mentre ben poco possiamo purtroppo dire a riguardo del doppiaggio italiano, avendo noi visto la versione inglese della pellicola. Di contro, però, possiamo affermare che l’intero cast ha saputo centrare nel segno grazie a interpretazioni meritevoli d’elogi, con Hugo Weaving ha svolgere la parte da leone.

Macchine Mortali
7.5
Voto 7.5
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Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.