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Little Big Workshop – Recensione, la nostra fabbrica a portata di mano

Il – grande – giocattolo dei bambini. Non è il titolo del manga a noi più conosciuto come Rossana, bensì l’incipit di partenza del gestionale Little Big Workshop, che altro non si dimostrerà essere, un gioco di società da fare sopra un grande tavolo, condividendo lo spazio con grossi pennarelli, telefoni e utensileria varia. Progetti di questa natura sono una vera chicca per tutti gli appassionati che vogliono dal titolo in questione una sfida ben ponderata e stimolante nella gestione di qualche attività in particolare. Che sia un casinò o una squadra di calcio, l’obiettivo è salvare la pellaccia e arrivare a fine mese, garantendo lo stipendio a tutti i nostri operai e chiudere l’anno fiscale sempre in attivo. Sì perché in Little Big Workshop, come facilmente indica il titolo, saremo a capo di una – iniziale – piccola fabbrica, con lo scopo di creare e vendere oggetti al mercato che conta e prendersi carico della sua diretta crescita ed espansione.

Olio di gomito

Il tutorial iniziale sarà di fondamentale importanza, visto che le meccaniche di questo particolare gestionale saranno assai complesse e riassumere la routine che porta dallo studio di un oggetto, alla creazione e alla vendita sarà utile nella comprensione di una buona parte dei nostri compiti di manager. A meno di aver ricevuto un ordine da un cliente principale, dovremmo recarci nella schermata dei trend del mercato, dove potremmo monitorare le curve di richiesta dei diversi oggetti, motivo per cui sarà necessario costruire una partita di sedie quando queste vivranno il maggior momento di richiesta ad un costo di manodopera minore dello standard.

little big workshop recensione

Controllato e deciso l’oggetto di produzione, si passa agli ordini dei materiali e al controllo dei macchinari che serviranno nel ciclo produttivo. Inutile dire che se saremo privi di un determinato banco di lavoro, il progetto si bloccherà e dovremo mettere mani al portafogli per evolvere la nostra fabbrica.

Quando tutto è pronto, inizierà quindi il ciclo produttivo. Essenzialmente, in questa fase non dovremmo far altro che attendere che i nostri piccoli operai seguano tutte le indicazioni per portare a termine la produzione, tutto questo adoperando ogni tanto un piccolo controllo sulle macchine per evitare esplosioni improvvise e tenere sempre alto l’umore dei nostri operai, che oltre ad avere turni di lavoro H24 (questo gioco non piacerebbe a nessun sindacato), se non abbastanza riposati, senza distributori di snack, acqua o caffè, crolleranno letteralmente a terra, diventando un’isola pedonale da evitare per tutti gli altri colleghi che si muoveranno nella stanza di lavoro. Lo svenimento è un malus di una manciata di minuti, il tempo di riprendersi dallo sforzo per poi ritornare subito a lavoro, diminuendo conseguenzialmente le proprie prestazioni.

Creato il lotto di produzione e trovato il posto dove parcheggiare momentaneamente le creazioni, si chiama il camion che si adopererà di caricare le diverse pedane e pagarci anticipatamente il carico. Nella sua maggiore forma di espressione, Little Big Workshop offre questo e nulla più; anzi, molto altro di più, il giusto per renderlo uno dei gestionali più intriganti sul mercato, seppur con una formula ludica davvero ostica. Se insomma non non si è avvezzi con il genere, difficilmente l’opera saprà regalare qualche soddisfazione, mentre per tutti gli appassionati promette pane per i proprio denti.

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Far quadrare i conti

Si parlava dunque di difficoltà. Ebbene sì, l’aspetto che getta una costante ombra sul progetto è l’eccessiva minuziosità di alcuni dettagli che porteranno inevitabilmente al game over, motivo cardine per cui questa recensione è arrivata in ritardo, dato che difficilmente sono riuscito a mantenere attiva la mia azienda per più di tre mesi di gioco senza cadere in qualche tranello, decretandone la chiusura prematura. In ordine sparso, alcune delle motivazioni che porteranno all’inevitabile bancarotta della nostra fabbrica potranno essere: conti in rosso, stipendi non pagati o eccessivo sfruttamento dei dipendenti, invasione di animali, invasione di funghi e muffe, incendi, clienti scontenti e ordini non rispettati.

Il sistema di crescita a livelli della nostra fabbrica è ben ottimizzato quanto tedioso: creare e vendere oggetti ci donerà denaro e importante esperienza per potenziare macchinari e fare corsi di aggiornamento ai nostri operai. Di contro, quando accetteremo ordini da clienti specifici (che risultano essere le vere main quest del titolo, se proprio vogliamo catalogare le produzioni per importanza), se non saremmo capaci di soddisfare i requisiti di consegna, questi ci metteranno in cattiva luce nella giungla del mercato, aumentando i costi di produzione e rendendoci difficile la possibilità di eseguire lavori su commissioni – più remunerativi, ma anche più difficili da organizzare -. Come se non bastasse, ogni ora e giorno che passerà inciderà sulle nostre spese dato che avremo costanti uscite (stipendi, bollette e servizi vari). Il non raggiungimento di requisiti di consegna ci farà perdere solo denaro senza poter ricavare neanche un centesimo.

La partita può prematuramente finire nel momento esatto in cui, in assenza di soldi e già indebitati, nessuno ci farà credito per poter iniziare la creazione neanche di una singola sedia. Unica soluzione, la vendita a tappeto, assieme al totale licenziamento del personale. In extremis, infatti, possiamo cercare di ripartire dal basso, vendendo tutto e lasciare solo un operaio; recupereremo terreno, ma saremo inevitabilmente tornati dietro e sarà difficile in queste condizioni prolungare la partita.

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La legge del mercato

Per rendere il pacchetto ancor più squisitamente ricco e sfaccettato, ogni oggetto nel momento della creazione di un piano di produzione dovrà rispondere ad un determinato numero di requisiti, quali la robustezza di un dato materiale o meglio, una giusta combinazione cromatica per dare più vista e stile anche al più semplice tavolo creato.

Questo inciderà sul prezzo di vendita e nel caso di richieste dirette, anche per l’affiatamento che avremo con ogni cliente. Ad ogni ordine effettuato, aumenteremo il legame con i diversi clienti che porteranno grandi vantaggi per l’azienda e diretti dipendenti. Tutta questa meticolosità nella cura del dettaglio rende da una parte Little Big Workshop un titolo perfetto per chiunque sia appassionato di gestionali, mentre purtroppo sarà davvero inaccessibile per il casual gamer in cerca di un livello di sfida generalmente abbordabile.

Sin da subito, tolto il meticoloso tutorial, si verrà lasciati direttamente soli, con la stretta necessità di provare con mano tutte le diverse opzioni, rischiando al minimo click di cadere subito in bancarotta e finendo così innanzi  a un inevitabile game over.

Little Big Workshop

8

Little Big Workshop è un titolo dalla doppia anima: è indubbiamente uno dei migliori gestionali che potreste trovare sulla piazza, ottimizzato al meglio e pronto per presentare un livello di sfida che metterà in moto tutte le nostre abilità da grande manager. Di contro, proprio tutte queste lodi trasformano il gioco in un titolo non adatto a tutti, e questo a causa di una curva della difficoltà che allontanerà di netto tutti i casual gamer in cerca di una sfida generalmente abbordabile.

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