Kingdom Come: Deliverance – Recensione

Patrizio Coccia
Di Patrizio Coccia Recensioni Lettura da 11 minuti
8
Kingdom Come: Deliverance
Molte volte nel mondo dei videogiochi siamo abituati a vivere avventure ambientate in un determinato periodo storico, solo che, per necessità, il tema affrontato spesso costringe a modificare il contesto di riferimento. Questo non è il caso di Kingdom Come: Deliverance però; poche volte abbiamo potuto vedere un titolo che riproduce fedelmente l’ambientazione medievale, più precisamente la Boemia del XV secolo. Il videogame è stato mostrato per la prima volta nel lontano gennaio del 2014 attirando fin da subito l’attenzione degli utenti, grazie a delle meccaniche GDR che strizzano l’occhio a titoli come Skyrim, unite a un contesto totalmente slegato dal comune scenario fantasy. Nel 2015 però qualcosa non stava funzionando, tanto che la casa di sviluppo rinviò il gioco a data da destinarsi: queste cose di solito preannunciano dei guai grossi, spesso anche la cancellazione di un prodotto. Fortunatamente non è stato il caso di Kingdom Come: Deliverance che, per la gioia di molti appassionati, ha visto finalmente la luce nel febbraio di quest’anno.

Kingdom Come: Deliverance

Dalle stalle alle stelle

Kingdom Come: Deliverance cerca subito di immedesimare l’utente, introducendolo in un mondo antico dove i sogni si fanno da parte a favore dei ceti sociali e delle linee di successione nobiliari. Vestirete i panni di Hanry, figlio del fabbro del villaggio di Skalica, e in una torrida giornata di primavera la vostra vita cambierà drasticamente. L’immersione in questo vasto e colorato mondo inizia gradualmente, a pari passo con la conoscenza dei comandi e delle varie meccaniche che costituiscono il gameplay dell’opera multimediale. Inizierete con lo svolgere dei semplici compiti di bottega dati dal padre di Hanry: andare a riscuotere i soldi, comprare del carbone per la fornace e altre semplici commissioni. Muoverete i primi passi, scoprirete il non brillante combat system e farete i conti con tanti altri piccoli dettagli che fanno di Kingdom Come: Deliverance uno dei giochi più realistici in circolazione. Nonostante Hanry sia un ragazzo molto composto nello svolgere i suoi doveri, è anche un giovane ragazzo scalmanato che, come sogno nel cassetto, ha quello di vivere una vita ricca di emozioni, diventare un soldato e partire per ogni sorta di avventura.

Il destino a volte però è beffardo, l’avventura tanto agognata da Hanry è alle porte, anche se non proprio come il ragazzo immagina. Proprio durante la sua normale routine quotidiana il ragazzo sta finalmente per diventare uomo. Come la storia narra Re Venceslao IV, figlio del più noto Carlo IV, siede come capo del Sacro Romano Impero. Purtroppo la sua condotta non è delle migliori: il popolo si schiera infatti dalla parte di suo fratello Sigismondo che, una volta spodestato il legittimo erede, decide di concentrare tutto il suo gigantesco esercito per sconfiggere anche gli ultimi vassalli fedeli a Venceslao IV. Il risultato è una guerra senza confine, che getta il paese nel caos e che mostra il lato più crudele della guerra. La violenza e la crudezza con cui sono narrati i fatti vi farà capire le condizioni di vita in un’epoca dove l’importante era sopravvivere. Le milizie di Sigismondo invadono il villaggio di Hanry, uccidendone di conseguenza i genitori. Il giovane riesce a mettersi in salvo, ma non dimenticherà mai il sangue, le fiamme e la vista della morte del padre e della madre. Kingdom Come: Deliverance narra una storia di vendetta, voglia di rivalsa e dell’ambizione nel cambiare le stelle di un destino già scritto.

Kingdom Come: Deliverance

Il destino di un cavaliere

Grazie a un sistema di progressione totalmente libero dalle classi tipiche dei GDR, riuscirete a immedesimarvi ancor di più nell’esperienza di gioco. Le vostre abilità si plasmeranno pian piano poiché ogni azione, sottotitoliamo OGNI azione, vi porterà a progredire in una determinata skill. Potrete dunque aumentare la parlantina come se foste un bardo, intimidire come un razziatore e così via. Insomma, la modalità con cui vivrete la vostra esperienza sarà plasmata dalle vostre stesse mani. Kingdom Come: Deliverance dunque è un gioco che dona un numero infinito di approcci e che si adatta alla perfezione a ogni tipo di utente. Le missioni principali e secondarie sono state sviluppate in modo tale che per raggiungere un determinato scopo, il giocatore abbia la possibilità di seguire diverse strade, così da poter dare varianti davvero impensabili e sorprendenti.

