Jade Raymond: nascita e declino di una (sfortunata) dev

Con la chiusura dei suoi team interni, Google perde una figura di spicco come Jade Raymond. Ma di chi è "la colpa" in questa sconfitta?

Cristian Piantanida
Di Cristian Piantanida GL Originals Lettura da 9 minuti

Nel maggio del 2015, in un’intervista per Forbes, Jade Raymond affermava che “non si può avere un gioco ispirato senza un team ispirato“. Sei anni dopo, quelle parole risultano tristemente lungimiranti. É notizia di pochi giorni fa, infatti, che Google ha deciso di chiudere i suoi team di sviluppo interni, rinunciando così ad ogni velleità di lotta nel campo dello sviluppo videoludico. Nonostante, tuttavia, avesse nella propria scuderia uno dei cavalli vincenti. Jade Raymond, infatti, è da anni un nome di spicco nel settore dei videogiochi: ha collaborato con Sony, Ubisoft, Electronic Arts Visceral Games. Ma non solo. La sua firma è associata a brand come Assassin’s Creed e Splinter Cell, e per il suo lavoro ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Numeri e nomi sono dalla parte della Raymond, eppure ancora una volta, nonostante la sua forte ispirazione, il team con cui si è trovata a lavorare si è dimostrato “poco ispirato”. Quasi una sentenza per la povera Jade.

Come abbiamo detto, infatti, Jade Raymond ha un curriculum di tutto rispetto. Ad oggi, ha toccato tutti i settori di punta dell’industry, dallo sviluppo e la produzione fino alla dirigenza. Iniziando in Ubisoft, è arrivata a Google passando per EA. Eppure c’è sempre stato qualcosa che ha intaccato la sua carriera. La Raymond ha cambiato molto, e sempre per motivi diversi. La voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, problemi interni all’azienda, vette più alte che le si prospettavano davanti. Ma, ancora una volta, non è riuscita a trovare quella stabilità e quel successo che le premesse iniziali le avevano prospettato. Il caso di Google è solo l’ultimo in un percorso che ha visto Jade cambiare di continuo azienda e posizione lavorativa. Facciamo allora un piccolo excursus di questo suo percorso, tentando di segnare un confine tra sfortuna e decisioni sbagliate.

Jade Raymond

Una carriera scoppiettante

Il rapporto tra Google e la Raymond è durato poco più di un anno. Nell’ottobre del 2018 Jade aveva lasciato Electronic Arts e i Motive Studios di Montreal per un “progetto top-secret”, che nel marzo del 2019 si era tradotto prima nella vicepresidenza in Google, e poi nell’incarico di responsabile degli Stadia Games and Entertainment, uno studio che si poneva come obiettivo quello di creare contenuti esclusivi per il servizio in streaming di Stadia. Quello stesso servizio che, qualche giorno fa, ha visto l’annuncio della chiusura dei suoi team creativi, nonostante avesse assunto una delle sviluppatrici più in vista del settore. Una scelta che possiamo vedere come una doppia sconfitta da parte di Google: quella di un servizio che ha fallito uno scontro di mercato che, forze, aveva già perso in partenza, e quella di non aver creduto nel progetto e nell’idea di una persona che sulle idee vincenti ha costruito il proprio percorso.

Se infatti diciamo Jade Raymond, la prima cosa che ci viene in mente è Asassin’s Creed. La Raymond è stata infatti responsabile della creazione del primo capitolo della saga, una delle più longeve del panorama videoludico, con all’attivo 12 capitoli principali e ben 6 spin-off. Basterebbe questo ad identificarla senza dubbio come una mente brillante, con tutte le carte in regola per replicare l’esperienza anche per Google Stadia. Ma c’è molto di più. Nel curriculum di Jade ci sono anche The Sims, Watch Dogs e Splinter Cell, oltre a numerosi premi, come il Vanguard Award e il Pioneer Award per il “contributo all’industria come produttrice di giochi che sono considerati un punto di svolta nel settore“. Nel 2018, invece, è stata una dei dirigenti videoludici nominati nella lista di Variety dei 500 leader aziendali più influenti che danno forma all’industria dell’intrattenimento globale. A questo punto, sorge spontanea una domanda. Nel caso Stadia, dove si situa la linea tra una società – Google – che non è riuscita ad imporre il proprio progetto e a “sfruttare” la creatività di Jade? E dove la Raymond invece non è stata in grado di dare il proprio contributo, magari non riuscendo a tirare fuori quel coniglio dal cilindro che avrebbe aiutato il colosso americano a competere con Sony, Microsoft e Nintendo?

