Last Day of June Recensione

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 5 minuti

Dite la verità. Almeno una volta nella vita vi è capitato sui social, o semplicemente in un discorso tra amici, di incappare nel classico discorso riguardante “cosa rende un videogioco degno di essere chiamato tale”, oppure sul quale sia “la caratteristica più importante”. Trama? Gameplay? Grafica? E così via… Ovviamente, se il discorso è stato tirato abbastanza per le lunghe, vi sarete accorti che in assoluto non esiste una risposta oggettiva a tale quesito, perché mai come nell’ultimo ventennio la parola “videogioco” è stata accostata alla parola “esperienza”. Questa prefazione è importante perché Last Day of June, titolo sviluppato dagli italiani di Ovosonico, va ad porsi esattamente in quella categoria, quella che trasmuta l’esperienza di gioco in emozioni. In non più di 4 ore di gioco vivremo una storia dai toni decisamente commoventi e che, oltre a catturarci, ci faranno riflettere molto.

L’ultimo giorno di June

Questa particolare storia ci parla di Carl e di June, una coppia felicemente innamorata che abita in un piccolo villaggio di campagna. Essendo rimasta incinta, June vuole dare la felice notizia a Carl in un modo speciale, con tanto di pacco regalo! Eppure questa decisione si rivelerà sfortunatamente la tragica causa della sua morte e che costringerà Carl su una sedia a rotelle. Ogni altra informazione sulla trama, che come vi ricordiamo non è estremamente longeva, equivarrebbe a spoiler, ma vi possiamo dire che anche i personaggi secondari (e che potremo controllare) avranno un’importanza centrale ai fini del gameplay e della trama. Gran parte del gameplay si svolgerà nel far rivivere ricordi al nostro protagonista maschile in vari modi diversi. Il suo scopo sarà quello di impedire, proprio tramite questi ricordi, che la sua amata moglie venga a mancare e per far questo dovrà cambiare quelli che in passato sono stati gli eventi cardine che hanno portato all’avvenimento. Le fasi di gioco dunque si tramutano in un simil puzzle game, durante il quale dovremo risolvere enigmi per poter procedere e raccogliere 20 collezionabili che, tramite delle foto ci racconteranno la storia degli abitanti del villaggio. Per contro, il passato, la felicità e i momenti difficili vissuti dalla coppia protagonista saranno raccontati durante le fasi notturne tramite alcuni diorama sparsi per il paesino.

Last Day of JuneL’arte e le lacrime

Lì dove la difficoltà nel procedere non è elevatissima, la carica emotiva, la narrazione e le scelte stilistiche di ogni genere vanno ad arricchire Last Day of June in una maniera estrema. E’ infatti chiaro fin dai primi minuti di gioco che questo titolo sia votato ad intenerire e commuovere il giocatore, demolendo senza bisogno di neanche una parola (non sono presenti dialoghi, ne espressioni facciali, ma solamene dei “versi”). Questa particolarità non avrà peso, perché anche se i personaggi hanno dei solchi al posto degli occhi, saranno sempre chiari i loro stati d’animo, partendo dai loro movimenti ed azioni, fino ad arrivare alla palette di colori utilizzata per le ambientazioni che li circondano. Con l’alternarsi delle fasi di gioco, evolverà anche il sottofondo musicale, che come una mamma ci cullerà e terrà per la mano fino alla fine, facendoci sentire bene e male allo stesso tempo. Questa colonna sonora è curata a regola d’arte, così come i silenzi.

last day of juneAnche se non è l’eccellenza odierna sotto il piano tecnico ed è leggermente povero sotto l’etichetta “azioni” (e sia chiaro, non è un contro, essendo questa la volontà stessa dello studio), Last Day of June è un gioco che mi ha saputo stupire e che, al momento giusto, riesce a sacrificare la propria struttura stravolgendo tutto con degni, giganteschi, macroscopici colpi di scena. In questo loop (infinito?) di ricordi ed azioni, la mente del giocatore viaggia alla ricerca di possibilità, di ipotesi, di spiegazioni… dubbi che dopo la fine del gioco vi accompagneranno per lungo tempo, guardando voi stessi, senza rendervene conto, attraverso i grandi occhiali di Carl.

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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.