La ragazza con il braccialetto è un film di Stéphane Demoustier del 2019, che viene però proposto in Italia al cinema a partire dal prossimo 19 agosto e che iniziamo a conoscere tramite questa recensione. Un film della durata di 96 minuti vincitore del Premio César per la Miglior Sceneggiatura non originale. Parliamo di un noir moderno che racconta la vicenda di Lise, una ragazza sospettata dell’omicidio della sua migliore amica. Lise è in attesa di giudizio da parte della Corte di Assise, ma nel frattempo è costretta, visto il titolo, a portare un braccialetto elettronico alla caviglia grazie al quale può essere tracciata dalle autorità in qualsiasi momento.
Il film si apre con una scena che poco ha a che fare con lo svolgimento vero e proprio. La famiglia di Lise, madre, padre e fratellino, passa momenti di relax al mare, ma due gendarmi si presentano e prelevano la ragazza, che, senza opporre resistenza, li segue. La scena si sposta poi di due anni in avanti nel tempo e vede lo svolgimento del processo di Lise, durante il quale il Pubblico Ministero ripercorre tutte le vicende che legano la protagonista e la ragazza uccisa nei giorni immediatamente precedenti all’omicidio. Lise è sostenuta dalla famiglia e dal suo avvocato, ma pian piano alcune di quelle che inizialmente erano certezze, iniziano a vacillare e mettono in dubbio la credibilità anche della più normale delle ragazze.
La ragazza con il braccialetto ed una storia non chiara
È difficile capire dove la storia voglia andare a parare, poiché gran parte del film si svolge all’interno di un’aula di tribunale. Non una grande, maestosa e vistosa aula, ma una normalissima, come chiunque degli spettatori può aver già visto in precedenza. Perché, sì, effettivamente il punto di forza della pellicola è quello della sua “normalità”. Nessuna grande pretesa scenografica e scenica, solo realtà. Facilitata da una notevole recitazione da parte di tutto il cast – fa piacere vedere anche quella di Chiara Mastroianni, che interpreta la madre della protagonista – e la vicenda risulta avvincente e coinvolgente, specie quando nella seconda metà della pellicola si arricchisce di particolari che rendono la storia di Lise più complessa. Dettagli che complicano la sua situazione e generano momenti di imbarazzo in aula, anche lunghi silenzi la cui interpretazione cambia la comprensione del film.
In tribunale con Lise
Il regista Stephane Demoustier, francese classe 1977 in attività cinematografica dal 2008, ha voluto raccontare un personaggio, quello di Lise, in modo che il pubblico possa giudicare da sé, a prescindere dal verdetto del tribunale, se tale personaggio rappresenti una buona amica, un’amante appassionata o semplicemente (purtroppo) un’assassina. Il difetto della narrazione, a parte la fase intermedia dal ritmo un po’ calante, è quello forse di non arrivare a un vero e proprio punto. Alla fine, questa ragazza, chi è davvero? Un difetto che potrebbe rivelarsi grande se si pensa che l’intero film pretende di reggersi su scene di tribunale. Perché questo tipo di immagini funzioni davvero, è richiesta una capacità di scrittura veramente fuori la norma. Capacità che in alcuni frangenti spicca notevolmente, ma che in altri riesce addirittura ad annoiare. Il confronto potrebbe non reggere alcuni esempi quali l’episodio 3×05 della serie Better Call Saul, ambientato interamente in un’aula di tribunale, così come diversi episodi di Le Regole del Delitto Perfetto, capaci tramite anche solo poche battute di avvocati o giudici, di rendere molto partecipe il pubblico.
Complessivamente come già accennato nella recensione, La ragazza con il braccialetto è un buon film, non originale, ma comunque interessante. Ricco di buone prove recitative da parte di Roschdy Zem, Melissa Guers, Anais Demoustier, buona sceneggiatura e messa in scena, con qualcosa da rivedere nel comparto sonoro, che possiede una colonna sonora di natura troppo episodica ed un mix discutibile, con dei salti di volume a volte inspiegabili.