Se c’è una cosa che sicuramente possiamo dire, è che gli artefatti che si trovano sui titoli dei film di Indiana Jones sono difficili da comprendere: per tutti magari è facile capire di cosa si tratta quando si parla de I Predatori dell’Arca Perduta, ma per chi non ha mai visto il film, quest’Arca Perduta, o il Quadrante del Destino, non sono facili da immaginare. L’Antico Cerchio non è da meno, ma mai titolo fu più azzeccato se pensiamo a quello che questo gioco, Indiana Jones e l’Antico Cerchio, è per il brand, per Xbox e per i videogiocatori, e ora ve lo spieghiamo meglio nella nostra recensione del gioco, che a tutti gli effetti è un’avventura di Indiana Jones da vivere in prima persona.
Un cerchio che si chiude
Partiamo dalle basi: Indiana Jones risale a molti anni fa, precisamente al 1981, quando Lara Croft non era nemmeno un pixel. Eppure, la nostra archeologa aveva dei tratti presi da Henry Jones Jr, e se pensiamo che tutto questo poi ci ha portato a Nathan Drake, che condivide con il nostro Indiana quel sarcasmo pungente, allora il gioco è fatto. Abbiamo anche parlato di come lo stesso Uncharted, nel tempo, ha fatto rinascere Tomb Raider con i suoi nuovi capitoli, e non potevamo chiudere questo antico cerchio se non proprio con Indiana Jones.
Il fardello di questo compito è arrivato nelle mani di MachineGames, che seppur non ha avuto tanta esperienza con giochi d’avventura di questo calibro, ha molta esperienza nel far combattere i nazisti, e questo si nota nel corso del gioco.
Tolto questo, c’è da dire che il team è riuscito a prendere una propria strada, fondamentale per non cadere nel tranello che, seppur con un risultato ottimo, aveva reso Tomb Raider un nuovo Uncharted, più che una rivisitazione del leggendario gioco PS1. Indiana Jones e l’Antico Cerchio è originale, ben strutturato, dotato di una serie di missioni secondarie e di alcune mappe aperte che non rovinano però le cutscene, costruite con una consapevolezza del brand davvero elevata, considerato che vi sembrerà di vedere una serie di avventure perdute del vostro archeologo preferito.
Tutto questo diventa quindi un insieme di esperienze che, oltre a rendere felici i fan di Indiana Jones per tutti i richiami ai film (anche se questo si frappone tra il primo e il secondo), rende il gioco un fantastico gioiello per Xbox – almeno per ora – e ora vi spieghiamo nel dettaglio il perché.
Un’avventura tra mito e pericolo
Ciò che Indiana Jones e l’Antico Cerchio racconta è un classico plotline alla Indiana Jones: un artefatto sembra essere preso di mira dai nazisti, e nonostante il dubbio se ci sia qualcosa di magico o meno, la sfida unita alla salvaguardia del mondo porta il nostro archeologo a dover esplorare il mondo per trovare la ragione dietro al dubbio.
Tutto l’intreccio viene raccontato in modo egregio, spingendo su classici temi che da sempre hanno colorato i film di Indiana Jones e del genere, senza però cadere nel cliché; o meglio, facendolo quando c’è la volontà di farlo, una cosa da non sottovalutare, che rende l’esperienza un’avventura da fiato sospeso. Se infatti gli scontri che avvengono sempre dopo aver recuperato un oggetto, o le minacce e i pericoli che poi vengono sventati da casualità potrebbero sembrare un qualcosa fuori fuoco, in realtà è quasi uno dei pilastri del genere e del brand, e per questo ci si sposa molto bene.
I personaggi che sono presenti in Indiana Jones e l’Antico Cerchio, a partire dai villain fino ai companion e i supporti, sono strutturati e caratterizzati, e la motion capture aiuta molto in questo. Ogni personaggio che incontreremo infatti saprà darci un’impressione precisa, e i due protagonisti, Indiana Jones e Gina Lombardi, rispettivamente interpretati da Troy Baker (che veste il volto di un Harrison Ford giovane) e Alessandra Mastronardi, sapranno creare il giusto mood sia che si tratti di una scena dialogata, necessaria spesso per fare il resoconto del mistero e portare avanti l’indagine, sia che si tratti di un combattimento.
