Il panorama dei mouse da gaming competitivi si è evoluto rapidamente negli ultimi anni, con un’attenzione particolare a peso ultraleggero, prestazioni elevate e design minimalista. Logitech, da tempo uno dei protagonisti di questo mercato, ci propone il suo nuovo G Pro X Superlight 2 Lightspeed, successore del già apprezzato G Pro X Superlight. Vale la pena investire in questo aggiornamento, soprattutto considerato il prezzo decisamente importante? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.
Design essenziale e peso piuma
La prima cosa che salta all’occhio è l’estrema leggerezza: 60 g che rendono il G Pro X Superlight 2 uno dei mouse più leggeri sul mercato. Il design richiama da vicino il predecessore, con linee morbide e un approccio sobrio che ben si adatta a vari tipi di presa, dalla claw alla fingertip, e persino la palm (se non avete mani troppo grandi). La finitura opaca e liscia può risultare un po’ scivolosa per alcuni, ma Logitech fornisce in dotazione dei grip adesivi per migliorare la presa. Un piccolo tocco di attenzione verso chi ama la stabilità e non vuole correre il rischio di vedere il mouse sfuggire di mano durante le sessioni più concitate.
Sul mouse troviamo 5 tasti (inclusi i due laterali a sinistra) e uno scroll privo di tilt. Il collegamento wireless si basa sul consolidato sistema Lightspeed, che garantisce stabilità e latenze bassissime, un aspetto cruciale in ambito competitivo. Manca invece il Bluetooth, un’assenza che sottolinea come il prodotto sia rivolto a un pubblico di gamer hardcore, più che a chi cerca un mouse “tuttofare”. Finalmente, la porta di ricarica abbandona la microUSB a favore di una USB-C, un dettaglio che semplifica la vita quotidiana in termini di cavi e caricabatterie. Il tutto è disponibile in diverse colorazioni, a dimostrazione di come Logitech non abbia trascurato il lato estetico.
Sensore ed autonomia
Il cuore del G Pro X Superlight 2 è il nuovo sensore Hero 2, con DPI massimi dichiarati di 32.000 (destinati a salire a 44.000 attraverso futuri aggiornamenti firmware, secondo Logitech). Il polling rate di base è di 1000 Hz, ma può essere portato a 2000 Hz con un semplice toggle nelle impostazioni, e potrebbero esserci ulteriori upgrade in arrivo. Nella pratica, la precisione di tracciamento è eccellente su quasi tutte le superfici, anche se i piedini in PTFE danno il meglio di sé su un mousepad di buona qualità. A prescindere da questi dettagli, la fluidità dei movimenti è notevole e, per la maggior parte dei giocatori competitivi, siamo di fronte a una soluzione di prim’ordine.
L’autonomia dichiarata è di circa 95 ore senza illuminazione. Nei test, con uso misto tra ufficio e gaming serale, il mouse ha superato tranquillamente la settimana prima di richiedere una ricarica. I gamer più accaniti potrebbero doverlo ricaricare intorno ai 5-7 giorni, un risultato comunque più che soddisfacente per un dispositivo così leggero e potente.
Prestazioni e software
Non appena lanciati titoli adrenalinici come CS:GO 2 o Doom Eternal, il G Pro X Superlight 2 Lightspeed mostra tutto il suo potenziale: movimenti rapidi, micro-regolazioni istantanee e precisione costante, favorita dall’assenza del cavo e dal peso piuma. Nei momenti più intensi, i clic rapidi e il tracking impeccabile fanno la differenza, consentendo di mantenere la mira con facilità. I nuovi Lightforce Switches, ibridi ottico-meccanici, offrono un feedback deciso sia in termini di suono sia di sensazione tattile. Se da un lato qualcuno potrebbe preferire un clic più silenzioso, è innegabile che questi switch siano efficaci in termini di reattività e rapidità d’attivazione.
Il mouse è gestito tramite Logitech G Hub, un software che permette di modificare profili DPI, mappature dei tasti e altre impostazioni avanzate. Non è però perfetto: può capitare che si verifichino crash o caricamenti lenti, ma una volta impostati i propri profili, le preferenze restano memorizzate direttamente sul mouse, riducendo la necessità di interagire col programma.