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Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk – Recensione del nuovo titolo di Nippon Ichi

Dopo essere entrato nella leggenda grazie alla saga di Disagea lo studio di Nippon Ichi torna alla ribalta proponendo un nuovo titolo originale. Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk era stato inizialmente rilasciato nel 2016 su PlayStation Vita e trasposto l’anno seguente su PlayStation 4. Fino a quest’anno il tutto era rimasto confinato in Giappone, ma grazie alla distribuzione di NIS America il pubblico occidentale ha potuto finalmente mettere mano al gioco nella sua versione finale. Una delle novità principali di questa uscita è che questa ha reso l’adattamento disponibile anche su Steam e Nintendo Switch. Lo studio avrà trovato una nuova perla nella sua miriade di pubblicazioni o questo risulterà come l’ennesimo prodotto fine a se stesso?

Tractatus de Monstrum

La storia narra le avventure di Dronya, la famigerata strega del crepuscolo e della sua giovane assistente Luca. Quando entrambe verranno convocate dal sindaco di Refrain per risolvere un agghiacciante mistero, queste non tarderanno a mettersi in viaggio alla volta dello sperduto villaggio per offrire i propri servigi. Secondo le voci, sembra che negli ultimi tempi un sinistro pozzo fosse apparso dal nulla, e che al suo interno si trovasse un labirinto risultato fatale a chiunque avesse tentato di esplorarlo. L’unica persona tornata in vita dall’esplorazione, ha lasciato dietro di sé un libro ora in possesso della nostra protagonista: il Tractatus de Monstrum. Si tratta di un tomo senziente e divoratore di anime, che grazie ai suoi poteri permette di creare e controllare pupazzi magici tramutandoli in guerrieri pronti alla battaglia. Mandando il nostro manipolo di pedine sacrificabili in avanscoperta, riusciremo di spedizione in spedizione ad avvicinarci sempre di più all’origine di tutti i mali.

Viaggio al centro del mondo

La prima cosa che ci ritroveremo a dover fare, è quella di assemblare la nostra personale congrega. Ogni singolo personaggio presente nella squadra, sarà pienamente personalizzabile, a partire dalla sua classe. Avremo a disposizione ben sei tipi di classi differenti tra cui scegliere:

  • Aster Knight – Un paladino specializzato negli attacchi fisici.
  • Shinobushi – Un assassino specializzato negli attacchi furtivi.
  • Theatrical Star – Un bardo specializzato nel supporto.
  • Marginal Maze – Un incantatore specializzato nell’utilizzo della magia.
  • Peer Fortress – Un cavaliere corazzato specializzato nella difesa.
  • Mad raptor – Un cecchino specializzato negli attacchi a distanza.

Ognuno di questi avrà dei classici valori, come quello degli Health Points per la vita e dei Donum Points per quanto riguarda l’utilizzo degli incantesimi. Inoltre, potremo strutturarli scegliendogli una natura che favorirà certe statistiche a scapito di altre. Durante la sua progressione sarà altrettanto importante il metodo di crescita assegnato. Con il Natural otterremo un avanzamento adeguato alla classe scelta. Tramite il Flat ne avremo uno più eterogeneo, mentre al contrario, con lo Sharp aumenteremo solo alcune caratteristiche in modo più smodato. Nella creazione è anche possibile scegliere l’inclinazione nel combattimento. Stance è la scelta base per non sbilanciare il rapporto, mentre Sun favorisce la difesa e Moon l’attacco. Una delle ultime peculiarità arrivati alla fine, è quella di poter scegliere un numero fortunato che inciderà sul fato della marionetta in modo del tutto fortuito e casuale. Una volta finita la creazione, saremo pronti per affrontare il dungeon.

Ogni missione si protrarrà fino a quando non ci riterremo soddisfatti dei progressi fatti nell’escursione o fino alla nostra eventuale morte. Tornando indietro faremo rapporto alla strega e potremo riparare gli arti dei nostri feriti. Collezionando abbastanza Mana potremo stipulare una delle caratteristiche Witch Petition per aiutarci nel proseguimento della nostra ricerca. Progredendo all’interno del labirinto ci avvicineremo sempre di più alla verità, scovando le pagine del nostro libro e capendo sempre più le dinamiche che hanno portato alla misteriosa apparizione.

Per Concludere

Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk è un buon prodotto per il genere al quale appartiene. Possiamo dire che nonostante l’interfaccia abbastanza classica del titolo, il resto risulti comunque parecchio anomalo di per sé. Tralasciando i dialoghi prolissi di cui risulta pregno, dobbiamo ammettere che all’interno della storia troveremo tematiche piuttosto mature e sostanzialmente differenti rispetto ad altri prodotti simili visti in precedenza. Nonostante questo però, la trama rimarrà piuttosto lineare e tediosa, senza troppi risvolti interessanti al suo interno.

L’esperienza di gioco in fin dei conti, è ben strutturata, fornendo un sistema di gioco ineccepibile. La ripetitività dei livelli e dei nemici stessi risulterà alquanto logorante a lungo andare, rendendo le varie partite non troppo entusiasmanti di per sé e bloccandoci in un circolo infinito e senza una visibile progressione. Fortunatamente i personaggi presenti disegnati da Takehito Harada sono tutti ben caratterizzati e si ritagliano perfettamente il loro spazio al suo interno (complice anche l’ottimo lavoro di doppiaggio). Come sempre però, il gioco sarà prettamente localizzato in lingua inglese, lasciando fuori dalla già carente nicchia di pubblico, una fetta di utenti. In sostanza parliamo di un titolo di cui consigliamo l’acquisto solo ed unicamente agli amanti dei dungeon crawler e dei giochi di ruolo nipponici.

Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk

5

Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk è un gioco dalle premesse interessanti, ma dalla realizzazione decisamente più scadente. Nonostante un sistema di gioco ben curato e funzionale la storia non decolla né fa affezionare il giocatore lasciandolo solo in un limbo di pura ripetitività.

Alberto "Allister" De Lorenzis
Nato e cresciuto nel panorama videoludico con e da mamma Sony. Nonostante la forte passione per il retrogaming, è sempre aggiornato sulle ultime novitá e pronto a condividerle con gli appassionati come lui.

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