Il 22 settembre 2004, negli Stati Uniti, venne trasmesso dall’emittente ABC il primo episodio di una serie che, di lì in avanti, sarebbe diventata una delle più influenti della storia della serialità televisiva: Lost. Ideata da J. J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber, Lost è stato un vero e proprio spartiacque per quanto concerne le serie TV, in un’epoca nella quale erano ancora viste come prodotti di serie B rispetto a quanto poteva offrire la settima arte. Dato che proprio oggi Lost compie vent’anni dalla prima messa in onda dell’episodio pilota, celebriamo insieme questo traguardo andando a ripercorrere dieci dei momenti più iconici, importanti e memorabili della serie.
ATTENZIONE: Ovviamente, da qui in avanti, il suddetto articolo sarà RICCO di SPOILER su alcuni momenti chiave della serie.
Il finale
È vero, il finale di Lost ancora oggi divide i fan della serie, tra chi lo ha apprezzato e chi invece non è riuscito a farsi coinvolgere appieno da quanto mostrato. È innegabile, però, che gli ultimi attimi della serie siano alquanto emozionati, con quasi tutti i protagonisti di Lost riunitisi nell’aldilà per un ultimo saluto prima di “andare oltre”. A questo si unisce anche il finale di Jack, il quale dopo aver compiuto il suo dovere da protettore dell’isola si accascia al suolo, ormai morente, con il cane Vincent al suo fianco. Una scena che rievoca i primi istanti dell’episodio pilota, con Jack svegliatosi sull’isola dopo il disastro aereo raggiunto proprio da Vincent. Un finale ricco di imperfezioni, causate da una sesta stagione deludente su diversi fronti, ma comunque commovente.
L’inizio di tutto
E parlando dell’inizio della serie, impossibile non citare le due parti dell’episodio pilota tra i momenti più memorabile di Lost. Dopo il sopracitato risveglio nella giungla, Jack raggiunge la spiaggia dell’isola sulla quale trova il caos: urla e pianti di terrore, fiamme, rottami e morte. La storia di un gruppo di sopravvissuti a un disastro aereo inizia e il mondo delle serie TV non sarà più come prima. Mentre i personaggi cominciano a relazionarsi tra di loro e i primi misteri cominciano a farsi largo, J.J. Abrams, regista e sceneggiatore di queste prime due puntate, ci regala quello che è a conti fatti uno degli episodi pilota più belli di sempre.
La chiamata tra Desmond e Penny
Desmond è uno dei perni fondamentali nell’economia narrativa di Lost. Oltre a essere uno dei personaggi più amati per la sua peculiare umanità, Desmond è protagonista di vari momenti da ricordare. In uno di questi vediamo la travagliata storia d’amore tra Desmond e Penny i quali combattono il destino e il tempo, entrambi avversi, pur di potersi amare. La chiamata tra i due è uno dei momenti più toccanti e poetici dell’intera serie. Da un lato abbiamo Penny, la quale ha atteso per otto anni la chiamata della sua metà, facendo quindi un sentito atto di fede. Dall’altro lato troviamo Desmond, un uomo ormai privo di punti di riferimento alla disperata ricerca della sua costante, ovvero Penny. Per citare un dialogo del film Interstellar: «L’amore trascende il tempo e lo spazio».
Il tradimento di Michael
Uno dei colpi di scena più clamorosi di tutto Lost. Michael Dawson, uno dei personaggi principali della serie, decide di aiutare gli Altri, i quali hanno rapito suo figlio, a catturare alcuni dei sopravvissuti del volo 815. Pur di salvare Walt, Michael ucciderà Ana Lucia e Libby, due sopravvissute della coda dell’aereo, per poi liberare Benjamin Linus, il capo degli Altri. Tale momento è nato principalmente a causa di alcune diatribe tra le due interpreti di Ana Lucia e Libby, rispettivamente Michelle Rodriguez e Cynthia Watros, e la produzione, ma nonostante questo rimane uno dei più scioccanti e inaspettati della serie.
La verità su John Locke
Nella quarta puntata della prima stagione assistiamo al passato di John Locke, uno dei personaggi più importanti dello show. Tale episodio mise subito le cose in chiaro su cosa fosse Lost, ossia una serie che si faceva forte dei suoi personaggi ben caratterizzati e che, parallelamente, toglieva allo spettatore ogni punto di riferimento, al fine di sorprenderlo costantemente. Verso gli ultimi minuti dell’episodio scopriamo che John Locke si trovava sulla sedia a rotelle prima dell’incidente, ma una volta sull’isola 815 è miracolosamente tornato a camminare. John Locke, il suo destino e la sua frase «Don’t tell me what I can’t do!» rappresentano la speranza, la voglia di vivere e di avere fede nel futuro, tra i temi portanti di Lost.
