Negli ultimi mesi varie case di produzione hanno annunciato la futura uscita di serie TV tratte da opere letterarie: Amazon Studios ha in lavorazione La Ruota del Tempo, tratta dai romanzi di Robert Jordan, e Il Signore degli Anelli, dalla celebre opera di Tolkien, che vedrà la luce nel 2021 (e non sarà un remake della saga cinematografica); Netflix si sta invece cimentando nella rielaborazione dei romanzi di Andrzej Sapkowski, dando vita al mondo di The Witcher, già trasposto brillantemente come videogame. Non si tratta certo di casi isolati. Basti pensare al successo di Game of Thrones – Il Trono di Spade, serie che non ha bisogno di presentazioni tratta dai romanzi di George R.R. Martin, Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Ancora, probabilmente avrete sentito parlare di Tredici, prodotto da Netflix e adattamento del romanzo di Jay Asher.
Non è una novità
Questi sono solo alcuni esempi recenti, ma il connubio libri – serie TV esiste da tanto tempo (Dexter, Sex and the City, House of Cards, Gossip Girl per citarne alcuni). È anche vero che, fino a poco tempo fa, la trasposizione cinematografica era la via prediletta per la reinterpretazione dei best seller letterari, la rivisitazione considerata più importante dal pubblico, la più attesa (anche qui, si pensi a Lo Hobbit, Il codice da Vinci, Harry Potter…); il telefilm, per le proprie intrinseche caratteristiche, ma anche per la minore importanza attribuita all’intrattenimento televisivo, era invece destinato a romanzi forse più di nicchia, sebbene celebri. Eppure le serie recentemente annunciate e sopra menzionate sono attese con impazienza dal pubblico e si basano su (indiscussi) successi editoriali: fra queste vi è Il Signore degli Anelli, dall’opera letteraria pilastro del fantasy da cui è stata già realizzata una saga cinematografica di indubbio successo. Perché allora una serie TV? Sta cambiando qualcosa?
Cinema e Serie TV: due mondi paralleli
Cinema e Serie TV sono sempre stati due mondi diversi e paralleli: in entrambi i casi si tratta di mettere in scena un’opera audiovisiva, ma con sostanziali differenze (almeno alle origini) negli scopi, nelle forme, nei contenuti e, naturalmente, nel mezzo di distribuzione. Le differenze qualitative, anche per ragioni di budget, sembravano insormontabili. Eppure dagli anni ‘90 abbiamo assistito a un rilancio dei telefilm, che da prodotto di medio – basso livello sono divenuti qualcosa di più (David Lynch docet). Attori e registi pluripremiati per i loro lavori sul grande schermo, si dedicano anche ai telefilm; il budget dedicato alla realizzazione di questi ultimi è sempre maggiore (si pensi ai 130 milioni di dollari spesi per l’ultima stagione di The Crown, circa 10 milioni a episodio). Si può affermare che le serie eguaglino, spesso, il cinema (provate a vedere Maniac, con Emma Stone e Jonah Hill, o anche The Handmaid’s Tale, giusto per citarne qualcuna recente). Per quanto tale affermazione possa risultare controversa, il successo di Netflix, Amazon Video e in generale il seguito sempre maggiore ottenuto dalle serie televisive parlano da soli.
La Serie TV come trasposizione delle opere letterarie
Forse l’innalzamento della qualità e il sempre maggiore interesse del pubblico per i telefilm hanno contribuito a incrementare la scelta del mezzo televisivo anche come trasposizione delle opere letterarie; ma non solo. Le serie TV presentano alcuni vantaggi rispetto al cinema in questo caso specifico, fra tutti, la durata: il film condensa la storia in un paio d’ore, mentre una serie TV è composta da più episodi che nel complesso raggiungono una durata maggiore. Ciò consente di avere più spazio per la caratterizzazione dei personaggi e in generale permette di effettuare meno tagli alla storia (per la gioia dei lettori – me compresa). Se pensiamo a serie come Il Trono di Spade, viene difficile immaginarla in versione cinematografica, data la lunghezza; anche provando a immaginare una trasposizione de La Ruota del Tempo e The Witcher, la serie TV sembra azzeccata, proprio in considerazione della mole di dettagli che si perderebbero ove si rielaborassero come film. Ad oggi, vedere i propri eroi passare dalla carta al piccolo schermo è entusiasmante quanto ammirarli sul grande schermo, forse anche di più.
Insomma, se mettiamo sullo stesso piano qualitativo cinema e serie TV, la scelta di queste ultime come trasposizione delle opere letterarie non delude; non si nega certo l’importanza di alcuni capolavori cinematografici tratti da noti libri (Shining, Fight Club, Il Signore degli Anelli…) ma si vuole solo evidenziare come il piccolo schermo non sia un’opzione di minore appeal e destinata a un pubblico ridotto.
I “telefilm” non sono più, ormai, un prodotto di serie B bensì una forma di intrattenimento che si è guadagnata una sua valenza artistica, un vasto pubblico, e può, a ben vedere, raccontare anche i libri.