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La Storia di Kojima Parte III – Il percorso verso Death Stranding

Siamo dunque arrivati alla terza e ultima parte del nostro speciale dedicato a Hideo Kojima, il director che più di tutti, nella storia del nostro medium, è riuscito a diventare una vera e propria superstar. Vi abbiamo parlato di lui partendo dall’era dei 32bit, passando inevitabilmente per l’iconica saga di Metal Gear Solid. Oggi, invece, vogliamo raccontarvi del suo più recente passato, quanto accaduto dopo la rottura definitiva con Konami e il nuovo percorso sotto l’ala protettiva di Sony, un publisher che ha sempre dato spazio alle sue menti creative lasciandole libere di sviluppare in totale autonomia.

Sicuramente dopo la chiusura dei rapporti con Konami, il nostro povero Kojima-San non ha passato un buon periodo. Come sua stessa dichiarazione il Director è diventato ufficialmente indipendente a dicembre 2015:

“Non avevo un ufficio, solo una piccola stanza. Non avevo staff, non avevo attrezzature, non avevo niente. Tutto ciò che avevo era il logo di Kojima Productions, un quaderno, una penna e il mio PC personale. Ho iniziato a lavorare all’idea del gioco mentre reclutavo staff, mentre cercavo la sede per i nostri uffici e l’engine per il nostro gioco. Avevo un sogno e delle conoscenze, e questo è tutto.”

Le condizione in cui tutto il suo studio era costretto a lavorare prima del licenziamento di massa non erano prettamente “normali”, almeno secondo alcune voci. Sembra infatti che la stessa Konami abbia remato contro Kojima, visto il lungo tempo di sviluppo che il creator si dovette prendere per il quinto capitolo della Metal Gear Solid Saga. Si parla di corrente staccata all’improvviso e tanto altro come orari di lavoro assurdi, ma di questo nulla è stato mai confermato in via ufficiosa.

Sicuramente il periodo in cui il creatore di Metal Gear si è trovato a vagare senza un lavoro deve essere stato davvero prosciugante, in un attimo il lavoro di una vita al quale aveva dedicato tutto se stesso gli era stato portato via, senza aver modo di poter far valere un minimo di giustizia. Per fortuna, però, Kojima non è una persona come tutte le altre, il suo genio, o meglio, il suo tocco non poteva sparire completamente dalla scena, e infatti non è stato necessario attendere poi molto prima che tutti quanti potessimo assistere al suo grande ritorno in pompa magna, una sorpresa che ha scosso fin dalle fondamenta tutto il settore.

Il grande ritorno

Siamo all’E3 2016, la solita conferenza Sony sta lanciando i suoi nuovi giochi quando ad un certo punto sul palco si presenta proprio il Game Designer nipponico. Neanche a dirlo, il suo ritorno è un’ovazione generale, e la celebre frase “I’m back” resterà per sempre nel cuore degli appassionati. A distanza di qualche mese Kojima rilascerà una dichiarazione, parlando delle sue paure nell’aprire uno studio di sviluppo e, soprattutto, di come la gente non abbia mai smesso di credere in lui.

“Sono passati tre anni e nove mesi che mi sono messo in proprio. All’epoca, avevo 53 anni. È un’età in cui si va in pensione, non è vero? Anche i miei familiari erano contrari all’idea [di me che aprivo un nuovo studio]. Ero un 53enne di mezza età, non avevo soldi o molto altro, ed ero solo io a dire che avrei fatto questo gioco open world. La ragione di questo è che non c’è stato un singolo game designer di fama mondiale che abbia avuto successo dopo essersi messo in proprio. Anche quando sono andato in banca, non potevo prendere in prestito denaro”, ha continuato. Dissero: “Sappiamo che sei famoso, ma non hai risultati concreti. Questo è il tipo di paese qual è il Giappone. Ma poi c’è stato un banchiere presso la più grande banca del Giappone che era un mio grande fan, e ho ottenuto il finanziamento. Il motivo per cui sono quello che sono ora è per i miei 30 anni trascorsi in Konami”, aggiunge. “Sono grato a Konami e non posso negare questo legame”.

Death Stranding

Hideo Kojima, purtroppo, nel corso degli anni si è portato appresso l’etichetta del “ritardatario”, come se sviluppare un videogame da zero di questi tempi sia una cosa facile. Nonostante questo, però, Death Stranding è diventato realtà dopo soli 3 anni di lavoro, con i giocatori che potranno mettere le mani sull’opera già tra qualche giorno. In questo lasso di tempo, il Director si è divertito con i fan, stuzzicandoli il giusto e rilasciando trailer su trailer di una bellezza unica. Lo stampo prettamente autoriale che avrà il titolo si può notare soprattutto dal filmato dedicato al lancio, e siamo sicuri che questa componente così personale di Kojima si noterà anche durante le 30 ore di campagna principale. Grazie a quest’opera per l’autore si chiude una parentesi importante, visto che si stacca da quanto fatto in passato ed è pronto a raccontare una nuova storia fatta di connessioni, apocalisse, dimensioni parallele e tanto altro. Un viaggio che porterà alla redenzione il protagonista Sam, un viaggio che rappresenta anche un po’ la redenzione di Kojima stesso, ora libero di “connettere” quanti più giocatori mediante le vicende da lui narrate.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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