La botola
Punto focale della prima stagione, la botola è uno degli elementi ad aver reso Lost, ai suoi albori, così intrigante e interessante. L’ossessione di Locke per essa è, tra le altre cose, la causa della morte di Boone, la quale rappresenta la prima dipartita tra le fila dei personaggi principali. A seguito di questo drammatico evento, John pare aver perso la speranza che lo contraddistingue, ma una luce proveniente dalla botola gli infonde una nuova linfa. L’apertura della botola, che chiude la prima stagione, lascia lo spettatore con il fiato sospeso con quello che è uno dei cliffhanger più intriganti della serie.
L’apertura della botola
Non allontanandoci troppo, l’inizio della seconda stagione risponde alla domande che gli spettatori si sono posti per mesi: cosa c’è dentro la botola? Con una splendida sequenza d’apertura vediamo il triste fato di Desmond, il quale si ritrova costretto a dover premere ogni 108 minuti un pulsante dopo aver digitato i numeri 4 8 15 16 23 42, i quali saranno ricorrenti per tutte e sei le stagioni. Qualora non dovesse adempiere al suo compito, qualcosa di terribile potrebbe accadere. Questo momento, e questo primo episodio della seconda stagione, introducono il personaggio di Desmond, gli esperimenti della Dharma e tanti altri misteri che faranno da perno alla narrativa e alla mitologia di Lost.
Il discorso di John a Charlie
Come detto in precedenza, Lost era e rimane tutt’ora una delle serie più amate di sempre grazie soprattutto ai personaggi protagonisti, alle loro storie e ai loro intrecci. Un perfetto esempio di ciò è il rapporto tra Locke e Charlie e il discorso fatto dal primo sul destino della falena. Locke cerca di aiutare Charlie a disintossicarsi dall’eroina e, per far ciò, gli regala una bellissima metafora sulla vita, paragonando Charlie a una falena che per emergere dal bozzolo deve lottare da sola senza l’aiuto di nessuno. Locke spiega che potrebbe tranquillamente aiutare la falena a diventare finalmente una farfalla e librarsi in volo, ma cosi facendo la renderebbe debole e inerme di fronte al mondo esterno. Charlie viene quindi messo di fronte ad un bivio: scegliere se prendere la via più facile della droga o lottare per diventare finalmente una bellissima falena. Lost è anche questo, una bellissima metafora sulla vita e sulla condizione dell’uomo nel mondo moderno, e questo momento è uno dei più significativi in tal senso.
La morte di Charlie
Nella terza stagione Desmond inizia ad avere delle visioni sulla morte di Charlie. Seppur più volte riesca a evitare la sua dipartita, comincia a rendersi conto che il tragico destino che attende l’amico sia inevitabile. Charlie decide quindi di stilare una classifica dei cinque momenti più belli della sua vita, mettendo in cima a essa la notte in cui ha conosciuto Claire sull’isola. In un estremo sacrificio, per salvare i suoi amici e la stessa Claire, Charlie avverte Desmond da dietro il vetro della stanza della stazione Specchio che quella che stava arrivando in loro soccorso non era la nave di Penny come credevano. L’immagine di Charlie sott’acqua che, poggiando il palmo della mano sul vetro che lo divide da Desmond, mostra la scritta Not Penny’s Boat, vale più di mille parole.
Dobbiamo tornare indietro
Nel finale della terza stagione, la serie stravolge ancora una volta le regole e le costanti narrative. Se i due episodi pilota di Lost sono tra i più belli di sempre, il cliffhanger della 3×22 lo è altrettanto per quanto concerne i finali di stagione. Per l’intero episodio viene fatto credere allo spettatore di star assistendo al solito flashback, che nello specifico racconta di un Jack alcolizzato, depresso e che ha anche tentato il suicidio. Nella sequenza finale della puntata, però, vediamo Jack incontrarsi con Kate. La cosa disorientò tutti, mentre la matassa si faceva sempre più ingarbugliata. Ma dopo aver ascoltato il dialogo tra i due, la risposta ai quesiti dello spettatore fu presto chiara: quello non era un flashback, ma un flashforward, ossia una scena che ci mostrava fatti successivi a quanto avvenuto sull’isola. Jack e Kate erano quindi riusciti a salvarsi, ma la cosa in qualche modo aveva sconvolto Jack, il quale era ossessionato dal tornare sull’isola per salvare chi è rimasto indietro. Jack che urla a Kate «We have to go back» chiude quella che è probabilmente una delle migliori puntante di Lost.