Jade Raymond

Jade Raymond contro Google: di chi è la colpa del fallimento di Stadia?

La Raymond ha iniziato come sviluppatrice, per poi passare dal lato del management. Se, da un certo punto di vista questo le ha permesso di osservare il settore videoludico da entrambi i suoi lati, il continuo passaggio da un’azienda all’altra, oltre che da un ruolo all’altro, le ha forse impedito di trovare una stabilità sicura, al prezzo di una crescita lavorativa sempre più promettente ma, come alla fine si è rivelata, incerta. Non siamo qui a dire che la carriera di Jade sia finita, anzi. Dopo aver lasciato Google ed essere così tornata su piazza siamo certi che, vista la sua grande esperienza e bravura, non ci metterà molto a trovare un nuovo studio di sviluppo che la accolga tra le sue fila. Eppure una scelta diversa, che l’avesse legata per un periodo più longevo ad un singolo brand, avrebbe potuto assicurarle la stabilità creativa che merita. I dieci anni passati in Ubisoft parlano chiaro, così come il suo lavoro.

E quindi torniamo a Google, e alla sua decisione di smettere con lo sviluppo di esclusive per Stadia. Con il passare del tempo, magari, questa si rivelerà una scelta vincente, ma, al momento, abbandonare la creatività per un guadagno sicuro è una decisone che non ci sentiamo di esaltare. Le motivazioni che hanno portato Stadia a non poter contare più su dei team interni sono innumerevoli. Nuove politiche aziendali, difficoltà ad inserirsi in un mercato già saturo, un progetto stesso nato al di fuori dei tempi correnti. Ma, d’altra parte, qualcuno potrebbe chiedersi se effettivamente la guida della Raymond in questo periodo, seppur breve, possa non aver dato i frutti che Google sperava. In fin dei conti però, non abbiamo avuto alcun modo di giudicare, visto che di esclusive di punta di Google che siano state in grado di inserirsi sul mercato, non ce ne sono state. Anzi, Stadia è tornata alle luci della ribalta, recentemente, solo per il flop di Cyberpunk 2077 sulle altre piattaforme .

Noi tuttavia, sentiamo di schierarci dalla parte di Jade. La creatività va sempre supportata, e in un settore in cui al giorno d’oggi è quasi impossibile emergere le esclusive sono fondamentali, a meno che non si possa offrire un ottimo servizio: Microsoft, al netto delle proprie IP, può contare sul Game Pass, Nintendo sui suoi storici personaggi e sulla portabilità, e Stadia sul cloud gaming. Quest’ultima al momento però non sta avendo esattamente il successo sperato, e se a tutto questo togliamo ogni speranza di esclusività, la situazione si prospetta ancora più difficile. La Raymond ha sicuramente davanti una carriera ancora lunga e ricca di soddisfazioni, ne siamo sicuri. Riguardo Stadia, invece, ci sentiamo di ribadire la citazione iniziale:

non si può avere un gioco ispirato senza un team ispirato“.

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Nato con il Gameboy in mano, spendo tutto quel che ho in roba Nerd: videogames, anime, manga, figure, mi intriga tutto ciò che proviene dal misterioso mondo del Sol Levante. Storico per passione, Nerd di professione, non vedo l'ora di raccontarvi ciò che mi appassiona!