Frusta, pugni e cervello: il mix perfetto
Tutto questo si tramuta, di conseguenza, in un gameplay caotico, ma in senso decisamente positivo: ogni fase di combattimento sarà spinta dal dover uscirne con meno danni possibili – e non ne serviranno tanti per morire – e alla fine vi troverete a dover usare ciò che trovate davanti, sia un manganello, un tubo o persino una padella sporca.
Meno organizzate le fasi stealth, dove effettivamente avere un compagno in piena vista non farà rimanere per troppo tempo calati nella parte; allo stesso tempo, poter allontanarsi da una zona allarmata per poi tornarci qualche minuto dopo essersi nascosto non rende molto bene il realismo che dovrebbe esserci in questo genere di scene. Eppure nulla di tutto questo intacca un’esperienza finale, che persino nel suo alternare prima e terza persona riesce, stranamente, in modo naturale.
Per il resto Indiana Jones potrà usare tutte le sue tipiche skill, dalla frusta (che spesso userete come rampino) ai suoi pugni e il suo ingegno, che diventando il vostro vi spingerà a cercare sulla mappa ogni possibile aiuto; a rendere il tutto più semplice, una serie di meccanismi che dopo le prime ore di gioco diventeranno naturali, anche se talvolta il puntatore potrebbe rendervi la vita un inferno.
In effetti tutto questo genere di azioni le avevamo già vissute nei recenti Wolfenstein, dove se lo shooting era principale, fasi più esplorative, backtracking e ricerca di collezionabili erano comunque presenti. Qui però diventa vitale: le maxi aree che esplorerete, diversificate in termini di biomi e rese in modo eccellente sia a schermo che in concetto, avranno molti segreti da scoprire, alcuni dei quali richiederanno di usare il cervello, e anche molto. Ecco allora che recuperare collezionabili vi porterà ad avere una valuta utile, esplorare vi potrebbe rivelare qualche segreto (con annessa cutscene curata allo stesso livello di qualità di quelle della trama principale), e attendere il giusto travestimento (ce ne saranno molti da poter usare, ovviamente, in modo facoltativo) vi potrebbe rendere la vita più facile. Insomma, abbiamo davanti un perfetto connubio tra enigmi, azione e suspense.
Abbiamo parlato di cervello, e non si può avere un Indiana Jones senza un mistero da risolvere: fortunatamente il gioco proporrà degli enigmi davvero interessanti, e non aspettatevi dozzine di aiuti e strisce gialle a indirizzarvi, talvolta dovrete arrovellarvi il cranio prima di riuscire a trovare il giusto approccio. Certo, state tranquilli, niente di assurdo, ma tra giochi di luce e combinazioni da scovare, andando avanti avrete da pensare.
Sebbene sappiamo cosa succederà a Indiana Jones negli anni successivi – ma plauso al modo in cui questa storia si incastra così bene nella continuity – potrete potenziare il personaggio con un sistema molto interessante: tra i collezionabili avrete modo di reperire dei libri (alcuni comprandoli, altri sbloccandoli, altri ancora trovandoli): questi vi daranno accesso, usando i punti che collezionerete fotografando dei reperti o scoprendo documenti e oggetti, a delle abilità passive e attive molto utili. Per esempio potrete aumentare la vitalità, per avere più HP sulla barra della vita, o la resistenza, per poter colpire più volte o parare meglio, o persino delle manovre con la frusta per poter disarmare o far cadere gli avversari.
Un’esperienza cinematografica
Per quanto riguarda il comparto tecnico, il gioco è eccezionalmente ottimizzato, anche se alcuni artefatti grafici, uniti a dei bug che forse potevano essere raffinati o rimossi, portano ogni tanto qualche piccola problematica che più che rovinare l’esperienza, la rende fastidiosa di tanto in tanto.
Per quanto riguarda invece il sonoro, è un triplo sì ad occhi chiusi: i colpi, anche un po’ per ricalcare quel tipico sonoro anni ’80, sono ben delineati, così come il resto dei rumori; la musica accompagna alcune scene in modo sublime, richiamando lo stile di John Williams ma allo stesso risultando originale; i doppiaggi, in italiano, sono di altissima qualità tanto quanto le interpretazioni originali, di fatto proponendo un pacchetto completo che ogni appassionato del genere vorrà godersi.