Una delle più grandi pecche del gioco è il sistema di combattimento: nonostante sia praticamente impossibile combattere nelle prime fasi di gioco, causa la scarsa attitudine alla guerra del protagonista, dopo che avrete migliorato le sue skill sarete sicuramente più agevolati, anche se i movimenti e le mosse saranno comunque legnose e poco pratiche. Tutte le statistiche di Hanry vengono date da un gruppo di fattori che non potete sottovalutare: il più importante è sicuramente l’equipaggiamento. Ogni volta che equipaggerete un oggetto al ragazzo, fino ad un massimo di 14 per quel che concerne solo il vestiario, andranno ad aumentare anche caratteristiche come la difesa o l’adattamento a un determinato tipo di attacco. Le battaglie, nonostante la pratica, saranno sempre molto ardue: combattere contro due o più nemici contemporaneamente potrà infatti rivelarsi un vero e proprio suicidio. Come per ogni cavaliere che si rispetti, la reputazione è tutto: nel videogame sarà presente un classico sistema di reputazione che si adatterà alla perfezione alle vostre relazioni sociali e, anche in questo caso, il vostro comportamento plasmerà gli avvenimenti futuri nel gioco.

Kingdom Come: Deliverance

Lo stile medievale che ci piace

Come la vita nel medioevo, anche le prime ore di Kingdom Come: Deliverance vi faranno sentire disorientati, a metà tra lo stupore e l’amarezza su certe scelte di design come, ad esempio, il borseggio o lo scassinamento. Purtroppo i difetti non si limitano a questi due aspetti appena citati: movimenti troppo lenti del personaggio, NPC legnosi, camminate poco eleganti, un’interfaccia davvero poco intuitiva e tanto altro, danno vita a problemi tecnici che, almeno all’inizio, possono indurvi ad abbandonare questo titolo. Il realismo tanto decantato perde completamente di efficacia se applicato alla fasi stealth, causa soprattutto un’intelligenza artificiale che si alterna tra il genio e il no sense, intervallando nemici con comportamenti bizzarri a killer spietati che non vi daranno respiro. Quanto detto incide anche sulla fauna che, spesso e poco volentieri, mostrerà i suoi limiti.

Questo ha però dei riscontri positivi, soprattutto se siete amanti del borseggio: potrete letteralmente rubare di tutto, garantendovi così un equipaggiamento di base ottimale fin dai primi momenti di gioco, almeno se saprete dove cercare. Le fasi iniziali saranno dunque costellate da tanti piccoli problemi, ostacolati da una narrazione continua che bloccherà il flusso del titolo. In tutto questo la storia fatica a ingranare, colpa anche dei continui glitch e della poca dinamicità del gameplay. Una volta però completata la fase di tutorial, si aprirà davanti ai vostri occhi un nuovo mondo ancora tutto da scoprire, che vi farà appassionare alla serie di sfortunati eventi che hanno colpito Hanry. Pian piano comincerete a esplorare la silenziosa campagna, a parlare con i contadini e a svolgere vari compiti in perfetto stile GDR. Le magagne tecniche passano improvvisamente in secondo piano e ogni azione che farete non sarà mai mossa dal caso, ma solo dalla vostra voglia di scoprire cose nuove.

Questione di tecnica

Kingdom Come: Deliverance, nonostante paesaggi e viste magnifiche, arranca parecchio dal punto di vista tecnico. Il motore grafico sfruttato da Warhorse Studios riesce a creare panorami stupendi, ma analizzandolo attentamente si possono notare un buon numero di cali di frame rate, texture non propriamente definite, bug e espressioni facciali di alcuni NPC completamente vuote. Tutto il contrario invece per quel che concerne i filmati, ben realizzati e, in generale, anni luce più avanti rispetto al gioco. Purtroppo questi continui problemi tecnici non rendono giustizia al titolo e all’intento degli sviluppatori di creare un mondo in cui l’utente possa sentire libero di plasmare la sua storia.

In conclusione possiamo dire che Kingdom Come: Deliverance è un’idea fantastica, sviluppata in maniera egregia ma che, arrivati al dunque, non riesce a brillare. La libertà lasciata al giocatore è unica e raramente si è visto un sistema di progressione che analizza ogni singola mossa del giocatore, purtroppo però questo non va di pari passo con la componente tecnica e con il sistema di combattimento. A tutto questo aggiungiamo alcune scelte di design che personalmente trovo alquanto discutibili come l’eccessiva lentezza con cui si rubano gli oggetti o un controllo davvero pessimo del cavallo. Forse rinunciare a un minimo di realismo a favore di una giocabilità più pratica sarebbe stata la soluzione migliore. Kingdom Come: Deliverance resta un titolo con una grande longevità, capace di donarvi ore e ore di divertimento, almeno se compreso a dovere. I giocatori di GDR più assidui hanno trovato pane per i loro denti, ma per quanto concerne l’utenza meno pratica del genere, l’approccio a questo titolo potrebbe risultare assai complesso.

Kingdom Come: Deliverance
8
Voto 8
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Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.