Nella lingua madre dello studio di sviluppo, Triple Eh?, “Lumo” sta a significare “Incanto”, ed è con questa idea ad accompagnarci che abbiamo approcciato a questo piccolo gioiellino. Si tratta di un puzzle-platform game sviluppato con visuale isometrica, come spesso accadeva tempo fa. Guardandoci molto indietro, possiamo dire che il titolo dello studio indipendente di Gareth Noyce abbia preso l’ispirazione dal simpatico Head Over Heels, datato 1987. L’esperienza che Lumo ci propone è ricca di puzzle e cambi di fronte, e ci vedrà spesso fare su e giù per gli stessi corridoi, sia per poter procedere, sia per poter recuperare i collezionabili sparsi in quantità per la mappa. Andiamo dunque ad analizzare più da vicino questo gioiellino!
Chiuso dentro
L’introduzione al titolo non ha bisogno di parti scritte, o di video che ne spieghino la trama: prenderemo il controllo di un bambino, che non appena entrerà in una piccola fiera videoludica verrà risucchiato da un dispositivo lì presente. Come nel più semplice dei clichè, per poter uscire da quella “divertente trappola” dovremo completare il gioco. Ci ritroveremo dunque al comando di un piccolo maghetto (del quale all’inizio del gioco potremo scegliere il colore), che dovrà risolvere puzzle, raccogliere mappe, chiavi ed oggetti, per poter proseguire la sua strada verso l’uscita. I rompicapo che ci saranno posti saranno principalmente ambientali, come vuole un platform che si rispetti, ma non mancano alcune piacevoli eccezioni. Una delle peculiarità da non sottovalutare è la possibilità di scegliere prima dell’inizio del gioco (ma anche con la possibilità di modificarle una volta cominciato) le impostazioni dei comandi da utilizzare, in modo da poter sfruttare a nostro piacimento le potenzialità della visuale isometrica.
Una sfida “classica”
Quando avvieremo Lumo potremo scegliere che tipo di gioco intraprendere tra i due tipi disponibili: il primo è un’avventura tradizionale, con vite infinite e nessun limite di tempo, e il secondo è la modalità “classica”, che consiste nell’avere un numero di vite limitato, ed un cronometro che starà a segnare quanto tempo impiegheremo a completare il gioco. Quest’ultimo ovviamente ha una funzionalità di classifica, che spinge a migliorarsi per battere non solo i propri tempi, ma anche quelli della community. Questa precisazione è doverosa, perché questo gioco è un’altalenante serie di difficoltà, che varia da enigmi elementari e semplici da risolvere, a delle mappe più complesse che richiederanno oltre all’intuito anche una buona dose di abilità. Impossibile non perdere vite nell’avventura, scordatevelo, ed è per questo motivo che la modalità classica si presenta come una sfida davvero impegnativa, specialmente se punterete anche a raccogliere tutti i collezionabili sparsi per le mappe (maledette paperelle). La longevità del gioco, come tutti i titoli di questo genere, dipende dalla vostra abilità nel procedere, ma che facendo una media per una singola run si aggira intorno alle 6 ore (destinate almeno a raddoppiare, se avrete la stoffa per affrontare la modalità classica).
https://www.youtube.com/watch?v=TxJwZ9gl970
Attento allo scalino!
Come già detto, in Lumo le fasi platform sono l’essenza stessa del gioco, e sono state realizzate con meccaniche semplici e funzionali. Sulla stessa riga troviamo i comandi, che ci daranno la possibilità di movimento, di salto e poco più. E’ abbastanza? Assolutamente si: con così poco, il team di Triple Eh? ha creato situazioni differenti, con sfide a volte simili ma con modalità di risoluzione alternative. Prendendo come esempio la prima delle quattro tipologie di zone nel gioco (lo scantinato sotterraneo), troveremo scalini, acqua, bolle, sfere metalliche, sbuffi d’aria bollente, palle chiodate, casse magiche, casse con vita propria, e chi più ne ha più ne metta… e proprio con tutti quest oggetti e caratteristiche ambientali sono stati creati numerosi enigmi diversi divisi in decine e decine di stanze. Tra i puzzle platformici che vi daranno più filo da torcere a livello di vite perse, ci sono quelli dei collezionabili, come ad esempio le piccole paperelle gialle: per raccoglierle mentre sono in acqua dovremo saltarci sopra e saltare subito dopo al sicuro, altrimenti la perderemo e dovremo riprovare. Di certo nella modalità classica la raccolta degli oggetti compulsiva potrebbe segnare la vostra “condanna a morte”. Non sottovalutiamo che una semplicità tecnica simile, lo ha reso anche un titolo perfetto per console portatile.
La via dell’isometria
A livello di grafica, Lumo rispecchia in pieno la filosofia del gameplay: semplice ma ben realizzata. Di certo la realizzazione dei level design è fantasiosa, che riesce a dare il meglio di sè anche grazie al buono sfruttamento della visuale isometrica. Purtroppo però la rotazione della telecamera è limitata: qualora ci serva, sarà possibile spostarla di qualche centimetro, ma non potremo ruotare completamente la mappa per avere una visuale perfetta per la risoluzione di alcuni puzzle platformici. Per sopperire a questo problema ed essere più precisi nei salti, è stata realizzata una piccola ombra, che ci indica in che punto preciso della mappa ci troviamo mentre siamo a mezz’aria. Un plauso va fatto al team per la riproduzione degli effetti di luce e delle particelle magiche, che vanno a staccarsi dalla semplicità citata in precedenza, e raggiungono un livello di dettaglio maggiore. Infine parliamo del comparto sonoro: la colonna sonora di Lumo è “simpatica”, con la musica in game orecchiabile ma ripetitiva, ma che lascia spazio a più di un sorriso durante il gameplay (qualcuno ha detto musichetta da ascensore?). Gli effetti sonori sono degli di un mago provetto, registrati e riprodotti con qualità.